Da Sordi a Salemme film e sketch
hanno celebrato vizi e virtù dei vigili italiani, ma nel caso dei
vigili romani malati a Capodanno ancora una volta la realtà supera
l'immaginazione.
Marco Giusti
Concilia? Quando la
realtà supera l'immaginazione
Otello Celletti,
Urbano Cacace, Francesco Lo Cascio, Ciccio Merendino,
Giuseppe Manganiello. È un esercito quello
dei pizzardoni, dei ghisa, dei semplici vigili urbani
del cinema e della tv italiana. Interpretati da
star della nostra commedia come Alberto Sordi, Gigi
Proietti, Totò, Aldo Fabrizi, Ugo Tognazzi, Marcello
Mastroianni. E poi Peppino De Filippo, Bracardi
e Marenco, Vincenzo Salemme e in tv anche da Carlo
Verdone, Paolo Panelli, fino a Bombolo, pizzardone
corrottissimo. Senza scordare il vigile animato
siciliano Concilia di Carosello, quello del «Non
è vero che tutto fa brodo», doppiato da Virgilio
Savona che ci spiega che «qua, se non conciliamo, tutto
a schifio finisce!».
Il più famoso è certo
il vigile Celletti di Alberto Sordi nel capolavoro di
Luigi Zampa, Il vigile, 1960, che riprendeva la storia
del vigile Ignazio Melone che nel 1959 multò il questore
di Roma Marzano in via del Tritone per un sorpasso che
non poteva fare e venne prontamente trasferito.
Melone, salutato come eroe nazionale, venne preso di mira
da Lo Specchio, settimanale alla Libero, che
mostrò le foto della sorella del vigile che faceva la
passeggiatrice col nome d’arte di «Marilyne».
Ci fu anche un processo
a Melone, più o meno come nel film, per sfruttamento
della prostituzione. Zampa dovette spostare
l’azione da Roma a Viterbo per ovvi motivi, ma osò mostrare
la scena della multa al sindaco, interpretato da
Vittorio De Sica, che compie un sorpasso per
andare dall’amante. E si spinse più avanti, mostrando il
sindaco che dà dello «stronzo» al vigile Celletti. Ma
una delle scene che preferisco é quella con
Sylva Koscina in panne che deve andare al Musichiere come ospite
di Mario Riva («Eh, vigile Celletti»).
Grandioso è anche
il ghisa di Piazza Duomo a Milano che incontrano
i fratelli Capone, cioè Totò e Peppino, in una
delle scene più viste e riviste di tutto il nostro cinema
in Totò, Peppino e la Malafemmina di
Camillo Mastrocinque. Il ghisa che si sente chieder
«noio volevo savoir» e risponde con un «cosa ghé?» era
interpretato da Franco Rimoldi, classe 1921, già boy della
compagnia di Nuto Navarrini, che partì con il 38°
battaglione per la campagna di Russia
e rimase prigioniero di guerra in Siberia dal
1942 al 1944. Quando ritornò rientrò nel varietà con
Macario, Walter Chiari e Totò, che lo portò al
cinema. Totò e Peppino seminano il traffico come
improvvisati vigili anche in Totò, Peppino e le
fanatiche, mentre il solo Totò è protagonista
dell’episodio Il vigile ignoto in Le
motorizzate.
Franco e Ciccio, come Francesco Lo Cascio e Ciccio Merendino in I due vigili di Giuseppe Orlandini, un nobile che girava i film col cameriere dietro che gli serviva il pranzo con l’argenteria di famiglia, riprendono la gag della multa al personaggio potente, in questo caso il questore di Roma interpretato da Luca Sportelli.
Franco e Ciccio, come Francesco Lo Cascio e Ciccio Merendino in I due vigili di Giuseppe Orlandini, un nobile che girava i film col cameriere dietro che gli serviva il pranzo con l’argenteria di famiglia, riprendono la gag della multa al personaggio potente, in questo caso il questore di Roma interpretato da Luca Sportelli.
Marcello
Mastroianni, doppiato da Alberto Sordi, fa un vigile buono
già nel 1950 in Domenica d’agosto di Luciano Emmer.
Un bel gruppo di star italiane, Sordi, Peppino, Fabrizi,
Cervi sono i protagonisti di Guardia,
guardia scelta, brigadiere e maresciallo di
Mauro Bolognini, 1956.
Famosa la lettera
che scrisse Aldo Fabrizi al corpo dei vigili romani che gli chiedeva
indietro la placca da vigile che gli era stata data in prestito
per il film. «Ve scrivo rimannannove la placca che me
chiedete in data 5/9; stava ancora appuntata su la giacca
dar giorno che facessimo le prove. Si lo sapevo, la mannavo
prima, ma lo doveva fa la Produzione; perciò Voi
conservateme la stima e tante scuse a la
Ripartizione. Lo sapete che avevo progettato? Si
er cinema finisce ar Cimitero faccio domanna p’esse
incorporato ne li Vigili Urbani pè davvero. Ma
rinunziamo ar desiderio pio pè non trovasse ne
la condizione che poi , tra er Corpo vostro e quello.…mio
s’arresterebbe la circolazione».
Ugo Tognazzi,
ne I mostri di Dino Risi, fa un vigile cattivissimo
da comica muta che fa le multe di nascosto agli
automobilisti che si fermano all’edicola
per comprare il giornale. Uno dei poveracci multati
è il produttore del film, Mario Cecchi Gori.
Molti anni più tardi
Gigi Proietti si improvvisa vigile solo per un celebre
sketch di Febbre di cavallo di Steno, dove interpreta un
attore cane che, vestito da vigile, non sa pronunciare la
frase «whiskey maschio senza fischio». In realtà ghisa e,
soprattutto, pizzardoni, rientrano facilmente
nei modelli della commedia all’italiana più classica.
Possono essere buoni, come il vigile Cecconi Bruno di Paolo
Panelli in tv solo il 5 di gennaio, perché in quel
giorno «il vigile è un pezzo di pane, anzi di panettone,
ma all’alba del 7 gennaio», possono essere
corrotti come Bombolo, o schiavi della divisa e poi
del potere come il vigile Celletti di Alberto Sordi, che ha
incarnato il grande vigile romano adorato da tutti, il
pizzardone più tipico.
Raramente sono degli
eroi, al massimo sono di core, come Mastroianni in Una
domenica d’agosto. Spesso, nei film più comicaroli,
sono dei sadici assatanati dall’idea di poter multare
il prossimo. Chiude con il recente Baciato dalla
fortuna di Paolo Costella con Vincenzo Salemme
protagonista, un film interamente
girato a Parma, con sponsor locali, tanto di presenza
in video del sindaco, Pietro Vignali quota Pdl, e con
i protagonisti che facevano tutti parte
del corpo dei vigili. La produzione aveva avuto molte
facilitazioni a Parma proprio per
ricostruire l’immagine dei vigili e della giunta un po’
offuscati da recenti scandali. Invece il film uscì
proprio nel giorno in cui il sindaco si dimise, un
assessore finì in carcere per mazzette, e il
comandante dei vigili (tal Giacobazzi, ringraziato
nei titoli di coda) finì agli arresti domiciliari.
Il Manifesto – 3
gennaio 2015
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