Avevo imparato in breve tempo
[.......] quasi tutto di ciò che appartiene all'uomo:
la beatitudine e la impossibilità della sua durata,
il mirabile e il suo difficile giungere alla riva della espressione,
la maestà della compiuta espressione -
la grandezza immateriale della letteratura -
e il divario che corre tra esse,
e ogni tentativo di dire,
e poi la confusa vita umana.
Di là ogni beatitudine -
ma come raggio di una stella già esplosa -, di qui,
tutto il misero formicolio del vivere
come avvenuta caduta
e esplosione di un sogno.
Restava la vita - la letteratura non più -
e quale vita!
Da Corpo Celeste di Anna Maria Ortese
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