“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.” Antonio Gramsci
17 settembre 2014
PASOLINI AI CANTIERI CULTURALI DELLA ZISA PALERMO
Dal sito www.cantiericulturaliallazisa.it/il-vangelo-secondo-pasolini) questa mattina riprendo il programma delle iniziative promosse dal Comune di Palermo, in collaborazione con diverse Associazioni Culturali tra cui la nostra nuova busambra, che si svolgeranno nel mese di settembre ai Cantieri della Zisa per ricordare i 50 anni del Vangelo pasoliniano:
A 50 anni dall’uscita del film "Il Vangelo secondo Matteo", "I Cantieri del Contemporaneo", il Festival ideato da Giuseppe Marsala, rende omaggio al regista Pier Paolo Pasolini attraverso un ciclo di iniziative, denominato "Il Vangelo secondo Pasolini". Partendo proprio da "Il Vangelo secondo Matteo", un'opera cinematografica controversa che divise e scatenò aspre polemiche - oggi rivalutata e considerata da L'Osservatore Romano "il miglior film su Gesù mai girato"- si cercherà di indagare con gli occhi del nostro tempo l’intenso lascito e la complessa vicenda artistica e intellettuale legata all'opera del regista, tragicamente assassinato ad Ostia nel novembre del 1975. Si tratta di tre distinte iniziative (www.cantiericulturaliallazisa.it/il-vangelo-secondo-pasolini) che costituiranno l'immersione nell'immaginario pasoliniano:
La prima si terrà il 18 settembre con una mostra fotografica dal titolo "Pasolini Matera", fruibile fino al 5 ottobre. Autore degli “scatti rubati”, proprio durante le riprese de Il Vangelo secondo Matteo, è Domenico Notarangelo, fotografo lucano che nel film di Pasolini fu anche attore.
L'inaugurazione della mostra, prevista per le ore 18 (presso la Bottega 4), curata da Cetta Brancato e allestita da ZisaLab (Federica Tutino, Enrico Palumbo, Iole Provino, Silvia Verace), sarà accompagnata da un incontro sulla poetica letteraria di Pasolini a cui interverranno Cetta Brancato, Salvatore Ferlita e Antonio Rabito oltre che animata dalle letture di Fabrizio Romano.
"In questo periodo ho girato molti film (dal Vangelo secondo Matteo a cui stavo lavorando quando ‘Poesia in forma di rosa’ è uscito a Uccellacci e uccellini, Edipo Re, Teorema, Porcile, Medea): tutti questi films li ho girati ‘come poeta’. Non è il caso di fare un’analisi sull’equivalenza del ‘sentimento poetico’ suscitato da certe sequenze del mio cinema e di quello suscitato da certi passi dei miei volumi in versi. Il tentativo di definire una simile equivalenza non si è mai fatto, se non genericamente, richiamandosi ai contenuti. Tuttavia, credo che non si possa negare che, un certo modo di provare qualcosa si ripete identico di fronte ad alcuni miei versi e ad alcune mie inquadrature".
Pier Paolo Pasolini (1970)
Pasolini scrive poesia anche attraverso l’uso della telecamera, affidando ai personaggi, quali interposte persone, i propri versi. Nel Vangelo secondo Matteo, riversa la nostalgia del mitico, dell’epico, del tragico. Non intende aggiungere altezza poetica a nessuna immagine, a nessuna parola, né farne una sceneggiatura o una riduzione e sa, ancor prima di scegliere la location, che il film non avrà alcun connotato commerciale e che non concederà niente, ma darà tutto. Infine, trova la sua Gerusalemme fra i Sassi di Matera. Incontra Domenico Notarangelo, giornalista e fotografo, attivo nelle file del PCI a cui chiede di interpretare il ruolo del centurione che guida la pattuglia dei soldati romani incaricati di eseguire la crocifissione di Gesù. ‘Sono giorni di canicola, quaranta gradi all’ombra’ – racconta Notarangelo che, tuttavia, non gli impedisce di nascondere, sotto il costume di scena, due macchine fotografiche. Scatti rubati durante le pause della lavorazione del film che, insieme alle fotografie di scena di Angelo Novi, documentano quello che Pasolini riteneva essere il racconto più sublime che sia stato mai scritto. Le immagini, quali sacre apparizioni, proprio perché non centrate sulla tecnica fotografica, evidenziano il topos poetico e, pertanto, i ritagli dell’inesprimibile. Nella confusa geometria dei corpi appare, intero, l’amore per l’uomo che Pasolini riteneva sufficiente a farlo diventare regista. Ma, ancora di più, si evidenzia la cifra stilistica della rappresentazione poetica che trasforma la lingua della realtà in una tecnica personalissima quale variabile espressiva dell’ossessione lirica. L’obiettivo incontra spesso gli occhi del poeta che sembra fare un’unica carne con il paesaggio metafisico dei Sassi. Tutti i visi ritratti hanno la piena proprietà dei loro stessi lineamenti e, spesso, mostrano la festosa sventatezza dei semplici in cui Pasolini confidava, ritenendo che nei volti degli analfabeti ci fosse la stessa grazia che si ritrova negli uomini appartenenti ad un’altissima fascia culturale. Difatti, nelle fotografie non si legge alcuna differenza fra i visi di Elsa Morante e di Alfonso Gatto, entrambi ritratti al fresco di un frantoio, e quelli di tanti attori provenienti dal mondo contadino. ‘Il Vangelo lo consola?’ – gli fu chiesto. Non cerco consolazioni: sono insincere, irreali e retoriche. – rispose. Il Vangelo di Pasolini, dedicato con naturalezza ‘alla cara, lieta, familiare memoria di Giovanni XXIII’, viene oggi qualificato dall’Osservatore Romano come un’opera scolpita nella pietra e il Vaticano provvede a restaurare la pellicola conservata nell’archivio della filmoteca vaticana.
Cetta Brancato
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