23 marzo 2015

MADE IN ITALY

Michael Haas, Biennale, Venezia 2014


Il numero 68 della rivista «Allegoria» è dedicato allo studio dell’identità italiana contemporanea, e in particolare a un punto di forza della storia italiana recente, il Made in Italy come fenomeno storico, economico e culturale, studiato in una prospettiva multidisciplinare che comprende economia, moda, design, pubblicità, agroalimentare, musica, cinema, letteratura, filosofia. Quella che segue  è l’introduzione del curatore del numero, Daniele Balicco, ripresa dal sito   http://www.leparoleelecose.it/

Made in Italy


Gli italiani hanno fatto una scoperta che è la scoperta definitiva degli esseri umani: hanno scoperto che esiste soltanto una vita.
Gabriel García Márquez (1987)[1]
L’Italia sta attraversando, da almeno due decenni, un periodo di profondo smarrimento culturale. Usando la terminologia di Ernesto De Martino, potremmo sostenere che la nostra nazione si trovi in una vera e propria “crisi della presenza”. Una crisi cioè che non colpisce solo alcuni aspetti della nostra società (l’economia, il governo dello Stato, la cultura, l’istruzione di massa, l’ambiente, il riconoscimento internazionale), ma le forme elementari che regolano il senso di appartenenza di una popolazione ad un territorio; e alla sua storia.
Il sintomo più evidente di questa radicale crisi d’identità è riscontrabile in un doppio movimento conoscitivo sempre più comune nella rappresentazione che giornali, media, cinema, letteratura e, pamphlet vari danno del nostro paese: da un lato, una feroce attitudine auto-demolitoria; dall’altro, un’esterofilia sempre più cieca. Se questo tipo di descrizione è anche solo parzialmente verosimile, risulta evidente che fra differenziate percezioni internazionali dell’Italia, immagine auto-percepita e realtà sociale ed economica effettiva si aprono ampi spazi di non coincidenza e di contestazione, che crediamo sia quanto mai utile approfondire.
Per questa ragione, l’obiettivo del nuovo numero della nostra rivista è un obiettivo anzitutto conoscitivo. Il numero 67 è stato integralmente dedicato alla figura di Edward Said come intellettuale politico. Facendo propria la lezione più importante di Orientalismo, la redazione di «allegoria» ha deciso di provare a studiare l’“italianismo” contemporaneo, vale a dire la costruzione simbolica dell’immagine dell’Italia oggi così come appare se osservata fuori dei confini nazionali. In particolare, ci interessava capire come il nostro paese sia riuscito, soprattutto in questi ultimi quattro decenni, ad imporre con forza, attraverso il brand Made in Italy, un’immagine di Sé come modernità godibile. Un’immagine di Sé sempre più riconoscibile e forte, e che radicalmente confligge con l’auto-percezione che buona parte della cultura italiana, soprattutto umanistica, ha della propria modernità come fallimento istituzionale e catastrofe antropologica.
Se consultiamo, per esempio, gli ultimi dati forniti dall’Indice dell’Export dei principali distretti industriali italiani curato da Marco Fortis e Monica Carminati per la Fondazione Edison,[2] nonostante cinque anni di pesante crisi economica l’Italia resta la seconda potenza manifatturiera d’Europa, la quinta del mondo. Sono dati decisamente sorprendenti, soprattutto perché smontano l’auto-rappresentazione dell’Italia contemporanea a cui siamo abituati, vale a dire come un paese in pieno declino economico e culturale. Come ogni altra ricerca statistica, l’interpretazione dei dati aggregati è, naturalmente, discutibile. Tuttavia, ci interessava partire da questa lettura, proprio per mostrare come esistano ampi spazi di non coincidenza fra auto-percezione e realtà.[3] Per questa ragione, abbiamo deciso di aprire il numero 68 con un saggio di Francesco Garibaldo che aiuta anche il lettore con scarse competenze economiche a farsi un’idea più circostanziata dei punti di forza, così come dei problemi, della struttura produttiva dell’Italia contemporanea; mentre la successiva intervista a Giovanna Vertova consente di approfondire il conflitto delle interpretazioni, interno alla teoria economica, sul significato storico della rivoluzione dei distretti industriali a cavallo fra anni Sessanta e Settanta, e sulla sua metamorfosi in quello che oggi viene chiamato il sistema delle “multinazionali tascabili”.
 Continua su «Allegoria».


[1] G. García Márquez, «Sono un realista puro e triste», intervista a G. Minoli, in «il Sole 24 Ore», 18 aprile 2014 (il testo, trascrizione di un’intervista registrata dalla Rai nel 1987, è disponibile anche alla pagina Web http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2014-04-18/sono-realista-puro-e-triste-cerca-magia-200431.shtml?uuid=ABp2fJCB).
[2] M. Fortis, M. Carminati, Indice dell’Export dei principali distretti industriali italiani, Approfondimenti statistici, Fondazione Edison, Quaderno 136, gennaio 2014; il materiale è disponibile alla pagina Web http://www.fondazioneedison.it/binaries/pdf/pubblicazioni/quaderno136.pdf.
[3] Siamo ben consapevoli del fatto che dietro il successo del brand Made in Italy ci siano molte luci, così come molte ombre; basterebbe leggere anche solo il reportage di Giuseppe Ciulla, Ai confini dell’Impero. 5000 km nell’Europa dei diritti negati (Jaca Book, Milano 2011), per rendersi conto dell’enorme responsabilità europea (in primis tedesca e francese e poi italiana) nell’aver creato, con l’annessione dei paesi dell’Europa dell’Est, una colonia interna di sfruttamento selvaggio per le varie economie forti del continente, Made in Italy compreso. Le ombre, insomma, non appartengono solo alle produzioni nostrane, ma andrebbero studiate in parallelo all’interno del sempre più folle meccanismo di competizione infra-europeo e internazionale. Sullo scenario politico economico europeo, all’interno del quale va studiato il Made in Italy, si veda anzitutto: A. Graziani, Lo sviluppo dell’economia italiana. Dalla ricostruzione alla moneta europea, Bollati Boringhieri, Torino 2000; mentre per una prima bibliografia sull’attuale crisi economica e politica dell’area Euro, si veda: D. Marsh, The Euro. The Battle for the New Global Currency, Yale University Press, New Haven 2011; A. Bagnai, Il tramonto dell’Euro. Come e perché la fine della moneta unica salverebbe benessere e democrazia in Europa, Imprimatur, Roma 2012; R. Bellofiore, La crisi globale, l’Europa, l’euro e la sinistra, Asterios, Trieste 2012; A. Cohen, De Vichy à la communauté européenne, Puf, Paris 2012; V. Giacché, Titanic Europa. La crisi che non ci hanno raccontato, Imprimatur, Roma 2012.

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