24 novembre 2014

BASTA! NON VOTO PIU'...





Una politica tutta giocata sull'immagine del leader e sul rapporto diretto capo-elettori che considera vecchiume da rottamare tutto ciò che rimanda alla tradizione della sinistra (che, non va mai dimenticato, ha significato finora soprattutto in Emilia Romagna movimento operaio organizzato). Un ceto politico arrogante e corrotto privo di ogni credibilità. Il dilagare della crisi che sempre più diventa guerra fra italiani impoveriti e immigrati. La mancanza assoluta di una alternativa (programmatica e organizzativa) di sinistra. Mescolate il tutto e avrete il doppio risultato di un astensionismo alla stelle e di una destra estrema (la Lega di Salvini) che cresce nel consenso popolare. 

Emilia-Romagna, un simbolo che si spegne
L’Emilia-Romagna non è solo una Regione, è un simbolo. È la roccaforte della sinistra lungo l’intero arco della storia repubblicana. Quando la destra espugnò Bologna con Giorgio Guazzaloca, fu una frattura nelle vicende della politica italiana. Quando meno della metà degli elettori si reca alle urne, è un blocco intero che scricchiola, un modello di consenso che vacilla.

L’Emilia-Romagna in cui crolla la percentuale di chi si reca a votare è il regno dei «corpi intermedi», dalle cooperative al sindacato al partito di stampo tradizionale, che innervano la società, la integrano, le danno coesione politica. Matteo Renzi gioca tutto il suo appeal sulla «disintermediazione», sul rapporto diretto tra il leader e gli italiani saltando la mediazione dei corpi intermedi.

Ma il massiccio astensionismo di ieri in Emilia rappresenta la reazione ritorsiva dei corpi intermedi. Se il sindacato viene messo con le spalle al muro, chi si identifica con la cultura e la politica che si sono insediati nel sindacato decide di disertare le urne.

Si può dire che in Emilia le elezioni mancano del pathos dell’incertezza e del «voto utile», visto che il risultato è scontato: ma è sempre stato così, e mai l’astensionismo ha raggiunto livelli tanto allarmanti. Si dice anche che l’astensionismo è una sindrome molto diffusa già da tempo e che pure il sindaco di Roma l’anno scorso è stato votato da meno della metà dei romani. Però in Emilia si è assistito a un crollo. E mai avremmo potuto immaginare che l’Emilia si potesse dimostrare più astensionista della Calabria. Si tratta inoltre di un fenomeno privo di un colore sicuro.

Anche l’elettore di destra deluso da Berlusconi è sfiduciato e non va a votare. Anche l’elettore di Grillo che vede la carica del Movimento 5 Stelle spenta e incapace di indicare un’alternativa è tentato dall’astensione.

Ma non si può separare il destino dell’Emilia dal partito che, pur tra mille rotture, evoluzioni e discontinuità rappresenta e incarna l’eredità del Pci, la sua presenza capillare, la sua ramificazione in tutti i gangli sociali, cooperativi, sindacali, associativi. E dunque se in presenza del messaggio ottimistico ed elettrizzante del premier che è anche il segretario del partito che gode del massimo insediamento emiliano l’elettorato risponde così freddamente, la percezione del rifiuto appare inequivocabile.

E si evidenzia ancora di più che l’intero arco dei partiti, grillini inclusi, coinvolto nello scandalo dell’uso disinvolto dei fondi pubblici non dà agli elettori l’ossigeno per la minima fiducia. Anzi, nutre la sfiducia per tutto il sistema, percepito come un blocco indistinto, che spreca i soldi dei contribuenti con cene pantagrueliche, regali, articoli di consumo, oggetti lussuosi e persino sex toys pagati con i fondi che dovrebbero servire a finanziare la politica.

Ovvio che questo andazzo intollerabile abbia alimentato un rigetto disilluso e indiscriminato. E che il comportamento disdicevole dei consiglieri regionali abbia confermato e rafforzato una tendenza astensionista oramai solida e che ieri in Emilia ha assunto le caratteristiche di un crollo. Un campanello d’allarme per tutti i partiti, per le Regioni, per il premier e anche per i suoi avversari. Una data spartiacque. Un altro simbolo che si spegne.



Il Corriere della sera – 24 novembre 2014

4 commenti:

  1. Su facebook Raimondo Giunta scrive:

    Renzi esulta.Pensavo che fosse un prepotente.E' invece un miserabile.Non c'è stato un crollo dell'affluenza ai seggi,ma un disastro della democrazia.Il 37,7 di votanti in Emilia-Romagna ,terra eletta della partecipazione politica,è l'ultimo avviso per chi ha a cuore le sorti della democrazia e della civiltà della nostra convivenza.La partecipazione politica è parte costitutiva del capitale sociale e culturale di una nazione e la sua drastica ,inquietante riduzione deve allarmare ogni persona sensibile alle sorti del Bene Comune.

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  2. Loredana Piacentini: Astenersi dal votare é un forte messaggio che purtroppo i sordi non intendono. Ma il malcontento popolare potrebbe arrivare ad una rivolta se esisteranno i presupposti in un futuro.
    Riccardo Farci: HA vinto l'astensione record ..... ma, ai vincenti non importa ...
    Elvira Scibona: “Male affluenza, bene risultati: 2-0 netto. 4 regioni su 4 strappate alla dx in 9 mesi. Lega asfalta forza italia e Grillo. PD sopra il 40%". Che a votare sia andato il 37,67 dei votanti in Emilia Romagna e il 44,10 in Calabria sembra non turbare l'inarrestabile ciclone Renzi che sempre di più si sta abbattendo sull'Italia. Perchè l'importante è comunque vincere e non importa che lo si faccia con la minoranza che ha deciso di scendere in campo, di non asteneresi. La politica ridotta ad un campo da gioco in cui i contendenti si limitano a portare una maglia diversa , senza alcuna ideologia ma con l'unica idea di vincere la partita, sempre e comunque. In un campionato in cui sta avvenendo un ricambio generazionale , necessario per il partito di Berlusconi che attraverso Renzi sta ottenendo quanto ormai gli era impossibile avere in prima persona, e che come per "Amici" di Maria De Filippi sembra avere iniziato il "casting" per la scelta di nuovi talenti che possano affiancare o eventualmente sostituire l'attuale premier, ritrovarsi con due rappresentanti di una cultura che sembra essere nata negli studi televisivi Mediaset sembra rientrare nella "normalità". Matteo contro Matteo, è purtroppo l'espressione di una realtà che vede il prevalere di una tronfia , esaltata e urlante minoranza prevalere su una maggioranza che esprimendo il proprio dissenso con il non voto , e non riuscendo a trovare o a creare alternative valide, contribuisce suo malgrado a rafforzare il potere di chi non sa "spaziare" ma tende ad avere il possesso esclusivo dello spazio, il" terreno di conquista" che è riuscito a ritagliarsi . Con un Grillo, ormai esclusivamente stridulo, che nello scomposto e urlante ripetersi sembra avere stancato anche chi lo ha ascoltato e seguito . E il minacciato tsunami nei confronti del potere da abbattere,senza una alternativa, ragionevole idea di ricostruzione valida, si è trasformato inevitabilmente in un boomerang.

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  3. Mariangela Pace: astensione/(falsa)democrazia ...ripropongo ancora una volta Saramago perché è anche il mio pensiero
    "Tutto viene messo in discussione a questo mondo, solo su una cosa non si discute: non si mette in discussione la democrazia. La democrazia sta lì, come fosse una realtà santa, da cui non si pretendono miracoli, ma è lì come un punto di riferimento. Un riferimento, la democrazia. E non ci si accorge che la democrazia in cui viviamo è una democrazia sequestrata, condizionata, amputata, perché il potere del cittadino, il potere di ognuno di noi si limita alla sfera politica, al mantenimento di un governo che non gradisce o che al massimo potrebbe gradire. Niente più. Ma le grandi decisioni sono prese altrove. Tutti sappiamo dove. Le grandi organizzazioni finanziarie internazionali, il FMI, il WTO e la Banca Mondiale. Nessuno di questi organismi è democratico. E quindi come possiamo continuare a parlare di democrazia, se coloro che effettivamente governano il mondo non sono eletti dal popolo! Chi è che sceglie i rappresentanti di questi paesi in quelle organizzazioni? i rispettivi popoli no! Dov'è allora la democrazia?"

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  4. Da FB prendo altri commenti:

    Nino Triolo: Spesso penso che sia l'unica cosa da fare!

    Francesco Virga: Caro Nino, pur comprendendo le tue ragioni penso che in tal modo si finisce per dare ancora più forza a chi non lo merita!

    Nino Triolo: hai perfettamente ragione! Ma mi sembra di lottare contro i mulini a vento.

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