26 marzo 2015

L' OPERA AL NERO DI M. YOURCENAR





Ricevo e pubblico con piacere un invito alla rilettura di un gran libro di Marguerite Yourcenar

Giuseppina Bosco
“L’opera al nero” contro i dogmi e i fanatismi d’ogni specie.

“L’opera al nero”, romanzo pubblicato nel 1968, prende l’avvio, come dice l’autrice in una nota a margine1, da un racconto di 50 pagine dal titolo “D’apres Durer”,che fu pubblicato a Gand nel 1934 con due altre novelle a fondo storico (D’apres Durer, D’apres Greco, D’apres Rembrandt), che poi sarebbero confluite nella raccolta “La morte guida il carro”, ma nello stesso tempo costituivano il nucleo frammentato di un “enorme romanzo”, concepito tra il 1921-25, quando l’autrice aveva 18 o 22 anni, come un  grande affresco narrativo che si sviluppava su più secoli e “su vari gruppi umani”.
Il titolo del capitolo iniziale doveva essere “Zenone”, nome del personaggio principale immaginario,studioso,appassionato di alchimia che si muove dentro un ampio scenario della storia del ‘500.
Il titolo “L’opera al nero” allude ai  trattati di alchimia, riferendosi alla fase di “separazione” e di “dissoluzione” della sostanza,  in quanto questa operazione veniva applicata ad esperimenti sulla materia e ciò significava esplorare quello che inizialmente era ignoto.
La vita del protagonista si svolge nell’arco dei sessanta anni, i cui avvenimenti storici riguardano la divisione del mondo cattolico,la diffusione della riforma protestante, la controriforma, le nuove scoperte geografiche, il balzo all’economia capitalistica. Un romanzo ,dunque, storico che si dipana sia attraverso la ricostruzione oggettiva dei fatti,  sia nell’invenzione, al fine di far immergere il lettore nell’epoca rinascimentale. Un’età piena di contraddizioni in cui, nonostante l’evidente affermazione dell’uomo come “faber fortunae suae”, predomina l’oscurantismo controriformista. Nel personaggio di Zenone sono presenti gli stessi dubbi dei grandi filosofi rinascimentali ed egli è pervaso dalla  loro stessa curiosità intellettuale, che lo spinge a studiare e rivisitare il pensiero scientifico di Democrito, Aristotele, Pitagora, restando sempre un libero pensatore.
L’autrice, nella rappresentazione delle vicende del passato, vuole trasmettere delle verità che non hanno tempo, e anche la malinconia, il disagio, i ricordi,  non sono sentimenti privati, ma accomunano tutti gli uomini . E se ne “Le memorie di Adriano” il protagonista è un personaggio storico realmente esistito e Zenone ,invece, è frutto dell’invenzione narrativa, entrambi fanno i conti con la ricerca di se stessi, il senso della vita ,la necessità e l’angoscia della morte.
 Zenone si suppone sia nato nel 1510 a Bruges2, nella casa di Enrico Giusto (personaggio secondario); la madre si chiamava Hizolde e il padre Alberico Dè Numi (giovane prelato di antica stirpe fiorentina) il quale era inserito alla corte dei Borgia e si dilettava a conversare, con il grande  Leonardo Da Vinci, di macchine da guerra.  A Lione Conobbe Hizolde, sorella di un suo socio in affari, l’avventuroso Lamprecht  von Rechterghem.  Lei era una “giovinetta dal volto affilato, dai seni delicati, dalle palpebre di madre perla quasi rosa, che incastonavano gli occhi grigi”. 
La famiglia  avviò  il giovane alla carriera ecclesiastica sotto la guida del canonico Bartolomeo Campanus. Il suo grande interesse per la  filosofia e la letteratura lo portò ad un lento distacco dalla dottrina cristiana. A causa della sua nuova visione del mondo e della realtà, intraprenderà dei viaggi per soddisfare la sua continua sete di conoscenza; dopo  che scrisse libri e trattati di fisica, medicina e alchimia fu ritenuto eretico e per questo ricercato. Solo all’età di quarant’anni, con il nome di  Sebastiano Theus, 3 deciderà di ritornare al suo paese natio, dove svolgerà l’attività di medico dei poveri, presso l’ospizio di San Cosma, offertagli dal priore dei Cordiglieri.
Accade proprio in questo momento che il protagonista intraprende  un percorso di speculazione e riflessione sul legame tra la corporeità e il mondo, ovvero “l’opus nigrum”. 
Questa prima parte del romanzo segue l’impianto del racconto D’apres Durer, mentre nella seconda e terza  parte del libro , dove è narrata la vita del protagonista, sono inglobate le sezioni dell’antica pubblicazione.
L’autrice nel tracciare la vicenda del medico Zenone ,a differenza di quella dell’imperatore Adriano,(celebrato nel grande romanzo “Memorie di Adriano”,grande personaggio della storia e per questo rivisitato con dovizia di documenti) si serve di biografie di alcuni filosofi e scienziati del ‘500 e sempre nella postfazione de “L’opera al nero”4, informa i lettori che la   nascita illegittima del medico, la sua educazione indirizzata alla carriera ecclesiastica, ricorda quella di Erasmo da Rotterdam .Il tirocinio del giovane chierico presso l’abate Mitrano di San Bavon a Gand, di cui si suppone l’ interesse per l’alchimia, è esemplato dalle istruzioni che Paracelso ricevette dal vescovo di Settgach e dall’abate di Spanheim, e  dagli studi di Campanella sotto la direzione del giudeo Abraham. I numerosi viaggi di Zenone in Turingia , in  Svezia, a Basilea e anche la sua affermazione come medico,  sono  ricalcati sulle esperienze di Paracelso,  medico svizzero, considerato un innovatore della medicina in quanto curava le malattie con i minerali , il quale peregrinò per diverse città dell’Europa .
L’operazione chirurgica compiuta  da Zenone sul giovane Han, a cui viene salvata la gamba dall’amputazione,è ricavata dal resoconto di un intervento dello stesso genere contenuto nei “Memoires” di Ambroise Parè, 5 che fu medico e chirurgo presso la corte francese di Enrico II nel XVI secolo.
L’ultima parte del libro, in cui l’alchimista viene scoperto ed accusato dal collaboratore Cipriano, è dedicata al suo processo da parte dell’Inquisizione. Tra i tanti capi d’accusa raccolti contro di lui, vi è il sospetto di sodomia (ripreso dalla vita di Leonardo Da Vinci, da Paracelso e da Campanella), gli altri riguardano l’interesse verso l’alchimia, (che in quel periodo era legata alla magia), l’aiuto fornito ai fuggiaschi accusati di eresia e, nella lugubre ed opprimente ambientazione dei fatti, la Yourcenar vuole mettere in risalto la libertà di pensiero,l’ansia di conoscenza e di ricerca del giovane medico e la negazione di ogni forma di dogmatismo. La lucida determinazione di darsi la morte è pure una affermazione di libertà per il filosofo-alchimista, visibile in queste parole:”Tutto era  fluido,e tale sarebbe  stato   fino   all’ultimo respiro. Eppure,  la   sua decisione era presa: egli  lo riconosceva non tanto dai segni sublimi del coraggio e del sacrificio quanto da una forma ottusa di diniego, che sembrava chiuderlo come un blocco alle influenze esterne, e quasi persino alle sensazioni. Insediato nella propria fine, era già Zenone in aeternum.” 6 I personaggi secondari presenti nel romanzo ,ma che hanno una funzione centrale perché interagiscono con il personaggio principale, sono: Bartolomeo Campanus, vecchio canonico e  suo maestro,   tratteggiato sul modello desueto dell’uomo di chiesa del secolo precedente,il quale vuole indurre Zenone a ritrattare le sue tesi per salvarsi, dimostrando così il proprio affetto paterno  e la sua ammirazione nei confronti del discepolo ; il priore dei Cordiglieri, uomo pio,  esemplato dai personaggi dell’epoca, il quale prima di abbracciare la carriera ecclesiastica visse esperienze mondane; il monaco Cipriano, che fa parte della sedicente setta degli “Angeli” dedita ai riti di promiscuità sessuale, di cui esistono testimonianze documentate di processi nel ‘500, relative alle eresie sensuali 7.
E’ interessante notare come alcune figure di  personaggi del popolo, e soprattutto femminili, siano state delineate attingendo a pochi documenti  dell’epoca, frutto per lo più di invenzione.  Come Caterina, la serva del commerciante Jean Mayer, con la quale Zenone aveva avuto un rapporto carnale : donna materiale, oscena, isterica che, nel processo aveva accusato Zenone di aver avvelenato il suo padrone,  o come la contadina di Oudebrugge (villaggio delle Fiandre) che, nella sua affabile ospitalità, si prodigava a far fuggire i protestanti verso il nord, descritta anche lei con potente realismo. Accanto alle popolane, vi sono pure le figure delle nobili, delle  principesse, tra cui donna Margherita d’Austria, personaggio storico realmente esistito, in quanto moglie di Massimiliano d’Asburgo, ma l’episodio in cui lei si ferma nella residenza campestre del grande tesoriere con i festeggiamenti in suo onore, è inventato.  Di lei l’autrice  dà una descrizione dimessa :”E’ una donna minuta, grassotta con il pallore triste delle vedove e con un atteggiamento di buona casalinga che sapeva sorvegliare non solo la dispensa ma anche lo stato” 8 .
Altro personaggio inventato è Idealte, giovane quindicenne, figlia di un nobile, faceva parte della setta degli Angeli, rimasta gravida, fu accusata di infanticidio e per questo condannata dall’Inquisizione .La procedura penale per i colpevoli di infanticidio con il rogo fuori le mura, menzionata dal libro ,è stata presa dagli archivi giudiziari di Bruges.
Per quanto riguarda la scrittura e lo stile, l’opera rivela la grande maestria della Yourcenar soprattutto per la capacità evocativa della parola, impreziosita da una terminologia consona alla cultura e alla condizione sociale dei personaggi. L’opera nella sua costruzione ha tonalità scure, le quali rivelano una realtà drammatica, dominata dall’oscurantismo del potere politico e culturale, in un periodo che si avvia verso una conoscenza più laica e scientifica.
Negli anni Sessanta il romanzo si è rivelato di grande attualità,perché periodo in cui si contestava la logica del potere capitalistico-imperialista e si cercava di affermare la libertà dell’uomo dai condizionamenti sociali,culturali e la liberazione dei costumi sessuali; e lo è a maggior ragione oggi,in quanto sono pure evidenti gli attacchi alla libertà di pensiero ,d’informazione e di espressione, e dal Medio Oriente si profilano minacce del terrorismo islamico a causa del fanatismo fondamentalista . Chiari sintomi di un mondo allo sbaraglio di cui l’allegoria inquisitoria e oppressiva della storia cinquecentesca è quanto mai pertinente.

Giuseppina Bosco

 1 Marguerite Yourcenar, “L’opera al nero” ,Universale Economica Feltrinelli,nota dell’autrice pag287

2   ibidem, pag 16-18

3  ibidem, pag 129-130

  4 ibidem,  pag 290

5  ibidem p 291

6 ibidem, pag 277

7  ibidem, pag 182-183

 8 Ibidem,pag39

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