09 gennaio 2015

L' ISOLA DELLE STREGHE




  Vi ricordate della caccia alle streghe? A Vardø, un'isola sperduta nel mare di Barents (Norvegia), un monumento ricorda i crimini commessi contro le donne in nome della lotta alle streghe. Riportiamo da un più ampio articolo la parte che ne parla.

Lara Ricci

Viaggio in Norvegia
Una fioca lampadina illumina la tetra storia di Karen Edisdatter, una donna Sami processata il 13 maggio 1620 a Omgang, poco a est di Capo Nord. Era accusata di stregoneria e di aver invocato la malattia e la morte di diverse persone.

Confessò «che un giorno, portando al pascolo gli armenti, provò una grande stanchezza; che il diavolo venne da lei sotto le spoglie di un uomo massiccio e senza testa; che le chiese se fosse sveglia e lei rispose: "non sono sveglia né addormentata"; che le promise successo in ogni sua impresa se lei avesse accettato le sue chiavi; che lei preferì un bel nastro alle chiavi; che dopo tutto ciò si sentì confusa, lui la tormentava se si rifiutava di fare qualcosa di cattivo e le tirava gli arti così tanto da farle uscire il sangue dal naso e dalla bocca; che il diavolo era sempre al suo fianco tranne quando il prete era nei paraggi; che mentre proferì "possa prenderti il diavolo" questo le era accanto; che lei provocò la morte di Abraham Nilsen, Henrich di Gamvik e di due altre persone; fece un incantesimo a Henrich perché lui rifiutò di prestarle una pentola». Karen fu condannata a morte e bruciata sul rogo.

I lumi sono 91 lungo un corridoio buio, sospeso a una leggera struttura di legno piantata su una scogliera immersa nella neve e nella notte artica. Ciascuna fa luce sul resoconto di un processo ad altrettante donne (tranne 14 che erano uomini) bruciate vive durante la ferocissima caccia alle streghe che infiammò la contea di Finnmark dal 1600 al 1692.



Le vittime furono soprattutto norvegesi, un quinto erano membri dell'ultimo popolo indigeno d'Europa, i Sami. Custodi di una cultura mirabilmente adattata alla vita nelle gelide terre boreali, subirono tremende persecuzioni quando si decise di cristianizzarli e, di pari passo, di sfruttare le ricchezze naturali dell'estremo Nord, secondo un copione ben sperimentato.

L'ultimo a essere ucciso fu proprio uno di loro, centenario, accusato di aver usato un tamburo rituale e di aver praticato la stregoneria. Confessò di averlo costruito, di saperlo suonare, di conoscere il significato dei simboli che vi erano dipinti. Negò di avere abiurato dio e la cristianità. Ammise che se ne serviva per predire le fortune dei viaggiatori e per aiutare chi era nei guai. Fu ammazzato con un'ascia mentre era in attesa di giudizio, alle porte del XVIII secolo.

Monumento più unico che raro, destinato com'è a commemorare crimini accaduti quasi 400 anni fa che si preferisce dimenticare, lo Steilneset Memorial è stato progettato dall'architetto svizzero Peter Zumtohor e aperto nel 2011. 



Poco più in là, una sedia di metallo brucia nella fiamma perpetua di The Damned, The Possessed and The Beloved, ultima grande installazione dell'artista franco statunitense Louise Bourgeois.

Siamo a Vardø, un'isola sperduta nel mare di Barents, nell'estremo Nord Est norvegese, a oriente anche di Istanbul e San Pietroburgo. Fu teatro di numerosissimi roghi ed è una delle ultime tappe dei traghetti-cargo Hurtigruten che dal 1893 portano merci, cittadini e visitatori stranieri su e giù per la frammentata costa del paese scandinavo (...).



Il Sole 24 ore – 4 gennaio 2015

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