14 aprile 2014

M. HERNANDEZ: AI RACCOGLITORI DI OLIVE






Sono particolarmente lieto questa  mattina di riproporre un canto di Miguel Hernandez (1910-1942) - il giovane  poeta spagnolo fatto marcire in galera dal regime fascista di Franco e morto di tubercolosi a soli 31 anni - nel suo testo originale e in una inedita traduzione italiana fatta da Elsa Guggino che ci permette di gustare fino in fondo la forza e la musicalità  dell'originale.


Aceituneros

Andaluces de Jaén,
aceituneros altivos,
decidme en el alma: ¿quién,
quién levantó los olivos? 
 
No los levantó la nada,
ni el dinero, ni el señor,
sino la tierra callada,
el trabajo y el sudor. 
 
Unidos al agua pura
y a los planetas unidos,
los tres dieron la hermosura
de los troncos retorcidos. 
 
Levántate, olivo cano,
dijeron al pie del viento.
Y el olivo alzó una mano
poderosa de cimiento. 
 
Andaluces de Jaén,
aceituneros altivos,
decidme en el alma: ¿quién
amamantó los olivos? 
 
Vuestra sangre, vuestra vida,
no la del explotador
que se enriqueció en la herida
generosa del sudor. 
 
No la del terrateniente
que os sepultó en la pobreza,
que os pisoteó la frente,
que os redujo la cabeza. 
 
Árboles que vuestro afán
consagró al centro del día
eran principio de un pan
que sólo el otro comía. 
 
¡Cuántos siglos de aceituna,
los pies y las manos presos,
sol a sol y luna a luna,
pesan sobre vuestros huesos! 
 
Andaluces de Jaén,
aceituneros altivos,
pregunta mi alma: ¿de quién,
de quién son estos olivos? 
 
Jaén, levántate brava
sobre tus piedras lunares,
no vayas a ser esclava
con todos tus olivares. 
 
Dentro de la claridad
del aceite y sus aromas,
indican tu libertad
la libertad de tus lomas.






RACCOGLITORI DI OLIVE
 
Andalusi di Jaén,
olivari di lignaggio,
ditemi di tutto cuore:
chi, chi mai innalzò gli ulivi?

Non fu il nulla ad innalzarli,
né il denaro, né il padrone,
ma la tua terra silenziosa,
il lavoro ed il sudore.

Mescolati all’acqua pura
e in congiunzione ai pianeti,
diedero i tre la bellezza
di quei tronchi tutti attorti.

Alzati, olivo canuto,
dissero alle ali del vento.
E l’ulivo alzò una mano
da radici poderose.

Andalusi di Jaén,
olivari di lignaggio,
ditemi di tutto cuore:
chi, chi mai allattò gli ulivi?

Sangue vostro e vita vostra,
e non di uno sfruttatore
fatto ricco dalla piaga
generosa del sudore.

Non quella del possidente
che poveri vi ha sepolto,
che vi calpestò la fronte,
che la testa vi piegò.

Da alberi che il vostro affanno
consacrò al centro del giorno
ha avuto origine un pane
che solo un altro ha mangiato.

Di raccolte quanti secoli,
piedi e mani prigionieri,
sole a sole e luna a luna,
pesano sulle vostra ossa!

Andalusi di Jaén,
olivari di lignaggio,
di chi, la mia anima chiede,
di chi sono questi ulivi?

Jaén, sorgi valorosa
sulle tue pietre lunari,
non consegnarti da schiava
con tutti i tuoi olivari.

Nell’aura di chiarità
dell’olio e dei suoi aromi,
mostra la tua libertà
la libertà dei tuoi colli.

Traduzione di Elsa Guggino



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