19 aprile 2014

LEGGERE E PENSARE A COME CAMBIARE IL MONDO







«C’è bisogno di un’altra visione politica e culturale»

  
«La nostra gene­ra­zione, la mia, è cre­sciuta lot­tando per tutto quello che poteva otte­nere, quindi i gio­vani hanno biso­gno di tempo per capire che devono lot­tare e ci sono tre con­di­zioni basi­lari per que­sto: leg­gere, pen­sare e discu­tere la realtà. Que­sto è l’unico modo per affron­tare la realtà».
 
                           Petros Mar­ka­ris   



Grecia. Lo scrittore greco Petros Markaris: «Piangere sulla ricchezza passata è inutile, bisogna riabituarsi a lottare». «A pen­sarci bene, quello che ci ha rovi­nati è un ascen­sore troppo rapido». È così che la tra­iet­to­ria sociale della Gre­cia è rias­sunta dal pro­ta­go­ni­sta della for­tu­nata serie noir di Petros Mar­ka­ris, in Resa dei conti. La nuova inda­gine del com­mis­sa­rio Cha­ri­tos (Bom­piani, 2012), l’ultimo libro uscito in Ita­lia. Le vite segnate dalla crisi e le pic­cole stra­te­gie di resi­stenza sono molto più che lo sfondo per il mistero del delitto rac­con­tato da Mar­ka­ris. Sono al cen­tro di una nar­ra­zione corale che risco­pre legami fami­liari e soli­da­rietà sociali, fa i conti con l’etica e con gli effetti del suo smar­ri­mento da parte della poli­tica. Un’intervista tele­fo­nica con lo scrit­tore greco ha aperto il corso “Nar­ra­tori d’Europa: volti e luo­ghi dalla crisi”, orga­niz­zato dall’Istituto regio­nale studi euro­pei (Irse) del Friuli Vene­zia Giu­lia. Ne ripren­diamo qual­che estratto.

Kate­rina e Adriana, le pro­ta­go­ni­ste fem­mi­nili del suo ultimo romanzo, sono sim­boli della rela­zione com­plessa tra gio­vani e adulti e dei loro dif­fe­renti modi di agire. In que­sto par­ti­co­lare momento della nostra vita, come si strut­tura que­sta rela­zione complessa?

Comin­ciamo a par­lare del pas­sato. Uno dei pro­blemi che abbiamo dovuto affron­tare con la crisi è quello di come abbiamo cre­sciuto i nostri figli, i gio­vani. Uno dei modi in cui lo abbiamo fatto è stato quello di lasciar­gli cre­dere che la madre Europa avrebbe gua­rito tutto, e ora che ci ren­diamo conto che non è così i gio­vani si sen­tono per­duti. Oggi i gio­vani non sono pre­pa­rati ad affron­tare i tempi duri, e il pro­blema è simile in Spa­gna, Gre­cia, Ita­lia. La nostra gene­ra­zione, la mia, è cre­sciuta lot­tando per tutto quello che poteva otte­nere, quindi i gio­vani hanno biso­gno di tempo per capire che devono lot­tare e ci sono tre con­di­zioni basi­lari per que­sto: leg­gere, pen­sare e discu­tere la realtà. Que­sto è l’unico modo per affron­tare la realtà.

È pos­si­bile tra­sfor­mare la crisi in oppor­tu­nità di cambiamento?

Penso di sì. È quello che è suc­cesso ai due pro­ta­go­ni­sti del mio libro, Zisis e Cha­ri­tos, due per­sone pro­ve­nienti da mondi molto distanti ma che tro­vano il modo di con­net­tere le loro dif­fe­renti per­so­na­lità. Anche io sono cre­sciuto in una fami­glia con dif­fi­coltà eco­no­mi­che, io stesso ne ho avute molte. Mia madre era una casa­linga, è stata lei a tenere la fami­glia unita, ha sem­pre tro­vato una solu­zione, un po’ come, nel libro, la figura di Adriana. Tutte que­ste per­sone tro­vano alla fine il modo per soprav­vi­vere, ma tro­vare il modo di soprav­vi­vere più che una que­stione eco­no­mica è un fatto soprat­tutto cul­tu­rale, di valori. Pian­gere sulla pas­sata ric­chezza, che per la Gre­cia è stata più che altro vir­tuale, non è una solu­zione. La solu­zione pos­si­bile è tro­vare una ride­fi­ni­zione del nostro punto di vista sulla vita. Solo in que­sto modo potremo uscire dalla crisi più forti.

Siamo alla vigi­lia delle ele­zioni euro­pee e nes­suno in Ita­lia ne parla seria­mente. Noi pen­siamo che pos­sano essere un’opportunità per chie­dere a noi stessi quale Europa vogliamo, quale vita, quale wel­fare. Lei cosa ne pensa?

Que­sta è una domanda che mi rende molto tri­ste e le spiego il per­ché. Credo che le pros­sime elezioni euro­pee saranno un espe­rienza molto nega­tiva per gli euro­pei. Siamo con­vinti che il Sud Europa sia la parte che ha pro­blemi ma se osser­viamo bene vediamo che i pro­blemi riguar­dano gli estremi, l’estrema destra in par­ti­co­lare. È que­sto il prezzo che stiamo pagando per avere ridotto l’Europa a eco­no­mia. Voi avete citato Spi­nelli e Dah­ren­dorf, io voglio citare Jean Mon­net che prima di morire disse: «Ho fatto un errore, se dovessi rifare l’Europa dall’inizio pun­te­rei su poli­tica e cul­tura». È vero, ma pur­troppo è arri­vato tardi. L’Europa ha biso­gno di un’altra visione, noi ne abbiamo biso­gno, non pos­siamo sem­pre dire sarà peg­gio. Abbiamo biso­gno di una visione poli­tica e cul­tu­rale diversa altri­menti diven­te­remo dei mostri.




Il manifesto, 18 aprile 2014 






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