Ricevo e pubblico con piacere un invito
alla rilettura di un gran libro di Marguerite Yourcenar
Giuseppina
Bosco
“L’opera al
nero” contro i dogmi e i fanatismi d’ogni specie.
“L’opera al nero”, romanzo pubblicato nel 1968, prende l’avvio, come dice
l’autrice in una nota a margine1, da un racconto di 50 pagine dal
titolo “D’apres Durer”,che fu pubblicato a Gand nel 1934 con due altre novelle
a fondo storico (D’apres Durer, D’apres Greco, D’apres Rembrandt), che poi
sarebbero confluite nella raccolta “La morte guida il carro”, ma nello stesso
tempo costituivano il nucleo frammentato di un “enorme romanzo”, concepito tra
il 1921-25, quando l’autrice aveva 18 o 22 anni, come un grande affresco narrativo che si sviluppava
su più secoli e “su vari gruppi umani”.
Il titolo del capitolo iniziale doveva essere “Zenone”, nome del
personaggio principale immaginario,studioso,appassionato di alchimia che si
muove dentro un ampio scenario della storia del ‘500.
Il titolo “L’opera al nero” allude ai
trattati di alchimia, riferendosi alla fase di “separazione” e di
“dissoluzione” della sostanza, in quanto
questa operazione veniva applicata ad esperimenti sulla materia e ciò
significava esplorare quello che inizialmente era ignoto.
La vita del protagonista si svolge nell’arco dei sessanta anni, i cui
avvenimenti storici riguardano la divisione del mondo cattolico,la diffusione
della riforma protestante, la controriforma, le nuove scoperte geografiche, il
balzo all’economia capitalistica. Un romanzo ,dunque, storico che si dipana sia
attraverso la ricostruzione oggettiva dei fatti,
sia nell’invenzione, al fine di far immergere il lettore nell’epoca
rinascimentale. Un’età piena di contraddizioni in cui, nonostante l’evidente
affermazione dell’uomo come “faber fortunae suae”, predomina l’oscurantismo
controriformista. Nel personaggio di Zenone sono presenti gli stessi dubbi dei
grandi filosofi rinascimentali ed egli è pervaso dalla loro stessa curiosità intellettuale, che lo
spinge a studiare e rivisitare il pensiero scientifico di Democrito,
Aristotele, Pitagora, restando sempre un libero pensatore.
L’autrice, nella rappresentazione delle vicende del passato, vuole
trasmettere delle verità che non hanno tempo, e anche la malinconia, il
disagio, i ricordi, non sono sentimenti
privati, ma accomunano tutti gli uomini . E se ne “Le memorie di Adriano” il
protagonista è un personaggio storico realmente esistito e Zenone ,invece, è
frutto dell’invenzione narrativa, entrambi fanno i conti con la ricerca di se
stessi, il senso della vita ,la necessità e l’angoscia della morte.
Zenone si suppone sia nato nel
1510 a Bruges2, nella casa di Enrico Giusto (personaggio
secondario); la madre si chiamava Hizolde e il padre Alberico Dè Numi (giovane
prelato di antica stirpe fiorentina) il quale era inserito alla corte dei
Borgia e si dilettava a conversare, con il grande Leonardo Da Vinci, di macchine da
guerra. A Lione Conobbe Hizolde, sorella
di un suo socio in affari, l’avventuroso Lamprecht von Rechterghem. Lei era una “giovinetta dal volto affilato,
dai seni delicati, dalle palpebre di madre perla quasi rosa, che incastonavano
gli occhi grigi”.
La famiglia avviò il giovane alla carriera ecclesiastica sotto
la guida del canonico Bartolomeo Campanus. Il suo grande interesse per la filosofia e la letteratura lo portò ad un
lento distacco dalla dottrina cristiana. A causa della sua nuova visione del
mondo e della realtà, intraprenderà dei viaggi per soddisfare la sua continua
sete di conoscenza; dopo che scrisse
libri e trattati di fisica, medicina e alchimia fu ritenuto eretico e per
questo ricercato. Solo all’età di quarant’anni, con il nome di Sebastiano Theus, 3 deciderà di
ritornare al suo paese natio, dove svolgerà l’attività di medico dei poveri,
presso l’ospizio di San Cosma, offertagli dal priore dei Cordiglieri.
Accade proprio in questo momento che il protagonista intraprende un percorso di speculazione e riflessione sul
legame tra la corporeità e il mondo, ovvero “l’opus nigrum”.
Questa prima parte del romanzo segue l’impianto del racconto D’apres
Durer, mentre nella seconda e terza
parte del libro , dove è narrata la vita del protagonista, sono
inglobate le sezioni dell’antica pubblicazione.
L’autrice nel tracciare la vicenda del medico Zenone ,a differenza di
quella dell’imperatore Adriano,(celebrato nel grande romanzo “Memorie di
Adriano”,grande personaggio della storia e per questo rivisitato con dovizia di
documenti) si serve di biografie di alcuni filosofi e scienziati del ‘500 e
sempre nella postfazione de “L’opera al nero”4, informa i lettori
che la nascita illegittima del medico,
la sua educazione indirizzata alla carriera ecclesiastica, ricorda quella di
Erasmo da Rotterdam .Il tirocinio del giovane chierico presso l’abate Mitrano di
San Bavon a Gand, di cui si suppone l’ interesse per l’alchimia, è esemplato
dalle istruzioni che Paracelso ricevette dal vescovo di Settgach e dall’abate
di Spanheim, e dagli studi di Campanella
sotto la direzione del giudeo Abraham. I numerosi viaggi di Zenone in Turingia
, in Svezia, a Basilea e anche la sua
affermazione come medico, sono ricalcati sulle esperienze di Paracelso, medico svizzero, considerato un innovatore
della medicina in quanto curava le malattie con i minerali , il quale peregrinò
per diverse città dell’Europa .
L’operazione chirurgica compiuta
da Zenone sul giovane Han, a cui viene salvata la gamba
dall’amputazione,è ricavata dal resoconto di un intervento dello stesso genere
contenuto nei “Memoires” di Ambroise Parè, 5 che fu medico e
chirurgo presso la corte francese di Enrico II nel XVI secolo.
L’ultima parte del libro, in cui l’alchimista viene scoperto ed accusato
dal collaboratore Cipriano, è dedicata al suo processo da parte
dell’Inquisizione. Tra i tanti capi d’accusa raccolti contro di lui, vi è il sospetto
di sodomia (ripreso dalla vita di Leonardo Da Vinci, da Paracelso e da
Campanella), gli altri riguardano l’interesse verso l’alchimia, (che in quel
periodo era legata alla magia), l’aiuto fornito ai fuggiaschi accusati di
eresia e, nella lugubre ed opprimente ambientazione dei fatti, la Yourcenar
vuole mettere in risalto la libertà di pensiero,l’ansia di conoscenza e di
ricerca del giovane medico e la negazione di ogni forma di dogmatismo. La
lucida determinazione di darsi la morte è pure una affermazione di libertà per
il filosofo-alchimista, visibile in queste parole:”Tutto era fluido,e tale sarebbe stato
fino all’ultimo respiro.
Eppure, la sua decisione era presa: egli lo riconosceva non tanto dai segni sublimi
del coraggio e del sacrificio quanto da una forma ottusa di diniego, che
sembrava chiuderlo come un blocco alle influenze esterne, e quasi persino alle
sensazioni. Insediato nella propria fine, era già Zenone in aeternum.” 6 I
personaggi secondari presenti nel romanzo ,ma che hanno una funzione centrale
perché interagiscono con il personaggio principale, sono: Bartolomeo Campanus,
vecchio canonico e suo maestro, tratteggiato sul modello desueto dell’uomo
di chiesa del secolo precedente,il quale vuole indurre Zenone a ritrattare le
sue tesi per salvarsi, dimostrando così il proprio affetto paterno e la sua ammirazione nei confronti del
discepolo ; il priore dei Cordiglieri, uomo pio, esemplato dai personaggi dell’epoca, il quale
prima di abbracciare la carriera ecclesiastica visse esperienze mondane; il
monaco Cipriano, che fa parte della sedicente setta degli “Angeli” dedita ai
riti di promiscuità sessuale, di cui esistono testimonianze documentate di
processi nel ‘500, relative alle eresie sensuali 7.
E’ interessante notare come alcune figure di personaggi del popolo, e soprattutto
femminili, siano state delineate attingendo a pochi documenti dell’epoca, frutto per lo più di invenzione. Come Caterina, la serva del commerciante Jean
Mayer, con la quale Zenone aveva avuto un rapporto carnale : donna materiale, oscena,
isterica che, nel processo aveva accusato Zenone di aver avvelenato il suo
padrone, o come la contadina di
Oudebrugge (villaggio delle Fiandre) che, nella sua affabile ospitalità, si
prodigava a far fuggire i protestanti verso il nord, descritta anche lei con
potente realismo. Accanto alle popolane, vi sono pure le figure delle nobili,
delle principesse, tra cui donna
Margherita d’Austria, personaggio storico realmente esistito, in quanto moglie
di Massimiliano d’Asburgo, ma l’episodio in cui lei si ferma nella residenza
campestre del grande tesoriere con i festeggiamenti in suo onore, è inventato. Di lei l’autrice dà una descrizione dimessa :”E’ una donna
minuta, grassotta con il pallore triste delle vedove e con un atteggiamento di
buona casalinga che sapeva sorvegliare non solo la dispensa ma anche lo stato” 8
.
Altro personaggio inventato è Idealte, giovane quindicenne, figlia di un
nobile, faceva parte della setta degli Angeli, rimasta gravida, fu accusata di
infanticidio e per questo condannata dall’Inquisizione .La procedura penale per
i colpevoli di infanticidio con il rogo fuori le mura, menzionata dal libro ,è
stata presa dagli archivi giudiziari di Bruges.
Per quanto riguarda la scrittura e lo stile, l’opera rivela la grande
maestria della Yourcenar soprattutto per la capacità evocativa della parola, impreziosita
da una terminologia consona alla cultura e alla condizione sociale dei
personaggi. L’opera nella sua costruzione ha tonalità scure, le quali rivelano
una realtà drammatica, dominata dall’oscurantismo del potere politico e
culturale, in un periodo che si avvia verso una conoscenza più laica e
scientifica.
Negli anni Sessanta il romanzo si è rivelato di grande attualità,perché
periodo in cui si contestava la logica del potere capitalistico-imperialista e
si cercava di affermare la libertà dell’uomo dai condizionamenti
sociali,culturali e la liberazione dei costumi sessuali; e lo è a maggior
ragione oggi,in quanto sono pure evidenti gli attacchi alla libertà di pensiero
,d’informazione e di espressione, e dal Medio Oriente si profilano minacce del
terrorismo islamico a causa del fanatismo fondamentalista . Chiari sintomi di
un mondo allo sbaraglio di cui l’allegoria inquisitoria e oppressiva della
storia cinquecentesca è quanto mai pertinente.
Giuseppina Bosco
1 Marguerite
Yourcenar, “L’opera al nero” ,Universale Economica Feltrinelli,nota
dell’autrice pag287
2 ibidem, pag 16-18
3 ibidem, pag 129-130
4
ibidem, pag 290
5 ibidem p 291
7 ibidem, pag 182-183
8 Ibidem,pag39
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