Vi ricordate della caccia alle streghe? A Vardø, un'isola
sperduta nel mare di Barents (Norvegia), un monumento ricorda i crimini commessi
contro le donne in nome della lotta alle streghe. Riportiamo da un
più ampio articolo la parte che ne parla.
Lara Ricci
Viaggio in
Norvegia
Una fioca
lampadina illumina la tetra storia di Karen Edisdatter, una donna
Sami processata il 13 maggio 1620 a Omgang, poco a est di Capo
Nord. Era accusata di stregoneria e di aver invocato la malattia e
la morte di diverse persone.
Confessò «che un
giorno, portando al pascolo gli armenti, provò una grande
stanchezza; che il diavolo venne da lei sotto le spoglie di un
uomo massiccio e senza testa; che le chiese se fosse sveglia e lei
rispose: "non sono sveglia né addormentata"; che le
promise successo in ogni sua impresa se lei avesse accettato le
sue chiavi; che lei preferì un bel nastro alle chiavi; che dopo
tutto ciò si sentì confusa, lui la tormentava se si rifiutava di
fare qualcosa di cattivo e le tirava gli arti così tanto da farle
uscire il sangue dal naso e dalla bocca; che il diavolo era sempre
al suo fianco tranne quando il prete era nei paraggi; che mentre
proferì "possa prenderti il diavolo" questo le era
accanto; che lei provocò la morte di Abraham Nilsen, Henrich di
Gamvik e di due altre persone; fece un incantesimo a Henrich
perché lui rifiutò di prestarle una pentola». Karen fu
condannata a morte e bruciata sul rogo.
I lumi sono 91 lungo un corridoio buio, sospeso a una leggera struttura di legno piantata su una scogliera immersa nella neve e nella notte artica. Ciascuna fa luce sul resoconto di un processo ad altrettante donne (tranne 14 che erano uomini) bruciate vive durante la ferocissima caccia alle streghe che infiammò la contea di Finnmark dal 1600 al 1692.
Le vittime furono
soprattutto norvegesi, un quinto erano membri dell'ultimo popolo
indigeno d'Europa, i Sami. Custodi di una cultura mirabilmente
adattata alla vita nelle gelide terre boreali, subirono tremende
persecuzioni quando si decise di cristianizzarli e, di pari passo,
di sfruttare le ricchezze naturali dell'estremo Nord, secondo un
copione ben sperimentato.
L'ultimo a essere
ucciso fu proprio uno di loro, centenario, accusato di aver usato
un tamburo rituale e di aver praticato la stregoneria. Confessò
di averlo costruito, di saperlo suonare, di conoscere il
significato dei simboli che vi erano dipinti. Negò di avere
abiurato dio e la cristianità. Ammise che se ne serviva per
predire le fortune dei viaggiatori e per aiutare chi era nei guai.
Fu ammazzato con un'ascia mentre era in attesa di giudizio, alle
porte del XVIII secolo.
Monumento più unico che raro, destinato com'è a commemorare crimini accaduti quasi 400 anni fa che si preferisce dimenticare, lo Steilneset Memorial è stato progettato dall'architetto svizzero Peter Zumtohor e aperto nel 2011.
Poco più in là, una sedia di metallo
brucia nella fiamma perpetua di The Damned, The Possessed and The
Beloved, ultima grande installazione dell'artista franco
statunitense Louise Bourgeois.
Siamo a Vardø,
un'isola sperduta nel mare di Barents, nell'estremo Nord Est
norvegese, a oriente anche di Istanbul e San Pietroburgo. Fu
teatro di numerosissimi roghi ed è una delle ultime tappe dei
traghetti-cargo Hurtigruten che dal 1893 portano merci, cittadini
e visitatori stranieri su e giù per la frammentata costa del
paese scandinavo (...).
Il Sole 24 ore – 4
gennaio 2015
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