17 aprile 2014

LAVUREDDI E TROCCULA NELLA SETTIMANA SANTA MARINESE 1 e 2





Questa mattina prendo  da  http://piazzamarineo.blogspot.it/ 
due brevi pezzi di Nuccio Benanti che illustrano bene due significativi momenti della settimana santa marinese che, sorprendentemente, rivivono ancora nella comunità marinese emigrata negli USA:

 
LA SCALA DI LI LAVUREDDI



Nel libro sacro dello zoroastrismo, Zarathustra proclama: «Chi semina il grano edifica l’ordine». Il nome che i contadini di Marineo danno al campo di frumento è lavuri. I lavureddi sono, quindi, piccoli campi di grano, di lavoro e di ordine. Vengono realizzati per adornare la scalinata dell’Altare della reposizione (comunemente detto del Santo Sepolcro), all’interno della Chiesa Madre di Marineo.

 Il frumento viene seminato dai devoti nella stoppa umida e tenuto al buio per due settimane. Sono i confrati della confraternita del Santissimo Sacramento ad allestire la caratteristica Scala Illuminata addobbata con rami d’ulivo e fiori. Al centro della chiesa vengono sistemati un centinaio di piatti germogliati portati dalle famiglie e dagli alunni delle scuole. Attraverso una scala, gli angeli di Dio salgono e scendono nel sogno biblico di Giacobbe. La scala dei lavureddi serve, quindi, a favorire un contatto simbolico con l’aldilà, e a propiziare ritualmente l'innalzarsi delle messi, trattandosi di una forma di pensiero per analogie.

Si tratta della tradizione legata alla Settimana Santa più ricca di simboli ancestrali, che affonda le radici in tempi molto remoti, antecedenti alla stessa venuta di Gesù.
 Nell’antichità i devoti di Adone, all'approssimarsi della primavera seminavano in contenitori di terracotta chicchi di grano, che facevano germogliare in assenza di luce. Con queste nuove piantine ornavano, nei giorni antecedenti l'equinozio di primavera, il sepolcro della loro divinità, il giardino di Adone, propiziandone la resurrezione.
Nuccio Benanti

Nota: Le antiche tradizioni popolari, come i dialetti, hanno la caratteristica di durare nel tempo e di conservarsi, con alcune naturali modifiche, anche in contesti molto diversi. Così non può sorprendere, ad esempio, che nella comunità marinese emigrata tra la fine dell’800 e i primi del 900 negli USA si continui a parlare l’antico dialetto marinese e, come ci ha ricordato oggi lo stesso Nuccio Benanti,  si allestisca  ancora la scala di li lavureddi.
 fv



                         Ecco la  scala di lavureddi realizzata quest'anno all'interno della cappella                   della Società di San Ciro in Garfield (New Jersey).

Anche in America la costruzione coinvolge numerose famiglie che realizzano i lavureddi, abbelliti con carta colorata e fiori, nel rispetto della tradizione. I semi vengono messi a germogliare in prossimità della festa di San Giuseppe e poi tenuti al buio fino alla Settimana Santa. Si tratta, come detto, di gesti compiuti per riaffermare l’ordine sociale, naturale e cosmico. Nei giorni che seguono la Pasqua, i lavureddi vengono presi nuovamente dai fedeli che, per tradizione, li portano nelle case o nei luoghi di lavoro (a Marineo nei campi di frumento). Segni per propiziare il buon raccolto. Nelle famiglie americane che osservano ancora le tradizioni di Marineo si preparano anche “i pupa cu l'ova”, dolci di Pasqua (a base di farina, uova e strutto) antropomorfi, che racchiudono all’interno delle uova sode. Anche questo, un gesto propiziatorio, di rinascita.

Nuccio Benanti



 

 LA  TROCCULA


La “troccula” è lo strumento sonoro che scandisce i tempi dei riti della Settimana Santa a Marineo.

Usata, come intermezzo, nei canti della Passione del giovedì. Impiegata per annunciare la processione del venerdì santo. Utilizzata nel corso delle giornate di venerdì e sabato per “segnare” strade e piazze con il suo suono metallico. Lo strumento marinese è realizzato con una tavola di legno duro, preferibilmente olmo, dalla quale, attraverso un foro rettangolare, si ottiene un manico per la presa del suonatore. Sui due lati della tavoletta vengono applicate delle maniglie in ferro, ognuna delle quali, una volta scossa, deve andare a battere, a destra e a sinistra del legno. Questo meccanismo ricorda quello usato nella “porta con mezzaporta” della civiltà contadina, sulla quale, appunto, veniva applicata una maniglia di ferro battente. Nel dialetto locale “trucculiari” significa anche «bussare alla porta». Ma i suoni possono essere anche interpretati come “lu scrùsciu di li catini” (il rumore delle catene) legate ai piedi di Cristo, condannato a morte. Così, nell’immaginario collettivo, le “troccule” (idiofono a percussione reciproca) percorrono le vie del paese per bussare, per chiamare a raccolta uomini buoni e peccatori che dormono, che sono distratti dal lavoro o da altre faccende, quindi insensibili al dramma che sta per compiersi: "Tri bboti cci ha passatu, ddu Gèsu di sta strata, chista è l'urtima chiamata, emulu a visitari".

Nuccio Benanti

Nessun commento:

Posta un commento