19 gennaio 2015

TROPPO TARDI COMPAGNO COFFERATI!





     Se Cofferati avesse rotto col partito dieci anni fa,  invece di accettare supinamente e stupidamente l'ordine  di andare a tappare un buco a Bologna, il suo odierno gesto avrebbe avuto più senso e sarebbe stato molto più apprezzato.        
    Oggi, pur rimanendo attuale la battaglia che con coraggio condusse nel 2002 come segretario della CGIL nella difesa della Costituzione e dello Statuto dei lavoratori, non può più sperare di avere i consensi  di allora. 
     Non mi piacciono però gli insulti che da più parti gli sono stati rivolti. Anzi, per mostrare la mia intatta gratitudine per quello che fece tredici anni fa, ripropongo un breve pezzo che scrissi allora e che venne anche pubblicato da  L' Unità  nella rubrica delle  Lettere. (fv)     


ONORE AL COMPAGNO COFFERATI
 Spero che la sinistra italiana, dai no global ai ds, dopo la grande manifestazione  unitaria di ieri, superando  le divisioni e i  personalismi  paralizzanti che hanno contribuito al successo di Berlusconi, riconosca  in Sergio Cofferati  il suo nuovo leader.


Cofferati  è un riformista serio, non un rivoluzionario né tanto meno un’estremista. Uno dei paradossi dell’Italia d’oggi  mi sembra questo: è diventato talmente raro incontrare persone serie, persone che credono davvero a quello che dicono, al punto tale che quando se ne incontra una  pare di vedere un marziano.


 Cosa ha fatto in fondo il segretario della CGIL per convincere milioni di padri e figli, studenti e pensionati, operai e disoccupati – e non soltanto quelli presenti ieri a Roma – a  riconoscersi nelle sue parole, nonostante la martellante propaganda televisiva a reti unificate del governo? 
Semplicemente l’essere riuscito ad apparire credibile dimostrando di essere coerente.  Fino ad oggi è stata soprattutto la coerenza a far difetto alla sinistra italiana: troppe volte si è predicato bene e razzolato male. Sergio Cofferati con ferma  pacatezza  aveva detto che sui diritti non era disposto a trattare, anche a rischio di rompere l’unità sindacale, e l’ha fatto conquistandosi  sul campo la comprensione anche di molti iscritti alla CISL e di altri sindacati.


La forza di persuasione che emana dall’inconsueto modo di comunicare di Sergio Cofferati  l’avevo già notata  l’8 marzo scorso, in occasione di un breve discorso che aveva tenuto  al Biondo di Palermo per la Festa delle donne.
Era dal tempo di Berlinguer che non ascoltavo un leader capace di parlare al cuore ed alla testa delle persone senza retorica. Uno stile così diverso dai tanti tromboni e venditori di fumo del passato e del presente.


Se si analizza bene il discorso tenuto ieri nella P.zza S. Giovanni di Roma, nonostante il tono più concitato e la voce rauca e rotta dall’emozione inevitabile quando si parla davanti ad un mare di persone, gli ingredienti sono sempre gli stessi: la ragione e la passione. Nelle sue parole, oltre all’aspetto della denuncia  circoscritta e documentata, c’è sempre spazio per il sogno e per la speranza di un mondo più  libero e giusto. Non a caso ha  concluso il suo intervento  citando i versi di un anonimo poeta indiano:     “IL CORPO DEL POVERO  /  CADREBBE  SUBITO  IN  PEZZI  / SE NON FOSSE LEGATO BEN STRETTO  /   DAL FILO DEI SOGNI”.



Palermo 24 marzo 2002                                     Francesco Virga

1 commento:

  1. Ma, forse, non troppo! Almeno spero che riesca, se non altro, a contribuire a far saltare il connubio RENZI-BERLUSCA per l'elezione del Presidente della Repubblica ...

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