Freud giovane |
Esce a Parigi una
nuova biografia del fondatore della psicoanalisi che dedica
un'estrema attenzione alla ricostruzione del contesto storico in cui
Freud visse e operò. Un libro innovativo, quando la traduzione
italiana?
Riccardo de Sanctis
Sigmund Freud
«Grazie per i mondi che ci hai fatto scoprire e che adesso dovremo percorrere da soli, senza guida...». Incomincia così il suo discorso Stefan Zweig al funerale di Sigmund Freud a Londra il 23 settembre 1939. Da venti giorni la Francia e l'Inghilterra sono entrate in guerra contro la Germania. Poco più di un anno prima il creatore della psicanalisi, ricco e famoso, aveva dovuto lasciare Vienna per sfuggire ai nazisti.
Negli ultimi anni le analisi del suo pensiero, ma soprattutto le polemiche non sono mancate. Alcune ferocissime come quelle provocate nel 2011 dalla pubblicazione de Il Crepuscolo di un idolo del filosofo francese Michel Onfray.
Alle leggende dorate si sono contrapposte quelle nere. L'inventore della soggettività, dell'io moderno, è stato spesso trasformato in un ciarlatano, un incestuoso, un imbroglione, un fascista... Chi era veramente Freud? Per comprendere l'uomo piuttosto che giudicarlo era necessario ricollocare la psicanalisi e il suo ideatore nel suo contesto storico.
È quello che ha fatto la storica della psicanalisi Élisabeth Roudinesco dell'Università Parigi VII - Diderot con il suo Sigmund Freud en son temps et dans le nôtre uscito l'11 settembre scorso in Francia per le edizioni Seuil. Più di cinquecento pagine ricche di fatti e di testimonianze, che si leggono come un romanzo.
La Roudinesco ha potuto accedere agli archivi di Freud alla Library of Congress di Washington, aperti dopo trent'anni di battaglie fra le varie associazioni psicanalitiche. E ha potuto chiarire molte questioni controverse. Non esiste – ad esempio – alcuna traccia di una relazione con la cognata Minna, ed è fuori di dubbio l'avversione di Freud per ogni dittatura.
Freud giovane |
Non si può
comprendere il suo pensiero senza collocarlo in un contesto molto
particolare, quello degli ebrei a Vienna fra '800 e '900, in un
momento di profonda trasformazione delle norme familiari e delle
pratiche mediche e di vivace dibattito intellettuale. Gli
psicanalisti hanno spesso avuto una concezione antistorica della
psicanalisi, che sarebbe sorta come per magia, da un'autoanalisi di
Freud, dalla scoperta del suo inconscio. Una costruzione a posteriori
che non regge alla prova dei fatti. In realtà Freud è andato avanti
per tentativi, si è ispirato a teorie scientifiche del suo tempo, ha
sofferto, ha avuto esitazioni, ha soprattutto discusso molto con i
suoi discepoli...
La storica ripercorre la
vita di Freud, la genesi dei suoi scritti, la rivoluzione simbolica
di cui fu l'iniziatore all'alba della Belle Époque e poi il tormento
dello scienziato e il pessimismo degli anni 20, fino ai momenti
drammatici dell'avvento del nazismo. Lo studio parte con la nascita
il 6 maggio del 1856 di Schlomo Sigmunde fonte di orgoglio per la
mamma Amalia che lo chiamava «il mio Sigi d'oro», erede di una
stirpe di commercianti ebrei della Galizia orientale.
Il libro ricostruisce la
storia di Sigmund in un periodo storico turbolento. Era un
conservatore illuminato, che cercava di liberare il sesso per meglio
controllarlo, un ebreo erede del romanticismo tedesco che voleva
smantellare il giudaismo e le identità comunitarie, un appassionato
cultore delle tragedie greche e di Shakespeare. Pensò all'inizio di
darsi alla carriera politica, poi decise che voleva fare il filosofo,
il giurista, infine il naturalista... voleva imbarcarsi per
attraversare gli oceani come Charles Darwin ma si paragonava anche a
Cristoforo Colombo o a Copernico.
Nel 1881 Freud sostenne
la tesi di dottorato e l'anno seguente decise di orientarsi verso la
carriera medica. Aveva studiato la sessualità delle anguille poi,
affascinato dalla magia del microscopio, si era dedicato allo studio
dei neuroni dei gamberi e successivamente del midollo spinale di un
pesce primitivo; fino allo studio del sistema nervoso umano. Lavorò
a una teoria del funzionamento delle cellule nervose mentre seguiva
il laboratorio di chimica del professor Carl Ludwig. Sarebbe potuto
diventare uno dei migliori ricercatori della sua generazione in
anatomia, biologia e fisiologia. Fu quest'ultimo insegnamento che
influenzò più d'ogni altro l'elaborazione di una nuova dinamica
materialista della psiche.
Il termine psicoanalisi
appare per la prima volta in un testo di Freud del 1896. Ma il metodo
lo praticava già da circa sei anni: faceva distendere il paziente su
un lettino ornato da tappeti e cuscini orientali che gli era stato
donato da una certa signora Benvenisti... Lo scienziato positivista e
fisiologo, incomincia nel 1897 a elaborare una teoria dell'Eros in
cui estende la nozione di sessualità a una sorta di disposizione
psichica universale e ne fa l'essenza dell'attività umana. Al
contempo «cambia lo sguardo che tutta un'epoca ha verso se stessa e
il proprio modo di pensarsi. Inventa un nuovo racconto delle origini
di cui il soggetto moderno è l'eroe, non di una semplice patologia,
ma di una tragedia. Per circa un secolo questa invenzione freudiana
segnerà le mentalità».
Freud, contemporaneamente all'invenzione del cinema (grande fabbrica di sogni, di miti e di eroi), e proprio quando si elaborano in tutta Europa importanti programmi di ricerca fondati sullo studio dei fatti, compie una strana rivoluzione intima, ricerca la parte oscura di sé, in un rovesciamento della ragione nel suo contrario, alla ricerca della morte che opera nella vita... «È – come afferma Thomas Mann – un romanticismo divenuto scientifico».
La Roudinesco sostiene che quello che Herr Professor credeva di scoprire non era in fondo che il frutto di una certa società, di un certo ambiente familiare, di una situazione politica che egli interpretava magistralmente per farne un prodotto dell'inconscio. Fu un errore pensare la psicanalisi come una scienza. Freud stabilisce, o tenta di stabilire, i fatti rigorosamente, ma le sue conclusioni sono interpretazioni. Esperimenti non se ne possono fare, né si possono applicare modelli matematici...
Un interessante capitolo
è dedicato alle donne. Si racconta come dagli anni 20 esse fossero
sempre più presenti nel movimento psicanalitico e di come
apportarono uno sguardo nuovo sul modo di curare. Si ricostruisce
anche la lunga corrispondenza fra Freud e la scrittrice e
psicanalista Lou Andreas-Salomé. Una bella testimonianza di amicizia
e di scambio intellettuale alla pari che contraddice l'immagine di un
Freud misogino.
«A settantacinque anni dalla sua morte Freud – scrive la Roudinesco alla fine del libro – continua a disturbare la coscienza occidentale...».
Il Sole 24 ore – 2 novembre 2014
Elisabeth Roudinesco
Sigmund Freud en son
temps et dans le nôtre
Seuil, 2014
€ 25,00
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