“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.” Antonio Gramsci
17 aprile 2014
Gabriel Garcìa Màrquez è vivo
LETTERA DI ADDIO di Gabriel García Márquez
Se per un istante Dio si dimenticherà che
sono una marionetta di stoffa e
mi regalerà un poco di vita, probabilmente non
direi tutto quello che penso,
ma in definitiva penserei tutto quello che dico.
Darei valore alle cose, non per quello che valgono,
ma per quello che significano.
Dormirei poco, sognerei di più,
capisco che per ogni minuto che chiudiamo gli
occhi, perdiamo sessanta secondi di luce.
Andrei avanti quando gli altri si fermano,
starei sveglio quando gli altri dormono,
ascolterei quando gli altri parlano e
come gusterei un buon gelato al cioccolato!!
Se Dio mi regalasse un poco di vita,
vestirei semplicemente,
mi sdraierei al sole lasciando scoperto non solamente
il mio corpo ma anche la mia anima.
Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei
il mio odio sul ghiaccio e
aspetterei che si sciogliesse al sole.
Dipingerei con un sogno di Van Gogh
sopra le stelle un poema di Benedetti
e una canzone di Serrat sarebbe la serenata
che offrirei alla luna.
Innaffierei con le mie lacrime le rose,
per sentire il dolore delle loro spine
e il carnoso bacio dei loro petali...
Dio mio, se io avessi un poco di vita...
Non lascerei passare un solo giorno
senza dire alle persone che amo,
che le amo.Convincerei tutti gli uomini e le donne
che sono i miei favoriti e
vivrei innamorato dell'amore.
Agli uomini proverei
quanto sbagliano al pensare
che smettono di innamorarsi
quando invecchiano, senza sapere
che invecchiano quando smettono di innamorarsi.
A un bambino gli darei le ali,
ma lascerei che imparasse a volare da solo.
Agli anziani insegnerei
che la morte non arriva con la vecchiaia
ma con la dimenticanza.
Tante cose ho imparato da voi, gli Uomini!
Ho imparato che tutto il mondo ama vivere
sulla cima della montagna,
senza sapere che la vera felicità
sta nel risalire la scarpata.
Ho imparato che
quando un neonato stringe con il suo piccolo pugno,
per la prima volta, il dito di suo padre,
lo tiene stretto per sempre.
Ho imparato che un uomo
ha il diritto di guardarne un altro
dall'alto al basso solamente
quando deve aiutarlo ad alzarsi.
Sono tante le cose
che ho potuto imparare da voi,
ma realmente,
non mi serviranno a molto,
perché quando mi metteranno
dentro quella valigia,
infelicemente starò morendo.
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Sembra che Gabriel García Márquez, alla notizia di questa pubblicazione posticcia, ha voluto smentire di esserne l'autore con parole di fuoco: "Mi sarei potuto uccidere dalla vergogna se qualcuno avesse creduto veramente che ero io colui che aveva scritto una cosa tanto ridicola". (Parole troppo forti, secondo me, perché il contenuto della lettera è meravigliosamente sublime. L.O.). L'autore della poesia è un comico, imitatore e ventriloquo, si chiama Johnny Welch e, a dispetto del nome, è messicano. Welch aveva scritto la poesia nel 1996 e l'aveva già pubblicata con il titolo:" Se io avessi vita", nel libro "Ciò che mi ha insegnato la vita". Welch giura di non essere stato lui a mettere la poesia in circolazione su internet e di non sapere chi abbia potuto farlo. Si è dichiarato d'accordo con García Márquez: "Rispetto la sua opinione, che è molto giusta. Io non sono uno scrittore, né ho studiato filosofia e letteratura, sono un essere umano che ha necessità di comunicare ciò che sente; non so se lo faccio bene o male, lo faccio con il cuore". La poesia era stata già letta pubblicamente alla televisione cilena e alla televisione messicana, per l'appunto accompagnando le esibizioni di una marionetta di pezza.
RispondiEliminaTi ringrazio tanto, Letizia, per la puntualizzazione
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