Manifestazione di estrema destra in Ungheria
Dopo la “rivoluzione”
ucraina (una versione di massa e armata dei “forconi”) con la
piazza egemonizzata dai gruppi neonazisti, e il successo in Francia
del fronte Nazionale, l'affermazione della destra antisemita e
xenofoba nelle elezioni ungheresi offre un'indicazione dell'aria che
tira in Europa . Letti in questa chiave anche i fatti veneti non
fanno più sorridere.
Andrea Sceresini
Ungheria, le
destre fanno il pieno di voti
Stravince il
premier conservatore Orban. Gli xenofobi di Jobbik salgono al
20%. Flop della sinistra
Nuovo trionfo per Viktor
Orban. Il premier uscente ungherese, leader del partito di
centrodestra Fidesz, ha sbaragliato la fragile coalizione
composta da socialisti, liberali e verdi, si è aggiudicato il
48% dei consensi e si appresta a governare, per altri quattro
anni, forte di una assoluta maggioranza parlamentare, ben 134
seggi su 199 secondo le prime proiezioni.
Nulla da fare per il
centrosinistra, che si ferma al 25%. Il partito dell’estrema
destra Jobbik, più volte tacciato di antisemitismo e
xenofobia, fa registrare un ulteriore balzo in avanti, seppure
non travolgente, attestandosi a ridosso del 20%. Un risultato
ottenuto a suon di provocazioni e slogan nazionalistici:
«Votate Jobbik per sconfiggere gli zingari», è il testo del
lapidario sms che milioni di ungheresi si sono ritrovati ieri
mattina sul proprio cellulare.
Budapest si
getta ancora più a destra, confermando i sondaggi della
vigilia e i timori di parte della comunità internazionale. Per
Viktor Orban è il secondo mandato consecutivo, il terzo della
sua carriera politica. «Andremo avanti senza esitazione sulla
strada che abbiamo tracciato», aveva promesso alla vigilia.
Certamente sarà così. Dopo il clamoroso trionfo del 2010 -
quando ottenne il 53% dei consensi contro il 19% dei socialisti
- il leader di Fidesz diede vita a una controversa serie di
riforme: fece approvare unilateralmente una nuova carta
costituzionale; varò la legge sui media, che contribuì a
imbavagliare le voci d’opposizione; riformò la Banca
centrale magiara, riservando all’esecutivo il potere di
nomina dei nuovi governatori.
Cinquantuno
anni ancora da compiere, decisionista dal piglio burbero e
spiccio, Viktor Orban ha ottenuto il suo primo mandato di
governo nel lontano 1998. Durante gli ultimi quattro anni si è
conquistato la stima - e le preferenze elettorali - dei membri
delle comunità ungheresi residenti in Romania, Ucraina e
Slovacchia, concedendo loro, con l’ennesimo colpo di teatro,
il diritto di voto in patria.
«Manifestare
contro il governo equivale a tradire il Paese», ha dichiarato.
Grande amante del calcio, ex centravanti di belle speranze,
fierissimo self-made man in salsa post-socialista: «il
Berlusconi magiaro», così lo chiamano da queste parti. Il suo
Milan si chiama Felcsùt, la squadra del villaggio dove è
cresciuto, per la quale ha fatto edificare un futuristico
stadio da quattromila posti, che troneggia come un’astronave
tra le modeste casupole dal tetto di legno. Ha detto di lui il
leader dell’opposizione, il socialista Attila Mesterházy:
«Orban è a capo di una potentissima lobby politico-economica,
grazie alla quale è riuscita a soggiogare l’intero Paese».
L’ultimo colpo di
scena risale a un paio di mesi fa, quando il premier magiaro ha
firmato un accordo economico con Vladimir Putin, concedendo
alla società russa Rosaton l’incarico di costruire due nuovi
reattori nella centrale nucleare di Paks, l’unica
dell’Ungheria. I suoi provvedimenti sono stati aspramente
contestati dall’Unione Europea, che lo scorso anno minacciò
sanzioni finanziarie. Ben lungi dal lasciarsi intimorire, il
leader di Fidesz ha reagito alzando la voce: «Noi non crediamo
nell’Unione Europea - ha dichiarato -, crediamo
nell’Ungheria».
Il suo cavallo
di battaglia si chiama economia. Nel ultimi quattro anni il
Paese è riemerso dalla crisi, i salari sono aumentati e la
disoccupazione è stata sensibilmente ridotta. Un dato su
tutti: dalla primavera del 2013 a oggi il numero dei senza
lavoro è sceso dall’11% all’8%. Oggi Orban promette nuovi
miracoli: gli ungheresi hanno deciso di credergli.
La Stampa – 7 aprile
2014
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