Otto Dix, Fiandre dopo il fuoco 1936
Nel Liceo di Giarre (CT), dove tra gli altri insegna l'amica Grazia Messina, anche i ragazzi partecipano attivamente alla vita scolastica. Ecco, ad esempio, il contributo dato da uno di loro, Fabio Lazzaro della V l, allo studio della I guerra mondiale:
la guerra, solo morte e distruzione
nelle immagini...
La “Nuova Oggettività” tedesca è figlia dell’espressionismo ed Otto Dix è
stato uno degli esponenti più importanti ed interessanti di questo
movimento artistico. Bisogna precisare che Dix si arruolò volontario
nell’esercito tedesco, sospinto dall’entusiasmo e da un’idea
probabilmente romantica della guerra, salvo poi rendersi conto
dell’orrore avendolo vissuto in prima persona.
Questa esperienza ebbe un’influenza profonda sulla sua arte e il dipinto lo dimostra:
Il titolo è “Fiandre, dopo il fuoco”, dipinto nel 1936,
rappresenta una drammatica esemplificazione della vita dei soldati in
trincea un momento di pausa durante i combattimenti; i soldati in
trincea sono esausti, intorno a loro c’è solo morte e distruzione.
Il
paesaggio sullo sfondo riprende in modo evidente un famoso quadro di un
altrettanto famoso artista del Rinascimento tedesco: la Battaglia di Alessandro di
Albrecht Altdorfer. Lo stesso tipo di paesaggio si ritrova sullo sfondo
del dipinto di Otto Dix, in cui tuttavia cambia il senso del paesaggio:
da cornice grandiosa ad un altrettanto grandioso evento, diventa lo
sfondo, il contorno di un’immane tragedia. Una guerra dove non c’è
niente di grandioso né di glorioso, ma solo morte, disperazione e
distruzione; dove i sopravvissuti sono ridotti a delle larve umane, a
degli esseri esausti ed impauriti.
E’ la fine del sogno romantico che aveva spinto l’artista a partire in guerra con chissà quali ideali.
Albrecht Altdorfer, La battaglia di Alessandro
E’ la distruzione dell’idea romantica della guerra che si rispecchia nel dipinto di Altdorfer.
nei versi........
La guerra nel Carso è fonte di grande ispirazione per Ungaretti, il
quale scrive in trincea diverse poesie, prima apparse sulla rivista
«Lacerba» nel 1915 e poi pubblicate, nel dicembre 1916, nella raccolta Il porto sepolto: il diario dal fronte. A queste poesie se ne aggiungono altre, confluite prima nella raccolta Allegria di naufragi del 1919, poi nell’edizione dell’Allegria del 1931 e, con altre varianti, in quella definitiva del 1942.
Fratelli
Mariano, il 15 luglio 1916 (è a qualche chilometro a nord della linea dell’Isonzo)
Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
Fragilità
Fratelli
La poesia Fratelli si apre con una domanda che viene rivolta ai
soldati che, nell’oscurità della notte, non sono immediatamente
riconoscibili al poeta e ai suoi commilitoni.
Compare subito la parola chiave della poesia (fratelli) che – posta in
fondo alla frase attraverso l’artificio retorico dell’iperbato – assume
particolare rilevanza. Il vocabolo in questione rappresenta un segno di
speranza e di nuovo vigore. Anche in questa lirica, come in Soldati,
Ungaretti ricorre all’uso dell’analogia con l’immagine della foglia
appena nata che è accompagnata dal sentimento di fratellanza che
s’istituisce fra i soldati che sono accomunati dalla paura di perdere la
vita. Con l’appellativo di fratelli, i soldati riconquistano la propria
umanità e l’immagine della foglia diventa un elemento di consolazione e
un tiepido affacciarsi della positività, nonostante l’esperienza
traumatica della guerra.
I soldati, avendo sempre davanti ai propri occhi immagini di morte, sono
ben consapevoli di quanto siano fragili, tuttavia riescono anche a
comprendere che la caducità è una caratteristica peculiare dell’intera
condizione umana e accomuna tutti gli uomini in un sentimento di
dolorosa fraternità. Gli uomini prendono coscienza di ciò e desiderano
ribellarsi all’orrore della guerra attraverso un’”involontaria rivolta”
che possa permettere loro di tornare gradualmente alla vita.
Fabio Lazzaro, V l Liceo Statale di Giarre.
Da:http://150anniinsieme.blogspot.it/2014/11/la-guerra-solo-morte-e-distruzione.html
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