Questa mattina prendo da http://piazzamarineo.blogspot.it/
due brevi pezzi di Nuccio Benanti che illustrano bene due significativi momenti della settimana santa marinese che, sorprendentemente, rivivono ancora nella comunità marinese emigrata negli USA:
LA SCALA DI LI LAVUREDDI
Nel libro sacro dello zoroastrismo, Zarathustra proclama: «Chi semina il
grano edifica l’ordine». Il nome che i contadini di Marineo danno al campo di
frumento è lavuri. I lavureddi sono, quindi, piccoli campi di grano, di lavoro e di ordine.
Vengono realizzati per adornare la scalinata dell’Altare della reposizione
(comunemente detto del Santo Sepolcro), all’interno della Chiesa Madre di
Marineo.
Il frumento viene seminato dai devoti
nella stoppa umida e tenuto al buio per due settimane. Sono i confrati della
confraternita del Santissimo Sacramento ad allestire la caratteristica Scala
Illuminata addobbata con rami d’ulivo e fiori. Al centro della chiesa vengono
sistemati un centinaio di piatti germogliati portati dalle famiglie e dagli
alunni delle scuole. Attraverso una scala, gli angeli di Dio salgono e scendono
nel sogno biblico di Giacobbe. La scala dei lavureddi serve, quindi, a favorire
un contatto simbolico con l’aldilà, e a propiziare ritualmente l'innalzarsi
delle messi, trattandosi di una forma di pensiero per analogie.
Si tratta della tradizione legata alla Settimana Santa più ricca di simboli
ancestrali, che affonda le radici in tempi molto remoti, antecedenti alla
stessa venuta di Gesù.
Nell’antichità i devoti di Adone, all'approssimarsi
della primavera seminavano in contenitori di terracotta chicchi di grano, che
facevano germogliare in assenza di luce. Con queste nuove piantine ornavano,
nei giorni antecedenti l'equinozio di primavera, il sepolcro della loro
divinità, il giardino di Adone, propiziandone la resurrezione.
Nuccio Benanti
Nuccio Benanti
Nota: Le antiche tradizioni popolari, come i dialetti, hanno la caratteristica di
durare nel tempo e di conservarsi, con alcune naturali modifiche, anche in
contesti molto diversi. Così non può sorprendere, ad esempio, che nella
comunità marinese emigrata tra la fine dell’800 e i primi del 900 negli USA si continui
a parlare l’antico dialetto marinese e, come ci ha ricordato oggi lo stesso
Nuccio Benanti, si allestisca ancora la scala di li lavureddi.
fv
Ecco la scala di lavureddi realizzata quest'anno all'interno della
cappella della Società di San Ciro in Garfield (New Jersey).
Anche in America la costruzione coinvolge numerose famiglie che realizzano
i lavureddi, abbelliti con carta colorata e fiori, nel rispetto della
tradizione. I semi vengono messi a germogliare in prossimità della festa di San
Giuseppe e poi tenuti al buio fino alla Settimana Santa. Si tratta, come detto,
di gesti compiuti per riaffermare l’ordine sociale, naturale e cosmico. Nei
giorni che seguono la Pasqua, i lavureddi vengono presi nuovamente dai fedeli
che, per tradizione, li portano nelle case o nei luoghi di lavoro (a Marineo
nei campi di frumento). Segni per propiziare il buon raccolto. Nelle famiglie
americane che osservano ancora le tradizioni di Marineo si preparano anche “i
pupa cu l'ova”, dolci di Pasqua (a base di farina, uova e strutto)
antropomorfi, che racchiudono all’interno delle uova sode. Anche questo, un
gesto propiziatorio, di rinascita.
Nuccio Benanti
LA TROCCULA
La “troccula” è lo strumento sonoro che scandisce i tempi dei riti della
Settimana Santa a Marineo.
Usata, come intermezzo, nei canti della Passione del giovedì. Impiegata per
annunciare la processione del venerdì santo. Utilizzata nel corso delle
giornate di venerdì e sabato per “segnare” strade e piazze con il suo suono
metallico. Lo strumento marinese è realizzato con una tavola di legno duro,
preferibilmente olmo, dalla quale, attraverso un foro rettangolare, si ottiene
un manico per la presa del suonatore. Sui due lati della tavoletta vengono
applicate delle maniglie in ferro, ognuna delle quali, una volta scossa, deve
andare a battere, a destra e a sinistra del legno. Questo meccanismo ricorda
quello usato nella “porta con mezzaporta” della civiltà contadina, sulla quale,
appunto, veniva applicata una maniglia di ferro battente. Nel dialetto locale
“trucculiari” significa anche «bussare alla porta». Ma i suoni possono essere
anche interpretati come “lu scrùsciu di li catini” (il rumore delle catene)
legate ai piedi di Cristo, condannato a morte. Così, nell’immaginario
collettivo, le “troccule” (idiofono a percussione reciproca) percorrono le vie
del paese per bussare, per chiamare a raccolta uomini buoni e peccatori che
dormono, che sono distratti dal lavoro o da altre faccende, quindi insensibili
al dramma che sta per compiersi: "Tri bboti cci ha passatu, ddu Gèsu di
sta strata, chista è l'urtima chiamata, emulu a visitari".
Nuccio Benanti
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