14 aprile 2014

L' OMINI di NINO DE VITA


        
De Vita 

 Sul sito http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/ è apparsa questa mattina questa recensione del poeta di Marsala che ripropongo:

 “Òmini”
 di Manuel Cohen

Sebbene non scriva versi per canzoni e non coltivi particolarmente la musicalità e la rima, un appartato, immaginiamo anche per scelta personale, come un Roversi del Mezzogiorno, lontano dai riti dell’editoria, eppure vitale autore che in questi anni ha stampato in proprio diverse suite di versi, alcune delle quali raccolte ora in Òmini, è Nino De Vita, senza ombra di dubbio uno dei massimi poeti italiani in circolazione - sul quale sono state scritte pagine critiche memorabili, tra gli altri, da Enzo Siciliano e da Emanuele Trevi. Ricorda molto e si ispira a quella lingua dell’oralità, tanto cara a Ignazio Buttitta, la cui sopravvivenza si deve in gran parte ai cantastorie che animavano le piazze e i centri abitati della Sicilia e del Sud.
Le poesie di De Vita hanno più di qualcosa di raro, di unico, nella prosodia e nel ritmo, nell’ostensione di una rara levità, nella molta umanità e nei sentimenti espressi con misura, garbo e pudore. Sono innanzitutto lunghe, articolate narrazioni, affidate a strutture di versi pressoché brevi che ruotano intorno al settenario. Da anni l’autore scrive in questa maniera, elaborando poemetti suddivisi in paragrafi, parti infinitesime di un discorso mai finito e mai pago. È come se le strutture canoniche o quelle rastremate e minime proprie di tanta lirica neodialettale squisita e preziosa, come pure di tanta versificazione in lingua, non fossero per lui bastevoli a dire il continuum di un mondo di uomini, di vicende e di ricordi.
Le storie, poi, tutte attinte a un realistico contesto o quadro di riferimento, sono in realtà piccoli aneddoti, a volte vere parabole di vita, di quartiere o di paese, ma anche testimonianze di una stagione culturale irripetibile del Meridione: infatti, con dovizia di particolari, arricchendo di sequenze o inserti dialogici, che aggiungono più di una nota di colore e un retrogusto, l’autore torna indietro nel tempo e ritratteggia la frequentazione e l’amicizia con Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo, Gesualdo Bufalino, Enzo Sellerio e Buttitta, per dire solo dei principali artefici di quello che fu un autentico Rinascimento culturale, etico e civile, e che si costituì probabilmente come l’ultima vera koinè.
Sono gli anni Ottanta, e il giovane poeta (nato nel 1950) partiva dalla sua Marsala al mattino presto per vedersi con i coniugi Sellerio e bere un buon caffè a Palermo. Gustosi i ricordi, come, ad esempio, quello molto ironico della dedica del libro di Bufalino, scritta però dalla mano dell’editore. O le conversazioni a casa di Sciascia, e l’eloquio straripante, sempre di Bufalino: «’U taliavu, ogni vota, / taliavu e mi vinia – pi stu jittari / ch’avia – ‘u parauni / cu ‘na bbuttigghia bbona: si cci runa / e ddu trisoru nesci, / nesci a vuccati, annea…»,«Lo guardavo, ogni volta, / guardavo e mi veniva – per la parlantina / che aveva – il paragone / con una bottiglia buona di champagne: si stappa / e quella delizia esce, / esce a fiotti, si spande…».
Uomini, da intendersi lato sensu, quelli conosciuti, bagaglio di una esperienza del mondo, e che ha a che fare con il contatto diretto anche se occasionale e fortuito, con la mafia, nel bellissimo poemetto intitolato a uno dei quartieri simbolo di Palermo, Ballarò, in cui l’autore, racconta l’episodio di quando, ventenne appena iscritto all’università, parcheggia la propria auto in un posto ‘riservato’ al boss del quartiere. Uno sgarbo pagato con un tamponamento, da intendersi quale monito. La lettura di questi versi, ruvidi e delicati, è un’esperienza da non perdere: la grazia e i non detti compensano e si compendiano con la carica naturalistica a dire, e a dirsi, con riferimenti etnografici precisi, passione per il cibo e per il mare: libro di uomini, di colori e di sapori: «Si scorgeva / da là sopra il golfo / di Palermo, con le luci / accese, le piccole luci / del monte Pellegrino».

Recensione a Nino De VITA, Òmini, Mesogea, Messina 2011, apparsa in “Punto. Almanacco della poesia italiana”, anno II, n. 2, 2012.Pubblicata oggi su http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/ 



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