15 novembre 2014

LA COSCIENZA DI CLASSE SECONDO WALTER BENJAMIN



Benjamin e la coscienza di classe

In realtà il Manifesto è così generoso che oggi on line regala la nota di Walter Benjamin che doveva essere inserita ne «L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica».
Per ringraziare dovremmo  comprare tutti il Manifesto, ma a Palermo da tempo non arriva più!


Manifesto, 15 novembre 2014, p.10
La storia svelata di una coscienza di classe
—  Walter Benjamin, 15.11.2014
Materiali. La nota dimenticata di Walter Benjamin 
walter benjamin

La coscienza di classe pro­le­ta­ria, che è la più illu­mi­nata, tra­sforma in maniera deci­siva – dicia­molo per inciso – la strut­tura della massa pro­le­ta­ria. Il pro­le­ta­riato for­nito di coscienza di classe costi­tui­sce una massa com­patta solo se visto dall’esterno, nell’immagine che ne hanno i suoi oppres­sori. Nel momento in cui esso intra­prende la pro­pria lotta di libe­ra­zione, in realtà la sua massa appa­ren­te­mente com­patta si è già sciolta. Smette di essere in balìa delle mere rea­zioni; passa all’azione. Lo scio­gli­mento della massa pro­le­ta­ria è opera della soli­da­rietà. Nella soli­da­rietà della lotta di classe pro­le­ta­ria è abo­lita l’inerte con­trap­po­si­zione a-dialettica fra indi­vi­duo e massa; per i com­pa­gni, essa non esi­ste. Per­ciò, per quanto la massa sia deci­siva per il capo rivo­lu­zio­na­rio, la sua opera mag­giore non è quella di tra­sci­nare le masse verso di sé, ma di farsi con­ti­nua­mente inclu­dere nelle masse, in modo da essere con­ti­nua­mente per esse uno fra le cen­ti­naia di migliaia. La lotta di classe scio­glie la massa com­patta dei pro­le­tari; per con­tro, pro­prio que­sta stessa lotta di classe com­prime la massa dei pic­coli borghesi.
La massa impe­ne­tra­bile e com­patta che Le Bon e altri hanno fatto oggetto della loro «psi­co­lo­gia delle masse» è quella pic­colo bor­ghese. La pic­cola bor­ghe­sia non è una classe; essa è, di fatto, sol­tanto massa, ed esat­ta­mente tanto più com­patta quanto mag­giore è la pres­sione a cui essa è espo­sta tra le due classi anta­go­ni­sti­che della bor­ghe­sia e del pro­le­ta­riato. In que­sta massa, in effetti, è deter­mi­nante il momento emo­zio­nale di cui si parla nella psi­co­lo­gia delle masse. Pro­prio per que­sto, però, la massa com­patta costi­tui­sce l’opposto rispetto ai qua­dri del pro­le­ta­riato che obbe­di­scono a una ratio col­let­tiva. In que­sta massa, in effetti, è deter­mi­nante quel momento reat­tivo di cui si parla nella psi­co­lo­gia delle masse. Ma pro­prio tra­mite quest’ultimo la massa com­patta, con le sue rea­zioni imme­diate, costi­tui­sce l’opposto rispetto ai qua­dri del pro­le­ta­riato, con le loro azioni, che sono sem­pre frutto di un com­pito, per momen­ta­neo che esso sia.
Così le mani­fe­sta­zioni della massa com­patta com­por­tano sem­pre, senza ecce­zioni, un ele­mento panico, sia che esse si espri­mano nell’entusiasmo bel­lico, nell’odio con­tro gli ebrei o nell’istinto di auto­con­ser­va­zione. – Una volta chia­rita la dif­fe­renza tra la massa com­patta (quella piccolo-borghese) e la massa dotata di coscienza di classe (quella pro­le­ta­ria), diventa palese anche il suo signi­fi­cato ope­ra­tivo. Per dirla in parole chiare: mai que­sta distin­zione appare più giu­sti­fi­cata che nei casi tutt’altro che rari in cui ciò che ori­gi­na­ria­mente era un atto vio­lento di tra­sgres­sione di una massa com­patta è diven­tato, in seguito a una situa­zione rivo­lu­zio­na­ria, forse già nell’arco di pochi secondi, l’azione rivo­lu­zio­na­ria di una classe.
Il tratto pecu­liare di simili pro­cessi vera­mente sto­rici è dato dal fatto che la rea­zione di una massa com­patta pro­voca in se stessa uno shock che la scio­glie e le per­mette di ren­dersi conto di essere un’unione di qua­dri dotati di coscienza di classe. Ciò che un tale pro­cesso con­creto con­tiene in un arco di tempo stret­tis­simo è una cosa ben diversa da ciò che nel lin­guag­gio dei tat­tici comu­ni­sti si chiama «la con­qui­sta della pic­cola bor­ghe­sia». Que­sti tat­tici sono inte­res­sati al chia­ri­mento di un simile evento anche in un altro senso. Un’ambigua con­ce­zione della massa, un rin­vio non vin­co­lante al suo stato d’animo quale viene con­ti­nua­mente ripro­po­sto dalla stampa rivo­lu­zio­na­ria tede­sca, ha indub­bia­mente ali­men­tato illu­sioni che sono dive­nute fatali per il pro­le­ta­riato tede­sco. Il fasci­smo, invece, è riu­scito a sfrut­tare in modo eccel­lente que­ste leggi, indi­pen­den­te­mente dal fatto che le abbia com­prese o meno. Esso sa che quanto più sono com­patte le masse che esso raduna, tanto mag­giori saranno le pos­si­bi­lità che gli istinti con­tro­ri­vo­lu­zio­nari della pic­cola bor­ghe­sia deter­mi­nino le rea­zioni di tali masse. Da parte sua, però, il pro­le­ta­riato pre­para una società in cui non esi­ste­ranno più, per la for­ma­zione delle masse, né le con­di­zioni ogget­tive né quelle soggettive.


Tra­du­zione di Giu­lio Schiavoni
Il manifesto, 15 novembre 2012, p. 10

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