01 marzo 2015

L' ILLUMINISMO SECONDO ROBERT DARNTON














Due libri di Robert Darnton , pubblicati da Adelphi, mettono in luce aspetti poco noti di quel grande movimento culturale e politico passato alla storia come Illuminismo.
Dei  due libri riproduciamo, di seguito, i risvolti di copertina:



Ci sono opere che hanno letteralmente cambiato il panorama della civiltà, e a questa categoria appartiene senza dubbio l'Ency­clopédie di Diderot e d'Alembert. Con i ventotto volumi in folio della prima edizione e l'enorme varietà delle sue 71.818 voci, accompagnate da 2885 tavole, segnò un rivolgimento radicale nel modo di concepire la cultura, presentandosi come la summa dell'Illuminismo. Ma fu – come subito apparve evidente – anche un'impresa economicamente assai redditizia, e in virtù dello stesso motivo per cui il governo francese voleva sequestrarla: in odor di eresia, si vendeva perché sfidava i valori tradizionali e le autorità consolidate. Alle speculazioni dei philosophes, ben presto, fecero quindi da prosaico controcanto le speculazioni di genere assai diverso dei vari editori dell'Encyclopédie, che, mossi da un'avidità senza limiti, rappresentarono la perfetta incarnazione di quella fase della storia economica che prende il nome di «capitalismo selvaggio». Ricostruendo la biografia dell'Encyclopédie, Robert Darnton racconta così un'appassionante storia di spionaggio industriale ante litteram, e al tempo stesso compone un magistrale trattato in cui convergono storia del lavoro e dell'econo­mia, storia delle idee e della cultura, e dove trovano risposta domande fondamentali: in che modo si propagarono nella società i grandi movimenti intellettuali? Che peso ebbero sulla sostanza e sulla diffusione della letteratura la sua base materiale e la tecnologia della sua produzione? Come funzionava l'editoria in quanto impresa industriale, e come si collocava entro i sistemi politici ed economici dell'Europa prima della Rivoluzione francese?






«Robert Darnton possiede la curiosità investigativa del reporter di razza, la scrupolosità dello studioso e la sensibilità del romanziere». Così un illustre critico, Stanley Hoffmann, presentò questo libro quando apparve in America nel 1984. Di fatto, il progetto di Darnton è estremamente ambizioso: si tratta, nelle parole dell’autore, «di mostrare non solo che cosa pensava la gente, ma come pensava – come interpretava il mondo, gli dava un senso e gli conferiva un significato emotivo». Così Darnton ha scelto la via di illuminare la sensibilità e i modi di vita del Settecento francese, in ambienti disparati, attraverso sei storie, in gran parte basate su inediti documenti di archivio, che qui balzano sulla pagina come altrettanti racconti. Si passa dal «grande massacro dei gatti», feroce vicenda che si svolge nell’ambiente artigiano di Parigi, alle indagini di un ispettore di polizia che sorveglia le attività di scrittori considerati pericolosi per il regime; dalle strategie di Diderot e d’Alembert nel corso dell’immenso lavoro per l’Encyclopédie alle singolari reazioni dei lettori allo scrittore che scosse radicalmente la sensibilità dell’epoca: Rousseau. E il saggio iniziale illumina il truculento folklore contadino che fa da sfondo alle grandi fiabe di Perrault e Madame d’Aulnoy. Magistrale nell’uso e nella scoperta delle fonti, Darnton unisce alla solidità della dottrina un gusto delizioso per l’avventurosità del reale. Seguendolo per le vie poco battute che qui ci rivela, ci troveremo ad avere, alla fine, un’immagine molto più precisa, molto più concreta di una grande epoca, che spesso si presenterà con aspetti diversi e contrastanti rispetto a quelli troppo levigati che la memoria storica ci ha trasmesso. Con questo libro variegato, Darnton ci dà l’esempio più efficace della sua maniera (se non vogliamo usare parole ingombranti come «metodo»).

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