Diceva e scriveva uno dei nostri maestri : CHI TACE E' COMPLICE.
Noi oggi non ci facciamo più illusioni. Su quelle che sono state chiamate stragi di stato - da Portella a Moro, da Piazza Fontana a Falcone e Borsellino - non si saprà mai la verità. Se c'era qualcosa, sicuramente da tempo è stato fatto
sparire. Come sempre voleranno gli stracci.
Saranno
migliaia e migliaia di pagine. Ma non è detto che saranno
utili per rintracciare verità per anni rimaste
inafferrabili. Alla fine potrebbero contenere materiale più
utile alle ricerche degli storici che a chiarire alcuni
misteri italiani. «Chi va in cerca di scoop o di notizie
eclatanti potrebbe restare deluso, ma certamente i
documenti che verranno declassificati daranno un
contribuito di conoscenza non indifferente su tante pagine
della nostra storia recente», dicono nel governo.
Già oggi o
domani, o al più tardi entro la fine della settimana,
Matteo Renzi firmerà una direttiva che autorizza i
ministeri competenti (soprattutto Esteri, Interni e
Difesa), nonché i principali servizi di intelligence, a
girare all’Archivio di Stato, dunque a rendere pubblici,
migliaia di documenti legati ai principali fatti di sangue
della storia italiana. Documenti rimasti finora
classificati, dunque riservati, e che tali sarebbero
rimasti in base ad una normativa che rimanda alle calende
greche, in alcuni casi cinque o sei decenni, la
pubblicazione.
La decisione è stata presa la settimana scorsa dal comitato per la sicurezza nazionale, su suggerimento del direttore dei servizi segreti, Giampiero Massolo e del sottosegretario Marco Minniti. Riguarderà le principali vicende di cronaca nera della storia della Repubblica, la strage di Piazza Fontana (1969), la strage del treno Italicus e quella di Piazza della Loggia a Brescia (1974), quelle di Ustica e della stazione di Bologna (1980). Resteranno probabilmente escluse le vicende che rientrano nella controversa relazione fra Stato e crimine organizzato, sulla quale esistono procedimenti ancora aperti.
Ministeri e servizi segreti faranno però una «scrematura» degli atti che verranno declassificati: alcuni, quelli che coinvolgono persone ancora vive, fonti o confidenti dello Stato la cui vita potrebbe essere messa in pericolo da alcune rivelazioni, verranno coperti da omissis.
L’annuncio di Renzi, però, convince solo in parte Paolo Bolognesi, deputato del Pd e presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna: per «illuminare tutte le zone grigie» non basta togliere il segreto di Stato ma bisogna anche «aprire tutti gli archivi militari, dei Carabinieri e della Farnesina».
Daria
Bonfietti, presidente dell’associazione familiari delle
vittime di Ustica, ridimensiona la portata dell’operazione:
«Credo che sia uno slogan vecchio. Per la maggior parte
delle stragi delle quali parliamo non sono stati mai
apposti segreti di Stato».
Una posizione che condivide Felice Casson, magistrato, parlamentare del Pd e segretario del Copasir: «Non c’è nessun segreto di stato sulle stragi. Ma ci sono ancora una serie di atti che possono riguardare polizia o carabinieri che, se pubblici, possono contribuire a fare luce su fatti del passato». Sulle stragi classiche, prosegue Casson, non esiste alcun segreto opposto alla magistratura. Piuttosto «ci sono atti che devono essere desecretati». E visto che si tratta di atti dei servizi solo il governo può farlo.
Il Corriere della Sera –
22 aprile 2014
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