"Uno spettro si aggira per l'Europa, lo spettro del comunismo".
Così inizia il Manifesto del Partito Comunista che Marx ed Engels
pubblicarono a Londra nel 1848 e da allora dovettero passare quasi 150
anni perché quello spettro si placasse trovando pace. Quanto tempo dovrà
passare perché avvenga lo stesso per lo spettro che nel frattempo ne ha
preso il posto? Anche oggi infatti uno spettro si aggira per l'Europa,
lo spettro dell'Islam…
Il parallelo con il comunismo non è
casuale. Ben prima di diventare totalitario infatti il comunismo fu già
da subito totalizzante. Non era cioè solo prassi politica, ma
riguardava anche la dimensione interiore della persona alla quale si
proponeva come cultura, etica, estetica, visione complessiva del mondo,
non senza un'accentuazione religiosa per la fede e l'obbedienza
richieste.Allo stesso modo
anche l'Islam è totalizzante, nel senso che non è solo religione e ciò
che la religione porta con sé (etica, estetica, Weltanschauung); è anche
politica, e nel suo essere tale anch'esso, da totalizzante, diviene
spesso totalitario.
È possibile che una religione o
un'ideologia totalizzante non diventi totalitaria? È possibile che le
religioni (le quali sono tutte totalizzanti, perché per meno non
sarebbero religio) non producano totalitarismi? Oppure, perché si possa
dare libertà e quindi democrazia, occorre necessariamente la
destituzione del pensiero totalizzante a favore del relativismo?
Per rispondere consideriamo il cristianesimo: come mai questa
religione, che è stata totalizzante e totalitaria almeno quanto l'Islam,
oggi non lo è più? La risposta consiste nel pronome personale "io": il
cristianesimo ha permesso alla coscienza di dire "io" e con ciò di
distaccarsi dalla dimensione totalizzante di religione + politica. Lo
strappo decisivo avvenne il 18 aprile 1521 a opera del frate agostiniano
Martin Lutero che, a cospetto dell'imperatore Carlo V durante la Dieta
di Worms, dopo che per l'ennesima volta gli era stato intimato di
ritrattare, disse: "Non posso e non voglio revocare nulla, perché è
pericoloso e ingiusto agire contro la propria coscienza. Non posso
diversamente. Io sto qui. Che Dio mi aiuti. Amen".
Venne poi Cartesio che nel 1637 segnò la svolta del pensiero filosofico
europeo dicendo "io penso, quindi sono" ( cogito ergo sum ), ovvero la
più grande consapevolezza di me stesso in quanto uomo mi è data dal mio
essere pensante. Da qui si aprì la strada all'Illuminismo e al cammino
faticoso (e sanguinoso) verso la democrazia, dove l'io penso filosofico
divenne un io penso politico e sociale.
La Chiesa cattolica si oppose sistematicamente a questo cammino:
scomunicò Lutero, mise all'Indice Cartesio e gli illuministi, avversò
ogni rivendicazione in tema di diritti umani, soprattutto la libertà di
coscienza. Alla fine però dovette cedere e finì per rivedere la sua
stessa dottrina: la libertà di coscienza, che Gregorio XVI in linea con
molti altri pontefici aveva definito un "delirio" ( deliramentum), un
secolo dopo, il 7 dicembre 1965, divenne parte della dottrina cattolica
con il documento Dignitatis humanae del Vaticano II e oggi è parte
integrante della predicazione dei Pontefici.
La Chiesa si è convertita? È stata costretta a convertirsi, avendo
perso lo scontro con la modernità. La quale però, non lo si dimentichi,
venne suscitata da credenti quali Lutero e Cartesio, e nutrita anche da
altri credenti tra cui gli illuministi tedeschi Lessing e Kant, e se lo
sottolineo è per evitare banali conclusioni laiciste e far comprendere
quanto il discorso sia dialetticamente molto complesso. In ogni caso
l'esito del processo di modernizzazione ci consegna oggi una religione
quale quella cristiana che, mantenendo la sua carica totalizzante per la
vita individuale, non cade per questo nel totalitarismo sociopolitico.
Potrà avvenire lo stesso per l'Islam? Potrà giungere esso ad accettare
lo spirito della democrazia, della diversità, della dimensione plurale
dell'esistenza che il mondo oggi impone? Nessuno lo sa e certamente sarà
un processo molto duro che condizionerà la vita dell'Europa per tanti
anni a venire.
Che fare per favorire questo processo? Vi sono misure a breve, a
medio e a lungo termine. A breve termine si tratta di combattere il
terrorismo con tutta la durezza necessaria, monitorando anche la
predicazione dei vari imam e impedendo quella che si rivela fomentatrice
di odio, ma senza mai associare al terrorismo l'Islam in quanto tale:
la distinzione tra terroristi e musulmani è assolutamente decisiva se
non si vuole avere un miliardo e mezzo di nemici e ostacolare
l'evoluzione positiva dell'Islam.
A medio termine si tratta di giungere finalmente al riconoscimento
ufficiale dello Stato palestinese da parte della comunità mondiale e
mettere fine per sempre alla progressiva espansione dei coloni ebrei,
facendo anzi tornare costoro nei territori di provenienza.
Oggi in Europa occorre sorvegliare con le armi le sinagoghe, ma
l'Islam non è mai stato antisemita, gli ebrei hanno vissuto per secoli
nei territori islamici, e quando il grande filosofo Mosè Maimonide fu
costretto a lasciare Cordova sua città natale perché era giunta al
potere una dinastia islamica oltranzista, non pensò minimamente di
rifugiarsi nella Francia cristiana ma rimase ancora in terra musulmana,
prima in Marocco poi in Egitto.
Se oggi molti musulmani stanno diventando nemici degli ebrei è solo
per l'umiliazione sistematica cui è sottoposto da anni il popolo
palestinese, con la compiacenza degli Usa. L'Europa non può e quindi non
deve permettere più il protrarsi di questa ingiustizia.
Per quanto concerne le misure a lungo termine entra in gioco il
discorso economico ed educativo, ovvero la possibilità di avere un
lavoro e la scuola. Mi soffermo su quest'ultima. Il compito della scuola
è offrire strumenti per la comprensione del mondo. Ora è evidente che
senza mettere in gioco la religione il mondo oggi non lo si capisce.
In questa prospettiva l'Italia non può più permettersi di sprecare
un'occasione così importante come l'ora di religione, di grande rilievo
per la potenzialità geopolitica e al momento ben lungi dall'essere
all'altezza della situazione.
Occorre trasformare l'ora attuale da insegnamento della religione
cattolica in un'ora in cui siano presentate "tutte" le religioni,
ovviamente in proporzione all'importanza di esse per l'Italia, e quindi
con particolare attenzione ai monoteismi, ma senza trascurare le
religioni orientali.
Quest'ora di "religioni", in cui non si tratta di credere ma di
conoscere, deve essere obbligatoria e avere la medesima dignità
curricolare delle altre. La condizione è ovviamente togliere alla Chiesa
cattolica ogni potere in merito a programmi e scelta degli insegnanti,
costruendo un'ora del tutto laica, rispettosa in egual modo delle
diverse religioni e super partes , dalla quale nessun cittadino deve
temere condizionamenti a priori alla coscienza, per lo meno non
diversamente da quanto li si tema nell'ora di letteratura o di
filosofia.
Anche così i nostri ragazzi impareranno fin da piccoli a conoscere i
lati positivi delle religioni altrui e a non averne paura, quella paura
che genera l'odio di cui si nutre lo spettro che si aggira attualmente
nelle nostre menti, ma senza la quale esso potrà placarsi e trovare
finalmente accoglienza e pace.
Vito Mancuso, la Repubblica 22 gennaio 2015
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