Una politica tutta
giocata sull'immagine del leader e sul rapporto diretto capo-elettori
che considera vecchiume da rottamare tutto ciò che rimanda alla
tradizione della sinistra (che, non va mai dimenticato, ha
significato finora soprattutto in Emilia Romagna movimento operaio
organizzato). Un ceto politico arrogante e corrotto privo di ogni
credibilità. Il dilagare della crisi che sempre più diventa guerra
fra italiani impoveriti e immigrati. La mancanza assoluta di una
alternativa (programmatica e organizzativa) di sinistra. Mescolate il
tutto e avrete il doppio risultato di un astensionismo alla stelle e
di una destra estrema (la Lega di Salvini) che cresce nel consenso
popolare.
Emilia-Romagna, un simbolo che si spegne
L’Emilia-Romagna
non è solo una Regione, è un simbolo. È la roccaforte della
sinistra lungo l’intero arco della storia repubblicana. Quando la
destra espugnò Bologna con Giorgio Guazzaloca, fu una frattura
nelle vicende della politica italiana. Quando meno della metà degli
elettori si reca alle urne, è un blocco intero che scricchiola, un
modello di consenso che vacilla.
L’Emilia-Romagna in
cui crolla la percentuale di chi si reca a votare è il regno dei
«corpi intermedi», dalle cooperative al sindacato al partito di
stampo tradizionale, che innervano la società, la integrano, le
danno coesione politica. Matteo Renzi gioca tutto il suo appeal
sulla «disintermediazione», sul rapporto diretto tra il leader e
gli italiani saltando la mediazione dei corpi intermedi.
Ma il massiccio
astensionismo di ieri in Emilia rappresenta la reazione ritorsiva
dei corpi intermedi. Se il sindacato viene messo con le spalle al
muro, chi si identifica con la cultura e la politica che si sono
insediati nel sindacato decide di disertare le urne.
Si può dire che in Emilia le elezioni mancano del pathos dell’incertezza e del «voto utile», visto che il risultato è scontato: ma è sempre stato così, e mai l’astensionismo ha raggiunto livelli tanto allarmanti. Si dice anche che l’astensionismo è una sindrome molto diffusa già da tempo e che pure il sindaco di Roma l’anno scorso è stato votato da meno della metà dei romani. Però in Emilia si è assistito a un crollo. E mai avremmo potuto immaginare che l’Emilia si potesse dimostrare più astensionista della Calabria. Si tratta inoltre di un fenomeno privo di un colore sicuro.
Anche l’elettore di
destra deluso da Berlusconi è sfiduciato e non va a votare. Anche
l’elettore di Grillo che vede la carica del Movimento 5 Stelle
spenta e incapace di indicare un’alternativa è tentato
dall’astensione.
Ma non si può separare
il destino dell’Emilia dal partito che, pur tra mille rotture,
evoluzioni e discontinuità rappresenta e incarna l’eredità del
Pci, la sua presenza capillare, la sua ramificazione in tutti i
gangli sociali, cooperativi, sindacali, associativi. E dunque se in
presenza del messaggio ottimistico ed elettrizzante del premier che
è anche il segretario del partito che gode del massimo insediamento
emiliano l’elettorato risponde così freddamente, la percezione
del rifiuto appare inequivocabile.
E si evidenzia ancora di
più che l’intero arco dei partiti, grillini inclusi, coinvolto
nello scandalo dell’uso disinvolto dei fondi pubblici non dà agli
elettori l’ossigeno per la minima fiducia. Anzi, nutre la sfiducia
per tutto il sistema, percepito come un blocco indistinto, che
spreca i soldi dei contribuenti con cene pantagrueliche, regali,
articoli di consumo, oggetti lussuosi e persino sex toys pagati con
i fondi che dovrebbero servire a finanziare la politica.
Ovvio che questo andazzo
intollerabile abbia alimentato un rigetto disilluso e
indiscriminato. E che il comportamento disdicevole dei consiglieri
regionali abbia confermato e rafforzato una tendenza astensionista
oramai solida e che ieri in Emilia ha assunto le caratteristiche di
un crollo. Un campanello d’allarme per tutti i partiti, per le
Regioni, per il premier e anche per i suoi avversari. Una data
spartiacque. Un altro simbolo che si spegne.
Il Corriere della sera –
24 novembre 2014
Su facebook Raimondo Giunta scrive:
RispondiEliminaRenzi esulta.Pensavo che fosse un prepotente.E' invece un miserabile.Non c'è stato un crollo dell'affluenza ai seggi,ma un disastro della democrazia.Il 37,7 di votanti in Emilia-Romagna ,terra eletta della partecipazione politica,è l'ultimo avviso per chi ha a cuore le sorti della democrazia e della civiltà della nostra convivenza.La partecipazione politica è parte costitutiva del capitale sociale e culturale di una nazione e la sua drastica ,inquietante riduzione deve allarmare ogni persona sensibile alle sorti del Bene Comune.
Loredana Piacentini: Astenersi dal votare é un forte messaggio che purtroppo i sordi non intendono. Ma il malcontento popolare potrebbe arrivare ad una rivolta se esisteranno i presupposti in un futuro.
RispondiEliminaRiccardo Farci: HA vinto l'astensione record ..... ma, ai vincenti non importa ...
Elvira Scibona: “Male affluenza, bene risultati: 2-0 netto. 4 regioni su 4 strappate alla dx in 9 mesi. Lega asfalta forza italia e Grillo. PD sopra il 40%". Che a votare sia andato il 37,67 dei votanti in Emilia Romagna e il 44,10 in Calabria sembra non turbare l'inarrestabile ciclone Renzi che sempre di più si sta abbattendo sull'Italia. Perchè l'importante è comunque vincere e non importa che lo si faccia con la minoranza che ha deciso di scendere in campo, di non asteneresi. La politica ridotta ad un campo da gioco in cui i contendenti si limitano a portare una maglia diversa , senza alcuna ideologia ma con l'unica idea di vincere la partita, sempre e comunque. In un campionato in cui sta avvenendo un ricambio generazionale , necessario per il partito di Berlusconi che attraverso Renzi sta ottenendo quanto ormai gli era impossibile avere in prima persona, e che come per "Amici" di Maria De Filippi sembra avere iniziato il "casting" per la scelta di nuovi talenti che possano affiancare o eventualmente sostituire l'attuale premier, ritrovarsi con due rappresentanti di una cultura che sembra essere nata negli studi televisivi Mediaset sembra rientrare nella "normalità". Matteo contro Matteo, è purtroppo l'espressione di una realtà che vede il prevalere di una tronfia , esaltata e urlante minoranza prevalere su una maggioranza che esprimendo il proprio dissenso con il non voto , e non riuscendo a trovare o a creare alternative valide, contribuisce suo malgrado a rafforzare il potere di chi non sa "spaziare" ma tende ad avere il possesso esclusivo dello spazio, il" terreno di conquista" che è riuscito a ritagliarsi . Con un Grillo, ormai esclusivamente stridulo, che nello scomposto e urlante ripetersi sembra avere stancato anche chi lo ha ascoltato e seguito . E il minacciato tsunami nei confronti del potere da abbattere,senza una alternativa, ragionevole idea di ricostruzione valida, si è trasformato inevitabilmente in un boomerang.
Mariangela Pace: astensione/(falsa)democrazia ...ripropongo ancora una volta Saramago perché è anche il mio pensiero
RispondiElimina"Tutto viene messo in discussione a questo mondo, solo su una cosa non si discute: non si mette in discussione la democrazia. La democrazia sta lì, come fosse una realtà santa, da cui non si pretendono miracoli, ma è lì come un punto di riferimento. Un riferimento, la democrazia. E non ci si accorge che la democrazia in cui viviamo è una democrazia sequestrata, condizionata, amputata, perché il potere del cittadino, il potere di ognuno di noi si limita alla sfera politica, al mantenimento di un governo che non gradisce o che al massimo potrebbe gradire. Niente più. Ma le grandi decisioni sono prese altrove. Tutti sappiamo dove. Le grandi organizzazioni finanziarie internazionali, il FMI, il WTO e la Banca Mondiale. Nessuno di questi organismi è democratico. E quindi come possiamo continuare a parlare di democrazia, se coloro che effettivamente governano il mondo non sono eletti dal popolo! Chi è che sceglie i rappresentanti di questi paesi in quelle organizzazioni? i rispettivi popoli no! Dov'è allora la democrazia?"
Da FB prendo altri commenti:
RispondiEliminaNino Triolo: Spesso penso che sia l'unica cosa da fare!
Francesco Virga: Caro Nino, pur comprendendo le tue ragioni penso che in tal modo si finisce per dare ancora più forza a chi non lo merita!
Nino Triolo: hai perfettamente ragione! Ma mi sembra di lottare contro i mulini a vento.