Tutte le alluvioni portano il nome di un torrente o di un fiume. La natura, milioni di anni fa, ha predisposto i fiumi e i torrenti. Molti di questi sono stati murati dagli uomini. La natura, prima o poi, si riprende tutto.
Per evitare nuovi disastri è necessario un NEW DEAL: il Governo nazionale deve predisporre un piano per il risanamento del territorio. In tal modo si darebbe anche lavoro qualificato a milioni di persone e la crisi economica che ha paralizzato il Paese verrebbe superata. Altro che Job Act!
“Puliamo l’alveo dei fiumi”
Tutte le alluvioni portano il nome di un torrente o di un fiume. La natura, milioni di anni fa, ha predisposto i fiumi e i torrenti per far arrivare al mare l’acqua delle piogge lungo la strada di minore resistenza ad ha predisposto intorno ai fiumi e ai torrenti degli spazi in cui le acque potessero espandersi nel loro cammino nel caso di piogge più intense.
Quando sono arrivate, le comunità umane hanno scoperto che l’alveo di un fiume o di un torrente è uno spazio economicamente prezioso e le strade, nel cercare i percorsi “più comodi”, si sono stese al fianco dei fiumi. Col passare dei secoli e sempre più intensamente negli ultimi 200 anni, lungo le strade sono cresciuti villaggi e città e zone agricole e industriali che lentamente si sono estesi sempre più vicino al fiume o torrente fino ad occuparne gran parte delle zone di espansione e dello stesso alveo.
Nello stesso tempo i prodotti dell’erosione delle valli, le scorie delle attività agricole e forestali e delle attività produttive e urbane hanno occupato l’alveo dei fiumi e torrenti diminuendo ulteriormente lo spazio in cui le acque possono muoversi. Ad ogni pioggia più intensa l’acqua cerca di arrivare al mare riappropriandosi degli spazi che la natura le aveva riservato e che sono stati imprudentemente occupati da edifici, terreni agricoli, strade, fabbriche, detriti, eccetera. Ben poco sono efficaci i tentativi di schiacciare i fiumi e i torrenti entro argini perché l’acqua spesso li spazza via con l’energia contenuta nel suo moto verso il mare.
L’unica ragionevole ricetta per rallentare la frequenza e i danni delle alluvioni, non potendo spostare le opere durature che li occupano, ormai consiste nel rimuovere dagli alvei dei fiumi e dei torrenti e dai fossi, lungo l’intero bacino idrografico, tutto quello che li ingombra e che frena il moto naturale delle acque. Subito. Le altre opere, rimboschimento, sistemazione dei versanti e divieti di edificazione nelle zone vicino alle acque in movimento, sono necessarie ma faranno sentire i loro effetti a distanza di tempo.
“Puliamo l’alveo dei fiumi” può essere un programma di azione politica da attuare valle per valle, faticoso, subito col coinvolgimento delle comunità locali, col lavoro di disoccupati e immigrati, con un investimento di pubblico denaro da spendere oggi per evitare costi e dolori e morti domani.
Riferimenti. In questo articolo Giorgio Nebbia sostiene la tesi già proposta e pubblicata da eddyburg un anno fa Un "esercito del lavoro" contro le cosiddette calamità naturali
Da http://www.eddyburg.it/2014/11/puliamo-lalveo-dei-fiumi.html
Se non lo fa il Governo questo piano, lo faccia la CGIL! Come fece Di Vittorio, nel dopoguerra ...
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