Se Cofferati avesse rotto col partito dieci anni fa, invece di accettare supinamente e stupidamente l'ordine di andare a tappare un buco a Bologna, il suo odierno gesto avrebbe avuto più senso e sarebbe stato molto più apprezzato.
Oggi, pur rimanendo attuale la battaglia che con coraggio condusse nel 2002 come segretario della CGIL nella difesa della Costituzione e dello Statuto dei lavoratori, non può più sperare di avere i consensi di allora.
Non mi piacciono però gli insulti che da più parti gli sono stati rivolti. Anzi, per mostrare la mia intatta gratitudine per quello che fece tredici anni fa, ripropongo un breve pezzo che scrissi allora e che venne anche pubblicato da L' Unità nella rubrica delle Lettere. (fv)
ONORE AL COMPAGNO COFFERATI
Spero che la sinistra italiana, dai no global
ai ds, dopo la grande manifestazione
unitaria di ieri, superando le
divisioni e i personalismi paralizzanti che hanno contribuito al
successo di Berlusconi, riconosca in
Sergio Cofferati il suo nuovo leader.
Cofferati è un riformista serio, non un rivoluzionario
né tanto meno un’estremista. Uno dei paradossi dell’Italia d’oggi mi sembra questo: è diventato talmente raro
incontrare persone serie, persone che credono davvero a quello che dicono, al
punto tale che quando se ne incontra una
pare di vedere un marziano.
Cosa ha fatto in fondo il segretario
della
CGIL per convincere milioni di padri e figli, studenti e pensionati,
operai e disoccupati – e non soltanto quelli presenti ieri a Roma – a
riconoscersi nelle sue parole, nonostante la
martellante propaganda televisiva a reti unificate del governo?
Semplicemente l’essere riuscito
ad apparire credibile dimostrando di essere coerente. Fino ad oggi è stata
soprattutto la coerenza a far difetto alla sinistra italiana: troppe volte si è
predicato bene e razzolato male. Sergio Cofferati con ferma pacatezza
aveva detto che sui diritti non era disposto a trattare, anche a rischio
di rompere l’unità sindacale, e l’ha fatto conquistandosi sul campo la comprensione anche di molti
iscritti alla CISL e di altri sindacati.
La
forza di persuasione che emana dall’inconsueto modo di comunicare di Sergio
Cofferati l’avevo già notata l’8 marzo scorso, in occasione di un breve
discorso che aveva tenuto al Biondo di
Palermo per la Festa delle donne.
Era dal tempo di Berlinguer che non ascoltavo
un leader capace di parlare al cuore ed alla testa delle persone senza
retorica. Uno stile così diverso dai tanti tromboni e venditori di fumo del
passato e del presente.
Se
si analizza bene il discorso tenuto ieri nella P.zza S. Giovanni di Roma, nonostante il tono più
concitato e la voce rauca e rotta dall’emozione inevitabile quando si parla
davanti ad un mare di persone, gli ingredienti sono sempre gli stessi: la
ragione e la passione. Nelle sue parole, oltre all’aspetto della denuncia circoscritta e documentata, c’è sempre spazio
per il sogno e per la speranza di un mondo più
libero e giusto. Non a caso ha
concluso il suo intervento
citando i versi di un anonimo poeta indiano: “IL
CORPO DEL POVERO / CADREBBE
SUBITO IN PEZZI
/ SE NON FOSSE LEGATO BEN STRETTO
/ DAL FILO DEI SOGNI”.
Palermo
24 marzo 2002 Francesco
Virga
Ma, forse, non troppo! Almeno spero che riesca, se non altro, a contribuire a far saltare il connubio RENZI-BERLUSCA per l'elezione del Presidente della Repubblica ...
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