Credenti o no in una
religione rivelata, gli uomini portano da sempre dentro di se il
senso del sacro. Basta salire in montagna o guardare un cielo
stellato per accorgersene. Il resto è gestione del potere e
controllo delle masse o, come si dice oggi in modo più soft,
“spettacolo”.
Carlo Tecce
I due Papi
santi e la ressa dei politici imbucati
Corsa sfrenata
per un posto in prima fila in piazza San Pietro
Nonostante la “scomunica”
di Francesco all’ultima messa, i parlamentari non vogliono perdersi
la passerella legata alla beatificazione di Roncalli e Wojtyla. E
chiedono centinaia di biglietti: Pagano (Ncd) e Buttiglione (Udc) sei
a testa. Renzi andrà con la famiglia, assieme a Lupi, Mogherini e
Boschi Invece Razzi e Scilipoti andranno a vedere Teramo-Messina.
Ci saranno decine di telecamere spianate, antenne di mezzo mondo, oltre cento delegazioni. I colonnati di San Pietro ornati a festa, i picchetti d’onore, la distesa di porpore. Un raduno straordinario di pellegrini per una celebrazione straordinaria: papa Francesco che proclama santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II con l’esposizione in pubblico di un (riservato) pontefice emerito, Benedetto XVI. E ci sarà l’effetto dove-mi-si-nota-meglio? La politica che s'intrufola, che vuole presenziare, che vuole espiare: “Quando in futuro vedranno le immagini, non conterà la carica che ricoprivi, ma quanto eri vicino al potere”, dice Frank Underwood (Kevin Spacey) in House of Cards. E ancora viene interpretato il plateale gesto di stima in piazza San Pietro che Karol Wojtyla riservò a Giulio Andreotti, in quegli anni processato per i rapporti con i mafiosi, proprio mentre i fedeli esultavano per la beatificazione di Padre Pio da Pietrelcina (era il ‘99).
ANCORA IMMERSI in estenuanti penitenze o forse travolti da una profana delusione per la scarsa considerazione - ricordate l’anatema di Francesco durante la messa mattutina dei parlamentari, “i peccatori saranno perdonati, i corrotti no”? – deputati e senatori cominciano a sgomitare, a comporre nervosamente numeri, a bloccare compulsivamente seggiole per assistere alla canonizzazione di domenica in buona (e fotogenica) posizione. Il Vaticano ha rinunciato a una proverbiale fiducia istituzionale e vuole spuntare gli elenchi che verranno trasmessi dai cerimoniali di Palazzo Chigi, Madama e Montecitorio, che sopportano le pressioni dei politici per uno strapuntino ben in evidenza e persino le richieste eccessive. Alessandro Pagano (Ncd) e Rocco Buttiglione (Udc) chiedono sei tagliandi ciascuno; tanti spaventati parlamentari pretendono informazioni meteorologiche perché sostare immobili sotto la pioggia per quattro ore presuppone uno sforzo di fede.
Matteo Renzi non dovrà
correre a formulare prenotazioni, al primo ministro spetta il
sagrato, lato sinistro di papa Francesco, assieme a Giorgio
Napolitano e consorte, ai presidente Pietro Grasso (Senato), Laura
Boldrini (Camera), Gaetano Silvestri (Consulta). Ma il cattolico
praticante Renzi, che di solito di domenica va in chiesa a
Pontassieve, vuole condividere l’esperienza con la moglie Agnese e
i tre bambini. Questa è la compagine di rappresentanza tricolore,
che sarà la più prossima a Francesco con i polacchi e gli spagnoli.
Il settore più affollato sarà il centrodestra, un recinto per
duemila preziosi sediolini per le autorità italiane e straniere.
Anche la truppa di
Ignazio Marino ha intascato la distribuzione dei biglietti: dal
Campidoglio saranno in 36. Ma i parlamentari preoccupano gli
organizzatori vaticani perché, dopo una rapida presa di coscienza
nei corridoi dei palazzi (“Tu ci vai? Allora anch’io”), le
prenotazioni sono lievitate, miracolosamente moltiplicate: ieri
mattina erano duecento fra Camera e Senato compresi gli
accompagnatori – figli, mogli e parenti di ogni grado – e in
serata sono diventati trecento. E i pellegrini dovranno accamparsi di
notte per occupare (in piedi) un po’ di sampietrini.
A DIFFERENZA dei colleghi, Pier Ferdinando Casini non ha mai indugiato, neanche Paola Binetti e Rosy Bindi. E come non prevedere Roberto Formigoni: “Certo che ci vado! Non potrei mai mancare”. E non mancheranno, in ordine alfabetico , Daniela Cardinale, Elena Carnevali, Lorenzo Cesa, Cesare Damiano, Antonio Misiani. I ministri Maria Elena Boschi, Federica Mogherini, Angelino Alfano, Maurizio Martina, Maurizio Lupi; i sottosegretari Mario Giro, Andrea Olivero, Pier Paolo Baretta, assiepati nel girone infernale con i parlamentari italiani. Sarà assente il senatore Antonio Razzi, che uscì frastornato da San Pietro dopo la predica di Jorge Bergoglio: “Mi spiace. Devo riprendere mia moglie in Svizzera e poi farò tappa per la partita Teramo-Messina per festeggiare la promozione in Prima Divisione. Il presidente ha invitato anche il mio amico Mimmo Scilipoti: io tifo Teramo, lui Messina. Sarà bello staccare la testa da Roma, da queste liturgie e divertirci un po’ con gli ultrà”. Finale di pezzo scontato: amen.
il Fatto – 24 aprile
2014
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