Partiti dai Tarocchi e
passati attraverso Omero e Apuleio, approdiamo alla fiaba più famosa del
mondo (e anche la più carica di significati allegorici):
Pinocchio.
Guido Araldo
Fenomenologia di
Pinocchio
Chi mai potrebbe
immaginare che “Pinocchio” racchiuda un percorso iniziatico?
Eppure cosa si può immaginare di più iniziatico di un burattino
che, dopo varie peripezie, si trasforma in bambino? Un’autentica
metamorfosi: una rinascita! Da una parte il percorso del burattino
verso “l’alto”: un’autentica maturazione interiore,
contrapposto al percorso verso il basso di Lucignolo nel paese dei
balocchi (straordinaria anticipazione del mondo contemporaneo) con la
regressione a ciuco e conseguente, implacabile orribile morte. E’
perlomeno straordinario che un’evidente allegoria iniziatica sia
stata letta come una favola per bambini, con grande successo e in
tutto il mondo.
Si consideri, a riguardo,
che l’imperante perbenismo all’epoca della pubblicazione del
libro, 1883, sconsigliava la lettura ai ragazzi “di buona famiglia”
poiché poteva costituire una “perniciosa fonte d’ispirazione”.
Qualcuno, già allora, aveva intuito! La sua semplice narrazione non
deve trarre in inganno; anzi, ne valorizza il significato nascosto di
coloro “che sanno” e “che sanno vedere”.
Lo stesso nome di
Pinocchio è illuminante: occhio pineale o, piuttosto, “piccolo
pino”, simbolo sempreverde di rinascita, con preciso rimando al
culto di Attis e Cibele? Non a caso nel mito e nei mysteria antichi
di Attis – Cibele era presente la doppia rinascita, rappresentata
dapprima con il melograno, evirazione – morte - rinascita di
Agditis, e poi con il pino: evirazione, morte e rinascita di Attis.Il
pino natalizo… Ecco da dove deriva. Non è affatto una tradizione
nordica. Vi esorto a meditare, quando a Natale (sol invictus dies
natalis) addobbate il pino natalizio… E ancora il legno delle navi,
con le quali si compiva il viaggio!
Il buon Geppetto, a sua
volta, non è un vero padre, ma Colui che gli da forma, simile a
benefico demiurgo. Pinocchio, burattino in grado di camminare e di
parlare, ma privo di coscienza fu una trovata geniale per una
parabola esoterica! Infatti Pinocchio, appena “forgiato”, diviene
ingestibile e si trasforma in “figliol prodigo”. Le insidie di un
mondo di truffatori, corruttori, illusionisti, traviatori sono ben
rappresentate dal Gatto e la Volpe e, soprattutto, dal personaggio di
Mangiafuoco, che ben incarna “l’anima volgare” del mondo, in
grado di sprofondare l’uomo, irrimediabilmente, nella selva oscura
della vita. In un simile contesto il maestro, il grillo parlante,
colui che si sforza d'indicare la via verso la”luce”, assolvendo
il compito di Virgilio dantesco, viene addirittura ucciso. L’alterego
di Pinocchio è Lucignolo: il suo specchio, Pinocchio ribaltato. Nel
Paese dei Balocchi tutti gli abitanti sono bambini: adulti involuti,
propensi al vizio e all’ignoranza; l’esatto opposto della virtute
e conoscenza dantesche.
La dissolutezza precipita
Pinocchio nel mondo della bestialità ed ecco affiorare l’allegoria
dell’asino: la recessione, tipica delle masse involute; l’inferno
terrestre. E Pinocchio precipita in questo inferno esattamente come
Dante nella divina Commedia o, più ancora, come l’iniziato nei
mysteria orfici o eleusini. La Fata dai Capelli Turchini è Beatrice
o, meglio ancora, Pistis Sophia…
Emblematico l’approdo
di Pinocchio nella pancia della balena, dove affiora inequivocabile
il parallelismo con il personaggio biblico di Giona e dove il cerchio
negativo si chiude con l’incontro di Pinocchio con Geppetto, suo
creatore. Grazie al padre riabbracciato e soprattutto grazie al
grillo parlante (che come Obi-Wan Kenobi nella saga cinematografica
delle “guerre stellari” o Gandalf nella saga letteraria del
“signore degli anelli non è morto) e alla Fata dai capelli
turchini sarà possibile la rinascita: la trasformazione da burattino
(profano) in bambino (iniziato); il passaggio dal vizio alla virtù,
dall’ignoranza alla conoscenza.
Tornando a Pinocchio,
questa ingenua favola per bambini ammicca, in realtà, a un complesso
percorso esoterico – alchemico, dove il burattino racchiude in sé
il sulphor e il mercurius mentre viene plasmato dal
demiurgo-architetto Geppetto; e a sua volta la fata rappresenta la
Grande Madre – Cibele - Iside, signora delle api e delle
metamorfosi. Non a caso quello che si può definire “il viaggio
iniziatico” del burattino pinocchio passa attraverso i quattro
elementi della natura, similmente al profano che bussa alla “Porta
del Tempio”.
Il fuoco gli brucia i
piedi, poi rischia di finire bruciacchiato dal gatto e dalla volpe,
di notte nel bosco. L’acqua domina i suoi due naufragi: dapprima
nell’isola della Fata e poi quando finisce nel ventre del Pesce.
In quanto all’aria si trova appeso due volte: alla grande quercia e
volando sul colombo! Nella terra, poi, seppellisce i suoi denari…
Autentiche prove iniziatiche in cui il nostro protagonista rischia la
morte: ma prove che gli dischiudono il percorso della maturazione
interiore, consona sia al percorso alchemico che a quello iniziatico.
Non a caso, a ogni caduta segue un’ulteriore crescita, quasi una
rinascita. La stessa trasformazione in ciuco non rievoca palesemente
“la favola iniziatica” di Apuleio, ovvero delle Metamorfosi,
comunemente note come “l’asino d’oro”?
Il racconto abbonda,
anche, di simbolismi evidenti come il gatto, la volpe, il cane, il
pesce, fino ad approdare a significati più occulti, come “la
ricetta occulta per moltiplicare i denari”: acqua, terra e un
pizzico di sale. Ricetta degna di Paracelso”, che introdusse
proprio il “pizzico di sale” tra il suphor e il mercurius. E
l’oro zecchino a cui ambisce il burattino Pinocchio non è forse
l’araba fenice che risorge dalle proprie ceneri? Che brucia
purificandosi? L’oro vero, allegorico, degli alchimisti: l’essenza
della pietra filosofale, come ebbe ad evidenziare un personaggio al
di fuori di qualsiasi sospetto, dal nome Carl Gustav Jung.
Qual è la lamentazione
più emblematica in Pinocchio? “"Oh, se io potessi rinascere
un’altra volta!"
Ma l’analisi su
Pinocchio non può fermarsi a questo! Sussistono anche palesi rimandi
mitologici, come gli zecchini d’oro nascosti sotto la lingua,
quando il burattino – bambino corre affannosamente nella notte:
l'obolo a Caronte!
Similmente a Dante,
Pinocchio si perde nella “selva oscura”; per ben due volte,
inequivocabile allusione alla doppia rinascita, esattamente come nei
Tarocchi (la Temperanza dopo la Morte, arcani XIV e XIII, e il
Giudizio, arcano XX): dapprima l’oscurità della foresta dove vive
la Fatina e infine l'oscurità del ventre del pesce che lo ha
ingoiato, dove ritrova il padre demiurgo Geppetto. Oscurità
rischiarate dalla luce che Dante trova quando riemerge “a riveder
le stelle” (non a caso ultimo verso del Purgatorio), dopo
l’eleusina discesa negli Inferi!
La storia di Pinocchio
gronda di allegorie iniziatiche!
Ad esempio le metamorfosi
della fatina buona: da bambina-fantasma a bambina sorellina, da donna
viva in carne ed ossa che muore, a mamma di Pinocchio…
Gli stessi nomi di "Melampo" e "Alidoro" non ammiccano all’antica mitologia greca? E anche la presenza della capra, che rimanda a Zeus infante sul monte Ida, a Creta, nascosto alla vista di padre Cronos che divora i figli, cioè le ore, i giorni, gli anni, i secoli…
L’intera opera, poi,
sta pericolosamente in equilibrio tra il libero arbitrio e il
destino, tra volontà e necessità, tra sogno e la realtà…
Massimamente emblematico
il processo di “morte e rinascita”, tipico di tutti i percorsi
iniziatici: il maestro “grillo parlante” in Pinocchio che,
schiacciato dal burattino ignorante, riappare in carne ed ossa a
fianco della Fata alla fine della storia. Così pure il maestro
Obi-Wan Kenobi nella saga cinematografica delle Guerre Stellari e
allo stesso modo il mago Gandalf nel Signore degli Anelli, che da
“grigio” diventa “bianco”..
La “morte e rinascita”,
sovente doppia, simboleggiata nei Tarocchi dagli arcani XIII,
l’arcano senza nome, dall’arcano XX: il Giudizio Universale, noto
con l’Angelo nei Tarocchi piemontesi.
Sono sincero: non ho
letto la saga monumentale del “Signore degli anelli”; ma quando
ho visto il film in TV, a puntate, ho tenuto d’occhio il mago
Gandalf “il grigio”, assurto immediatamente ai miei occhi nel
ruolo di personaggio principale. L’ho visto morire in un percorso
sotterraneo, degno di Eleusi, e da quel momento ho aspettato che
riapparisse: sapevo che sarebbe ricomparso vivo e vegeto! Per certi
versi, l’ho aspettato al varco… E così è stato! E’
ricomparso, finalmente maestro. Anni prima, quando vidi il film
“guerre stellari”, non avevo ancora maturato una simile
“malizia”.
A questo punto sarebbe
persino pleonastico precisare come Collodi, e sicuramente l’autore
del “Signore degli Anelli” e più ancora delle “Due Torri”, e
probabilmente gli ideatori della saga di “Guerre Stellari”
fossero dei maestri “iniziati”.
Analoghe argomentazioni,
seppure in misura meno evidente e lineari, possono valere per le
Alice's Adventures in Wonderland dell’inglese Charles Lutwidge
Dodgson, più noto con lo pseudonimo di Lewis Carroll. Infatti, le
mirabolanti Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, bizzarre,
mirabolanti, folli e surrealiste, ad un’attenta lettura lasciano
trasparire un incredibile, allegorico viaggio iniziatico.
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