10 aprile 2014

LA SCHIAVITU' TRA MUSEI E REALTA'


Bordeaux (come già Liverpool) dedica un museo alla tratta degli schiavi che la arricchì per secoli.
Luigi Onori

La musica popolare? Né bianca né nera. E’ atlantica
In coper­tina un pos­sente ritratto eque­stre di Tous­saint Lou­ver­ture con la spada sguai­nata; l’eroe della rivo­lu­zione di Santo Domingo spicca sullo sfondo rosso del volume Bor­deaux au XVIIIe siè­cle. Le com­merce atlan­ti­que et l’esclavage (Le Festin/Musée d’Aquitaine; pp.205, testo in inglese e fran­cese, euro 24).

Il volume col­let­tivo (pre­fa­zione di Alain Juppé, con­tri­buti di Fra­nçois Hubert, Chri­stian Block e Jac­ques de Cauna) è il «cor­ri­spon­dente libra­rio» delle sug­ge­stive e mul­ti­me­diali sale che l’importante museo di Bor­deaux ha dedi­cato alla tratta degli schiavi, sale inse­rite dal 2009 nell’esposizione per­ma­nente della dina­mica strut­tura cul­tu­rale che docu­menta la sto­ria della città por­tuale intrec­cian­dola a quella dell’Europa e del mondo.
Il sin­daco Juppé cita nella pre­fa­zione («Un mes­sage de vérité et d’humanisme») il Museo Inter­na­zio­nale della Schia­vitù di Liver­pool a cui le sale bor­do­lesi si ispi­rano, giun­gendo alla loro rea­liz­za­zione (e al rela­tivo, docu­men­tato e pre­zioso cata­logo) dopo un iti­ne­ra­rio tutto tran­sal­pino. È stata, infatti, la Fran­cia con una legge del 10 mag­gio 2001 la prima nazione a rico­no­scere la schia­vitù e la tratta dei Neri come un cri­mine con­tro l’umanità e a pre­ve­dere una «jour­née natio­nale de com­mé­mo­ra­tion des mémoi­res, de la Traite négrière, de l’esclavage et de leurs abo­li­tions»; nel 2004 un decreto ha poi isti­tuito il «Comité pour la mémoire de l’esclavage» (dive­nuto nel 2009 comi­tato per la memo­ria e la sto­ria dello schia­vi­smo).

Il libro – ricco e curato nella sua veste gra­fica come nell’apparato ico­no­gra­fico, vero e pro­prio sag­gio «visivo» – è arti­co­lato in cin­que capi­toli: Bor­deaux au XVIIIe siè­cle; Bor­deaux porte océane: com­merce en droi­ture et Traite des Noirs; Saint-Domingue, l’Eldorado des Aqui­tains; Révo­lu­tions, abo­li­tions, «héri­ta­ges», «Mémoi­res et histoire».



La let­tura dei ben docu­men­tati saggi porta alla sco­perta di infor­ma­zioni in grado di cam­biare una per­ce­zione gene­rica (o «mitica») della tratta. I porti con la mag­giore «atti­vità negriera» sono stati Liver­pool (4894 spe­di­zioni), Lon­dra (2704), Bri­stol (2064), Nan­tes (1714), Bor­deaux, La Rochelle e Le Havre-Rouen (400 – 500). La capi­tale dell’Aquitania tra il 1672 ed il 1837 ha depor­tato circa 150.000 schiavi, spin­gen­dosi nella cac­cia fino al Mozam­bico e tra­spor­tando la sua merce umana – attra­verso il middle pas­sage — soprat­tutto nelle Antille, a Santo Domingo.

Di estremo valore le pagine sulle con­di­zioni di vita degli schiavi nell’isola carai­bica, quelle sulla rivo­lu­zione e le varie abo­li­zioni della schia­vitù. Non manca un breve sag­gio dove si parla dell’influenza a New Orleans dei fran­cesi e degli afroan­til­lani pro­ve­nienti da Santo Domingo, sag­gio in cui si citano pia­ni­sti e com­po­si­tori come Louis Moreau Got­t­schalk, Jelly Roll Mor­ton, Roy Brown, affer­mando che «que­sta musica popo­lare di por­tata uni­ver­sale non è né nera né bianca, ma atlantic

Il Manifesto – 18 marzo 2014

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