18 aprile 2014

TORNA AD ESSERE CENTRALE LA QUESTIONE MERIDIONALE





 Valentino Parlato

  La questione meridionale ora è diventata europea



In un mondo con un’economia sem­pre più glo­ba­liz­zata era del tutto ragio­ne­vole che gli stati euro­pei si pro­po­nes­sero l’unificazione dell’Europa. È con que­sta con­si­de­ra­zione che si è arri­vati all’euro e all’attuale unione incom­piuta: il Par­la­mento euro­peo (da eleg­gere il 25 mag­gio pros­simo) conta assai poco e manca ancora un governo dell’Unione euro­pea. In que­sto pro­cesso di uni­fi­ca­zione, i paesi eco­no­mi­ca­mente più deboli – Por­to­gallo, Ita­lia, Gre­cia e Spa­gna (chia­mati sprez­zan­te­mente Pigs) — si sen­tono disar­mati di fronte alle eco­no­mie più forti, soprat­tutto Ger­ma­nia e Fran­cia, la cui pro­du­zione di merci è deci­sa­mente più com­pe­ti­tiva, e ci sono pres­sioni per tor­nare alle monete nazio­nali. La situa­zione attuale di que­sti paesi è sotto i nostri occhi: disoc­cu­pa­zione, imprese che chiu­dono, emi­gra­zione. Feno­meni que­sti che aggra­vano ulte­rior­mente le attuali dif­fe­renze di pro­du­zione e com­pe­ti­ti­vità. Si aggiunga che, al posto di uno stato uni­ta­rio euro­peo che batta moneta e rea­lizzi una sua poli­tica eco­no­mica per fron­teg­giare tali dispa­rità, c’è la mal­fa­mata Troika (Fondo mone­ta­rio, Banca cen­trale euro­pea, Com­mis­sione euro­pea), cioè il governo delle banche.
Rispetto a que­sta uni­fi­ca­zione euro­pea, noi ita­liani abbiamo la dura e sto­rica espe­rienza della nostra uni­fi­ca­zione nazio­nale e dell’ormai famosa “que­stione meri­dio­nale”. Oggi siamo di fronte alla que­stione meri­dio­nale euro­pea e que­sto giu­di­zio non è solo mio ma, molto più auto­re­vol­mente, di Paul Krug­man, pre­mio Nobel per l’economia, che già nel 1991 ha messo in evi­denza la «mez­zo­gior­ni­fi­ca­zione» delle peri­fe­rie euro­pee, dimo­strando che con la moneta unica l’Europa sarebbe stata inve­stita da intensi pro­cessi di con­cen­tra­zione della pro­du­zione e dell’occupazione nei paesi eco­no­mi­ca­mente più forti, men­tre le aree peri­fe­ri­che del con­ti­nente euro­peo sareb­bero state col­pite da feno­meni di deser­ti­fi­ca­zione pro­dut­tiva e di migra­zione verso l’estero.

La nostra que­stione meri­dio­nale nell’attuale situa­zione va ristu­diata. Prima della nostra unità nazio­nale le regioni del sud, ben­ché non come la Lom­bar­dia, non sta­vano tanto male: ave­vano la loro moneta e si pro­teg­ge­vano con le dogane e altro. Vale ricor­dare che il Regno di Napoli aveva un suo splen­dore e che in Ita­lia la prima linea fer­ro­via­ria vide la luce in Cam­pa­nia, tra Napoli e Por­tici e che la città di Napoli aveva un pre­sti­gio inter­na­zio­nale. È con l’unità nazio­nale che le regioni del Sud vedono chiu­dere le indu­strie e ven­gono inve­stite dalla fuga nell’emigrazione nelle Ame­ri­che e nel nord Europa. Una fuga migra­to­ria – non va dimen­ti­cato — che si è ripe­tuta subito dopo la fine della seconda guerra mon­diale, prima che si pen­sasse a una pur mode­sta riforma agra­ria e alla Cassa del Mez­zo­giorno. «Impa­rate le lin­gue» con­si­glia­vano i mini­stri di allora quando si reca­vano nel sud, per inco­rag­giare i meri­dio­nali ad emi­grare, ad andare a far fun­zio­nare le indu­strie del nord Ita­lia, e del nord Europa. Ed è lo stesso feno­meno di oggi che coin­volge i cit­ta­dini dei Pigs. Per gli spa­gnoli e i por­to­ghesi le vie dell’emigrazione sono le ex colo­nie, l’Angola, il Mozam­bico, il Bra­sile e i paesi latino-americani (non hanno nem­meno biso­gno di impa­rare le lin­gue!). Per gli ita­liani e i greci resta il nord Europa, con il risul­tato che così si allarga il gap tra Mez­zo­giorno d’Europa e Nord.

Insomma l’unificazione euro­pea non è ancora com­piuta e già si è aperta una que­stione meri­dio­nale a livello con­ti­nen­tale e molto più grave e peri­co­losa di quella ita­liana. E non dimen­ti­chiamo che non solo in Ita­lia, ma anche in Spa­gna, Por­to­gallo e Gre­cia ci sono stati governi fascisti. In Ita­lia la que­stione meri­dio­nale si è aperta con uno stato uni­ta­rio, con eguali diritti e doveri per tutti i cit­ta­dini e anche per tutte le ban­che. Uno stato uni­ta­rio che pro­dusse anche la Cassa del Mez­zo­giorno. Pen­sate se in Ita­lia (come oggi in Europa) ci fosse stata solo l’unificazione mone­ta­ria: la lira valida in tutte le regioni, ma con l’autonomia legi­sla­tiva di cia­scuna regione. In que­sta ipo­tesi le regioni auto­nome del Mez­zo­giorno sareb­bero state ancora di più con­dan­nate alla mise­ria. L’unificazione è solo mone­ta­ria, e quindi disa­strosa, e al con­tra­rio di quel che ci inse­gna­vano a scuola, non è più il sovrano che batte moneta, ma ormai sovrana è la moneta.


Il manifesto, 18 aprile 2014

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