Ripropongo di seguito un articolo apparso ieri sul principale giornale italiano che mette in risalto alcune palesi incongruenze presenti nei discorsi del leader fiorentino. A mio avviso, comunque, è una inutile perdita di tempo andare a cercare i padri nobili di un politicante che, per il modo in cui parla, mostra di non aver mai letto un libro!
Massimo Teodori
Le contraddizioni del
Pantheon di Renzi
Non entro nel merito
della polemica del presidente del Consiglio con i sindacati, né
intendo polemizzare con l’identità plurale, la cultura e le radici
proposte dallo stesso Matteo Renzi per un Pd in cui «tutti hanno
cittadinanza». Vorrei piuttosto discutere «la storia e i valori
della sinistra» che, secondo il segretario democratico, sarebbero
incarnati da un pantheon che include — sono parole sue — Enrico
Berlinguer e Nelson Mandela, Giuseppe Dossetti e Alexander Langer,
Giorgio La Pira e John Kennedy, Piero Calamandrei e Gandhi. Più che
una visione fondata su culture e tradizioni di pensiero politico
della sinistra occidentale, a me pare che questo pot-pourri di busti
marmorei sia stato raccolto in qualche mercatino domenicale che
contiene di tutto un po’.
Il pacchetto di mischia
renziano, che dovrebbe rispecchiare l’orizzonte politico-culturale
del premier, non è riconducibile alla socialdemocrazia continentale
del welfare state o al socialismo liberale, e neppure al riformismo
democratico sperimentato in varie forme di qua e di là
dell’Atlantico. Passando in rassegna quei busti marmorei si ha
l’impressione che la vera preferenza di Renzi sia un mix di
sinistra cristiano-integralista e italocomunismo perbenista che,
tuttavia, fino ad oggi non ha dato grandi prove. L’ambizioso leader
avrebbe fatto meglio a lasciar alla ricerca storica le personalità
del pantheon piuttosto che sollecitare riflessioni sul loro
significato politico-simbolico.
Enrico Berlinguer è
stato l’ultimo comunista che non ha mai voluto prendere atto della
catastrofe politica e ideale delle democrazie popolari e si è
ostinatamente aggrappato al fumoso cattocomunismo di stampo rodaniano
contro la prospettiva socialista e democratica che nello stesso
periodo si affermava in Europa con Olof Palme, Willy Brand e François
Mitterrand. Dossetti ha rappresentato il Vaticano illiberale
dell’articolo 7 di Pio XII, ed ha avversato la laica concezione
dello Stato del cattolico liberale Alcide De Gasperi. La Pira ha
portato a Firenze una ventata di populismo e terzomondismo che è
difficile prendere a modello.Calamandrei ha contrastato a fondo il
dossettismo alla Costituente in un’Italia allora funestata dal
clericalismo.
Gandhi e Mandela
rappresentano belle immagini di realtà esotiche d’altri tempi e
altri luoghi, e Langer fa la figura di una umanissima statuina in un
presepe che ha bisogno di verde. Infine l’accoppiata di Kennedy con
Berlinguer e La Pira è un nonsense riferito a un presidente
americano che operò da fermo anticomunista a Cuba e Berlino.
Certo, non va
sovrastimato il significato della trovata renziana, che sembra
nascondere più un vuoto di idee che non suggerire una visione e un
indirizzo adatti a guidare il futuro d’Italia. È vero che i
pantheon non sono carte programmatiche da esaminare con spirito
filologico, ma qualcosa deve pur significare in termini di propositi
l’elencazione di un insieme di personalità, soprattutto se
l’autore è presidente del Consiglio e leader del maggior partito
di sinistra alla testa del nostro Paese.
Non si può ignorare che
la celebrazione di determinate personalità implica un simbolismo
spesso più eloquente di complessi ragionamenti. Ecco perché sorge
il dubbio che a Renzi manchi quella cultura politica che dovrebbe
essere necessaria per andare oltre i tweet che evocano l’insalata
arcobaleno bianca, rossa e verde in salsa toscana.
Il Corriere della sera - 29 novembre 2014
Mi pare utile riproporre il bel scambio di battute sul tema che ho avuto in facebook con un amico:
RispondiEliminaFranco Mimmi: Dubito che Renzi abbia mai letto un libro, ma certo il suo Pantheon è così poco omogeneo che avalla qualsiasi idea più o meno progressista. Dove purtropo salta fuori il vecchio e un po' patetico anticomunista Teodori è nella definizione che dà di Berlinguer: "l’ultimo comunista che non ha mai voluto prendere atto della catastrofe politica e ideale delle democrazie popolari e si è ostinatamente aggrappato al fumoso cattocomunismo di stampo rodaniano". Ma suvvia...
Francesco Virga: Caro Franco, ancora una volta concordo con te!
Franco Mimmi: Aspetta, Francesco, che non avevo finito. Concordi ancora?
Francesco Virga: Naturalmente concordo anche con le critiche che muovi a Teodori che non è mai stato un modello per me! Ho citato il suo articolo solo perchè mi serviva (almeno in parte!) per attaccare Renzi. Ma forse avrei fatto meglio ad utilizzare argomenti e fonti più convincenti...
Franco Mimmi: No, hai fatto bene, il nucleo dell'articolo è centrato: quella macedonia di nomi risponde perfettamente alla mancanza di pensiero che sottintende le uscite di Roditore Traditore.