27 novembre 2014

LA GUERRA, SOLO MORTE E DISTRUZIONE

Otto Dix, Fiandre dopo il fuoco 1936

       Nel Liceo di Giarre (CT), dove tra gli altri insegna l'amica Grazia Messina, anche i ragazzi partecipano attivamente alla vita scolastica. Ecco, ad esempio, il contributo dato da uno di loro, Fabio Lazzaro della V l, allo studio della I guerra mondiale:

la guerra, solo morte e distruzione

nelle immagini...


La “Nuova Oggettività” tedesca è figlia dell’espressionismo ed Otto Dix è stato uno degli esponenti più importanti ed interessanti di questo movimento artistico. Bisogna precisare che Dix si arruolò volontario nell’esercito tedesco, sospinto dall’entusiasmo e da un’idea probabilmente romantica della guerra, salvo poi rendersi conto dell’orrore avendolo vissuto in prima persona.

Questa esperienza ebbe un’influenza profonda sulla sua arte e il dipinto lo dimostra:





Il titolo è “Fiandre, dopo il fuoco”, dipinto nel 1936, rappresenta una drammatica esemplificazione della vita dei soldati in trincea un momento di pausa durante i combattimenti; i soldati in trincea sono esausti, intorno a loro c’è solo morte e distruzione.
 
 Il paesaggio sullo sfondo riprende in modo evidente un famoso quadro di un altrettanto famoso artista del Rinascimento tedesco: la Battaglia di Alessandro di Albrecht Altdorfer. Lo stesso tipo di paesaggio si ritrova sullo sfondo del dipinto di Otto Dix, in cui tuttavia cambia il senso del paesaggio: da cornice grandiosa ad un altrettanto grandioso evento, diventa lo sfondo, il contorno di un’immane tragedia. Una guerra dove non c’è niente di grandioso né di glorioso, ma solo morte, disperazione e distruzione; dove i sopravvissuti sono ridotti a delle larve umane, a degli esseri esausti ed impauriti. 

E’ la fine del sogno romantico che aveva spinto l’artista a partire in guerra con chissà quali ideali.


Albrecht Altdorfer, La battaglia di Alessandro

E’ la distruzione dell’idea romantica della guerra che si rispecchia nel dipinto di Altdorfer.



nei versi........

La guerra nel Carso è fonte di grande ispirazione per Ungaretti, il quale scrive in trincea diverse poesie, prima apparse sulla rivista «Lacerba» nel 1915 e poi pubblicate, nel dicembre 1916, nella raccolta Il porto sepolto: il diario dal fronte. A queste poesie se ne aggiungono altre, confluite prima nella raccolta Allegria di naufragi del 1919, poi nell’edizione dell’Allegria del 1931 e, con altre varianti, in quella definitiva del 1942.

Fratelli
Mariano, il 15 luglio 1916 (è a qualche chilometro a nord della linea dell’Isonzo)

Di che reggimento siete
                                                                      fratelli?                                                                                
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
 Fragilità
Fratelli


La poesia Fratelli si apre con una domanda che viene rivolta ai soldati che, nell’oscurità della notte, non sono immediatamente riconoscibili al poeta e ai suoi commilitoni. 

Compare subito la parola chiave della poesia (fratelli) che – posta in fondo alla frase attraverso l’artificio retorico dell’iperbato – assume particolare rilevanza. Il vocabolo in questione rappresenta un segno di speranza e di nuovo vigore. Anche in questa lirica, come in Soldati, Ungaretti ricorre all’uso dell’analogia con l’immagine della foglia appena nata che è accompagnata dal sentimento di fratellanza che s’istituisce fra i soldati che sono accomunati dalla paura di perdere la vita. Con l’appellativo di fratelli, i soldati riconquistano la propria umanità e l’immagine della foglia diventa un elemento di consolazione e un tiepido affacciarsi della positività, nonostante l’esperienza traumatica della guerra.
I soldati, avendo sempre davanti ai propri occhi immagini di morte, sono ben consapevoli di quanto siano fragili, tuttavia riescono anche a comprendere che la caducità è una caratteristica peculiare dell’intera condizione umana e accomuna tutti gli uomini in un sentimento di dolorosa fraternità. Gli uomini prendono coscienza di ciò e desiderano ribellarsi all’orrore della guerra attraverso un’”involontaria rivolta” che possa permettere loro di tornare gradualmente alla vita.
 
 Fabio Lazzaro, V l Liceo Statale di Giarre.

Da:http://150anniinsieme.blogspot.it/2014/11/la-guerra-solo-morte-e-distruzione.html
 

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