29 settembre 2014

LA POESIA, GLI IMBECILLI E GLI INNOCENTI




Ho trovato il testo che segue in un bellissimo sito che ignoravo:
http://daisuzoku.wordpress.com/2014/09/28/la-poesia-e-gli-imbecilli/
Ringrazio il curatore del blog Raul Bucciarelli per avermi aiutato a scoprire questa perla:


La poesia e gli imbecilli.

La poesia è una porta ermeticamente chiusa per gli imbecilli, spalancata agli innocenti. Non c’è niente di tanto opposto all’imbecillità quanto l’innocenza.
La caratteristica più spiccata dell’imbecille è la sua aspirazione sistematica a un certo ordine del potere. L’innocente, invece, si rifiuta di esercitare il potere perché li possiede tutti.

L’innocente, consciamente o meno, si muove in un mondo di valori; l’imbecille in un mondo nel quale l’unico valore è rappresentato dal potere.
Gli imbecilli cercano il potere in una qualsiasi forma di autorità: in primo luogo il danaro, e tutta la struttura dello stato, dal potere dei governanti fino al microscopico, ma corrosivo e sinistro potere dei burocrati; dal potere della chiesa a quello della stampa; dal potere dei banchieri a quello della legge. Tutto questo compendio di potere è organizzato contro la poesia.
Siccome poesia significa libertà, affermazione dell’autentico, ha – indubbiamente – un certo ascendente nei confronti degli imbecilli.
In quel mondo falsificato e artificiale che si costruiscono intorno, gli imbecilli hanno bisogno di una serie di articoli di lusso: macchine, tendaggi, gingilli, gioielli, passatempi… e perfino di qualcosa che vagamente somigli alla poesia.
Nel surrogato di poesia da loro adoperato, parola e immagine diventano puri elementi decorativi e, così facendo, riescono spesso a distruggere il loro potere di incandescenza.
Ecco come si crea la cosiddetta “poesia ufficiale”. Poesia fatta di paillettes, che suona a vuoto.

La porta della poesia non ha chiave né lucchetto: è difesa dalla sua propria capacità di incandescenza. Soltanto gli innocenti, cha hanno preso l’abitudine del fuoco, che hanno le dita in fiamme, possono aprire quella porta e, attraversandola, penetrare nella realtà.
La poesia si assume il compito di far sì che questo mondo sia abitabile non soltanto per gli imbecilli.

Aldo Pellegrini, Rosario – Argentina (1903-1973).
Traduzione di Milton Fernàndez.

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