L’Arcadia di Lauren Groff
Un bellissimo romanzo sulla gioventù americana
di Guido Michelone
Arcadia è il nome di una comune hippy o meglio dell’enorme dimora al centro di un vasto territorio incontaminato tra boschi, laghetti, foreste, torrenti, dove, alla fine degli anni Sessanta, si insediano alcune decine di giovani fricchettoni, decisi a trasformare i vecchi ruderi in un’autentica ‘Città del Sole’.
Con la sola forza delle braccia e della volontà, i ragazzi e le ragazze in pochi mesi riconvertono il luogo in un ‘gioiellino’ fondato sulle regole (e antiregole) di una Repubblica di Utopia: cibo vegano, libero amore, ‘erbe’ legalizzate, cassa comune, disobbedienza civile, puericultura collettiva, lavoro agricolo e artigianale, un po’ di misticismo unito a feste pagane a base di sex, drugs & rock’n’roll. È qui che nasce e cresce Briciola, bimbo mingherlino, riflessivo, sognatore, che diventa subito protagonista assoluto dell’intera vicenda, dalla prima infanzia sino a un mondo futuro, visto che il libro immagina il racconto protratto all’anno 2018. Arcadia, come libro, è suddiviso in quattro grandi blocchi (stranamente non indicati nell’indice), corrispondenti ad altrettanti fasi della storia del personaggio, esemplificando simbolicamente i cosiddetti riti di passaggio, che scandiscono il percorso esistenziale di un fanciullo, un adolescente, un giovane uomo, un uomo ormai maturo. Attorno a lui decine di personaggi (spesso decisivi) che vanno e vengono, ma che sempre avranno come riferimento il culto o il mito di Arcadia, che, negli anni, subirà destini e trasformazioni epocali.
Raccontare in dettaglio le vicende del libro, significherebbe togliere ai lettori il gusto della sorpresa, perché il testo – oltre una prosa seducente, anche molto ‘classica’ tra flusso di coscienza e attenzioni romanticamente psicologiche – viene strutturato attraverso mutamenti, girandole, evoluzioni, colpi di scena, con Briciola sempre attento a fotografare la realtà o a intervenire indirettamente su di essa, pur consapevole dei limiti dell’essere verso un mondo in perenne stravolgimento (fatta salva la forza ‘morale’, persino ‘educatrice’ di madre natura). Arcadia è infine un libro che si può leggere su registri diversi, interpretandolo anzitutto come un inno alla vita nella ricerca della felicità attraverso conflitti sia interiori sia esterni spesso di drammatica intensità. A livello più generale, il testo risulta non solo un bellissimo romanzo sulla gioventù americana, ma soprattutto una metafora degli Stati Uniti lungo una cronaca intimistica di quasi mezzo secolo, nell’impossibilità di ‘uscire dal sistema’ in un modus vivendi tutto a stelle e strisce (talvolta capovolte).
Infine vale la pena ricordare l’ottima traduzione dall’inglese dello scrittore Tommaso Pincio, nonché le incoraggianti autorevoli parole di un altro romanziere d’Oltreoceano, Joe R. Lansdale (‘grande libro’) e del critico del ‘New York Times’ Janet Maslin (‘unico splendore’).
Lauren Groff, Arcadia, Codice Edizioni, Torino 2014, pagine 373, euro 16,90
Recensione ripresa da http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/
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