La pagina del 24 ORE di domenica scorsa
Ormai non ci sorprendiamo più di nulla: Dopo il Gramsci anticomunista c'era d'aspettarsi che saremmo arrivati, prima o poi, all'invenzione di uno Sciascia Democristiano!
E così domenica scorsa il SOLE 24 Ore, anticipando la conclusione di un saggio compreso nel IV numero della rivista Todomodo, prende spunto dalla pubblicazione di alcuni testi del giovane Sciascia su un periodico siciliano DC per tentare di trasformare lo scrittore di Racalmuto in un incredibile democristiano.
Di seguito riproponiamo il resoconto del nuovo scoop giornalistico apparso su http://www.malgradotuttoweb.it/ firmato dalla redazione.
Facile immaginare il commento che lo scrittore di Racalmuto avrebbe fatto di tale impostura. (fv)
Rivelazioni. Leonardo Sciascia democristiano, ecco la Prova
di Redazione | 16 novembre 2014
Un saggio di Domenico Scarpa per la rivista Todo Modo ricostruisce gli interventi di Sciascia negli anni ’50 su fogli democristiani. Il Domenicale del Sole 24 Ore anticipa alcuni stralci dello studio: “E’ inoppugnabile che lo scrittore almeno nel suo periodo iniziale agì da attivista Dc. Quale contraccolpo potrà avere tale scoperta sulla sua biografia intellettuale e politica?”
Tra la primavera 1950 e l’estate 1951 Leonardo Sciascia pubblicò venti dei ventisette testi delle sue “Favole della dittatura” sul periodo di commento politico La Prova, giornale democristiano fondato a Palermo da Giuseppe Alessi, l’organizzatore in Sicilia della Dc dopo la guerra.
La rivelazione è al centro di un saggio di Domenico Scarpa – incluso nell’ultimo numero della rivista Todo Modo, pubblicata dall’Associazione Amici di Sciascia, che sarà presentato a Napoli il 21 novembre, per i venticinque anni dalla morte dello scrittore – e di cui il Domenicale, inserto culturale del Sole 24 Ore anticipa ampi stralci.
Lo studioso Scarpa ricostruisce la collaborazione di Sciascia al periodico democristiano La Prova, ma anche alcuni interventi dello stesso Sciascia – nel periodo tra il 1948 e il 1951 – sull’organo regionale della Dc Sicilia del Popolo e la presenza della sua firma anche sulle colonne dello stesso organo nazionale democristiano Il Popolo. “Leonardo Sciascia, dunque, nel ruolo di polemista su testate Dc quale firma di punta: la sua sconosciuta prova democristiana negli anni che segnarono la schiacciante affermazione del partito dei cattolici”, scrive Scarpa ricordando che uno dei primi interventi pubblici dello scrittore risalgono agli anni ’40 nel giornale del Guf di Caltanissetta e sottolineando come sulla formazione politica del giovane Sciascia ci siano ancora oggi “ampie zone bianche”.
Secondo lo studio, Sciascia si sarebbe avvicinato all’area democristiana credendo nelle battaglie autonomiste di alcuni uomini di quel partito e in particolare nell’impegno di Giuseppe Alessi, avvocato di Caltanissetta con il quale Sciascia aveva avuto contatti già durante la guerra. Probabilmente, la sconfitta di Giuseppe Alessi dentro gli equilibri democristiani, con la svolta a destra della Dc, portarono Sciascia al progressivo allontanamento dalla Dc e quindi dalle sue pubblicazioni.
Al periodico La Prova Sciascia collaborò fin dal primo numero, con un articolo dedicato alla morte di George Orwell, un intervento che secondo Domenico Scarpa lascia intuire che “Le favole della dittatura” non fossero soltanto un riferimento al fascismo e alla dittatura mussoliniana, ma anche nei confronti del regime staliniano. Il numero inaugurale del periodico La Prova oltre all’articolo del ventinovenne Sciascia, conteneva anche un messaggio di auguri di don Luigi Sturzo e un intervento di don Primo Mazzolari, prete ed ex partigiano modenese.
A tamburo battente riprendo due commenti pervenuti tramite fecebook:
RispondiEliminaBernardo Puleio: fermo restando che vorrei leggere gli articoli in questione, di certo sappiamo che 1) su un periodico cattolico, Sciascia pubblìcò il testo giovanile delle Favole della dittatura: testo antifascista. 2) è falso dire che all'inizio degli anni '50 Sciascia fosse la penna di punta del "Popolo": era un giovane semplicemente sconosciuto (ma già ammirato da Pasolini). Certo vorrei leggere cosa ha scritto sul Popolo 3) a partire da Le parrocchie di Regalpetra l'attacco contro la Dc è violentissimo. Come mi sono permesso di ricordare anni fa in un mio saggìo apparso su una rivista cattolica "Labor". A partire daglì Zii di Sicilia, la Dc è considerata la prosecuzione del fascismo. Proprio per questa sua contiguità col fascismo e per la mancanza di senso dello Stato, scriverà nell'Affaire Moro, la Dc era il partito prediletto dagli Italiani
Francesco Virga: Carissimo Bernardo, lo stesso Scarpa - a differenza dei suoi interessati interpreti politici - riconosce che il fatto che il giovane Sciascia abbia pubblicato alcune sue cose su fogli DC non costituisce di per se' prova del suo presunto essere democristiano. Per il resto sono assolutamente d'accordo con te.
Leonardo Sciascia si rivolta nella tomba!
RispondiEliminaE' più che oppugnabile l'affermazione gratuita secondo la quale il giovane Sciascia avrebbe agito da "attivista democristiano"! L'ennesima conferma mi è venuta stamattina dal suo vecchio compagno di banco, Stefano Vilardo, amico di questo blog!
RispondiEliminaTramite facebook mi arriva anche il commento del Prof. Giuseppe Carlo Marino:
RispondiElimina" La cosa non mi stupisce. Prima o poi scopriranno che anch'io, giovanissimo, fui nel "gruppo" del settimanale cattolico "Sicilia Domani" che condusse una strenua battaglia contro la mafia, proprio contro la mafia-mafia della politica e dell'amministrazione, all'ombra del presidente della Regione Giuseppe D'Angelo (poi "oscurato", e politicamente travolto dai diktat mafiosi dei cugini Salvo e di Ciancimino). Metto le mani avanti e senza imbarazzo alcuno: la mia via di accesso alla militanza comunista fu l'anomalo "democristiano" Giorgio La Pira (mio maestro a Firenze), al cui influsso determinante fece seguito, in un faticoso percorso intellettuale e civile, la lezione di Antonio Gramsci, assunta all'inizio tramite il catto-comunismo di Felice Balbo e Franco Rodano. Per avere un saldo fondamento, una scelta culturale e politica che valga davvero come scelta di vita deve spesso moltissimo ad una lunga ricerca. Detto questo, preciso che non fui mai un democristiano militante (e poi, che cosa significava per un partito come la Dc la militanza?), così come credo che non lo sia mai stato Sciascia, nella sua tenace ricerca della "ragione".
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Francesco Virga: Bellissima la risposta che mi hai dato! Col tuo permesso la immortalo sul mio blog!
Giuseppe Carlo Marino: Fallo, altro che se te lo permetto! Non lo dico a nessuno ma avrei un certo bisogno di "eternità". Grazie.
RispondiEliminaPochi minuti fa Bernardo Puleio, autore di due bei libri dedicati a Sciascia, tramite facebook mi ha inviato la nota che trascrivo:
RispondiElimina" L'idea di Sciascia è che la Democrazia Cristiana ha incarnato la logica prosecuzione del fascismo, aspetto questo che, unito alla mancanza di senso dello Stato, ha consentito al partito cattolico un lungo e incontrastato dominio. Nell’Affaire Moro è contenuto un attacco durissimo alla DC : <<. Né Moro né il partito da lui presieduto avevano avuto il senso dello Stato […]. E del resto il richiamo e la congenialità per cui almeno un terzo dell’elettorato si riconosceva e si riconosce nel partito della Democrazia cristiana appunto risiedono nell’assenza in questo partito, di un’idea dello Stato: assenza rassicurante e si potrebbe dire energetica. […] Moro non era stato, fino al 16 marzo un “grande statista”. Era stato e continuò ad esserlo anche nella “prigione del popolo”, un grande politicante: vigile, accorto, calcolatore (II,482-83). Anche ne La Sicilia come metafora (1979) sono contenuti e ribaditi spunti critici sulla Democrazia cristiana ( p. 123): << La Democrazia cristiana ha fatto la sua comparsa nella vita politica italiana nel dopoguerra. Il successo le è venuto dal fatto di essersi presentata fin dall’inizio come un partito rassicurante, capace di garantire la continuità non soltanto giuridica, ma anche storica, ideologica e umana con il fascismo. Il suo leader Alcide De Gasperi non era stato in carcere per antifascismo; gli antifascisti notori che si contavano tra i democristiani erano così pochi, sicché gli italiani ebbero l’impressione, giustificata, che le dichiarazione di antifascismo della Dc fossero puramente formali. >> D’altronde, a giudizio di M. COLLURA, Il maestro di Regalpetra, Milano 1996, pp. 168-9: <> idea di politica susciterà l’ira del Palazzo, sarà aspramente contrastata. Del resto con le utopie non si può governare e Sciascia proprio nel governare individua l’impossibilità dell’applicazione della giustizia.>>
Mi sembra superfluo aggiungere che condivido quanto detto sopra.
Sempre da facebook riprendo oggi un simpatico scambio di battute che ho avuto sull'argomento con il prof. Giuseppe Carlo Marino:
RispondiEliminaGiuseppe Carlo Marino: Apprendo da Emanuele Macaluso che Leonardo Sciascia, nel 1944, faceva parte della cellula clandestina del Pci a Caltanissetta.
Francesco Virga: Emanuele Macaluso, caro Carlo, non è sempre attendibile. Comunque Sciascia non è mai stato democristiano, neppure da giovane. Me l'ha confermato il suo intimo amico Stefano Vilardo, suo compare di nozze e compagno di banco al Magistrale di Caltanissetta.
Giuseppe Carlo Marino: Comunque le informazioni, in qualche modo, si tengono insieme .
RispondiEliminaFrancesco Virga: Certamente! Tieni presente, peraltro, che Vilardo da giovane - a differenza di Nanà! - è stato segretario della sezione DC di Delia (CL). E, come ha più volte raccontato, è stato proprio Sciascia ad aprirgli gli occhi sulla realtà di quel partito, convincendolo ad uscirne!
Né comunista né marxista: sicuramente un uomo libero. "Non credo però alla psicoanalisi come terapia. La considero una truffa. Non ho mai visto se non peggiorare chi vi si è sottoposto. Come il marxismo, che serve per capire il passato. No, non per il presente, per la nostra vita: non credo."
RispondiEliminahttp://www.radioradicale.it/interviste-ma-sciascia-non-gradisce-i-panni-di-voltaire-sabato-sara-consegnato-allautore-di-todo-modo-il-premio-forte-dei-marmi-