Riprendo dal sito http://www.wuz.it/ l'interessante intervista rilasciata ieri dal giornalista che ha contribuito a scoperchiare la cupola romana:
Lirio Abbate. Parla il giornalista che ha dato il via all'inchiesta su "Mafia Capitale"
Sette colli. Sette Re. Sette vizi capitali. O forse di più. Molti di più.
A cosa può somigliare il racconto della città eterna, se non ad un eterno girotondo di maschere?
Alcune gioiose. Altre truci, più livide, con una benda piratesca sull'occhio a rendere ancor più evidente - casomai ce ne fosse bisogno - il ruolo giocato nella comédie humaine da chi, della Capitale, frequenta soprattutto le ombre.
A dicembre 2014 un'inchiesta scatenata da rivelazioni diffuse a mezzo stampa fa tremare dalle fondamenta i palazzi capitolini: è un vero e proprio terremoto, che investe politici e rappresentanti delle istituzioni, disegnando nel suo dipanarsi una mappa sconcertante.
È una terra di mezzo, come sarà lo stesso protagonista dell'inchiesta a definirla, un limbo dove si mettono in comunicazione "i morti e i vivi", spostando l'asse fra i due regni grazie a un sistema rodatissimo di connivenze capaci di muovere enormi quantità di denaro, orientare la concessione di appalti, infiltrarsi in qualsiasi settore pubblico e mantenere saldo il controllo su questo territorio sconfinato grazie all'intimidazione e al ricatto, ove non sia sufficiente ungere ruote.
A sollevare il polverone è - come a volte accade - un'inchiesta giornalistica, condotta in prima persona (e con tutti i rischi che si possono immaginare) da Lirio Abbate, bravissimo cronista già noto per la qualità del suo lavoro.
Oggi Chiarelettere porta nelle librerie I re di Roma. Destra e sinistra agli ordini di Mafia Capitale libro (scritto a quattro mani assieme a Marco Lillo) che ripercorre le origini dell'inchiesta e ne valuta gli sviluppi attuali, mettendo nero su bianco i ritratti di tutti i protagonisti finora noti di una saga per nulla fantasy, e anzi molto, troppo reale.
L'intervista
A cosa può somigliare il racconto della città eterna, se non ad un eterno girotondo di maschere?
Alcune gioiose. Altre truci, più livide, con una benda piratesca sull'occhio a rendere ancor più evidente - casomai ce ne fosse bisogno - il ruolo giocato nella comédie humaine da chi, della Capitale, frequenta soprattutto le ombre.
A dicembre 2014 un'inchiesta scatenata da rivelazioni diffuse a mezzo stampa fa tremare dalle fondamenta i palazzi capitolini: è un vero e proprio terremoto, che investe politici e rappresentanti delle istituzioni, disegnando nel suo dipanarsi una mappa sconcertante.
È una terra di mezzo, come sarà lo stesso protagonista dell'inchiesta a definirla, un limbo dove si mettono in comunicazione "i morti e i vivi", spostando l'asse fra i due regni grazie a un sistema rodatissimo di connivenze capaci di muovere enormi quantità di denaro, orientare la concessione di appalti, infiltrarsi in qualsiasi settore pubblico e mantenere saldo il controllo su questo territorio sconfinato grazie all'intimidazione e al ricatto, ove non sia sufficiente ungere ruote.
A sollevare il polverone è - come a volte accade - un'inchiesta giornalistica, condotta in prima persona (e con tutti i rischi che si possono immaginare) da Lirio Abbate, bravissimo cronista già noto per la qualità del suo lavoro.
Oggi Chiarelettere porta nelle librerie I re di Roma. Destra e sinistra agli ordini di Mafia Capitale libro (scritto a quattro mani assieme a Marco Lillo) che ripercorre le origini dell'inchiesta e ne valuta gli sviluppi attuali, mettendo nero su bianco i ritratti di tutti i protagonisti finora noti di una saga per nulla fantasy, e anzi molto, troppo reale.
L'intervista
Wuz:
Mentre siamo intenti a guardare e riguardare fiction sulla banda della
Magliana, facciamo finta di non vedere il romanzo criminale che si
svolge sotto i nostri occhi in questo preciso momento. Dopo una prima
“fiammata” dedicata ai fatti di “Mafia capitale”, a dicembre 2014, si ha
l’impressione che i media stiano insabbiando, o perlomeno dando molto
poco rilievo agli sviluppi dell’inchiesta. L’ impressione è fondata?
Abbate: Ammettere che esiste la mafia a Roma è già un boccone difficile da digerire per molti del mondo della politica, di quello dell'imprenditoria e fra i professionisti.
A dicembre scorso hanno dovuto ingoiare gli arresti del blitz di mafia Capitale, fra cui Massimo Carminati al quale in tanti si rivolgevano, a Roma, per risolvere problemi di una certa rilevanza.
E quindi, passato il ciclone giudiziario degli arresti in molti - ma non tutti - sono tornati a far finta di nulla.
A mettere il silenziatore alle notizie.
Nel tentativo di far dimenticare l'esistenza di una organizzazione criminale che aveva in pugno politici di destra e di sinistra.
Abbate: Ammettere che esiste la mafia a Roma è già un boccone difficile da digerire per molti del mondo della politica, di quello dell'imprenditoria e fra i professionisti.
A dicembre scorso hanno dovuto ingoiare gli arresti del blitz di mafia Capitale, fra cui Massimo Carminati al quale in tanti si rivolgevano, a Roma, per risolvere problemi di una certa rilevanza.
E quindi, passato il ciclone giudiziario degli arresti in molti - ma non tutti - sono tornati a far finta di nulla.
A mettere il silenziatore alle notizie.
Nel tentativo di far dimenticare l'esistenza di una organizzazione criminale che aveva in pugno politici di destra e di sinistra.
Wuz:
L’inchiesta ha scoperchiato un verminaio. A Roma, lei scrive, “ho
scoperto le sabbie mobili”. Sabbie mobili bipartisan, come dimostra
anche il coinvolgimento di Luca Odevaine e di altre figure lontane
dall’area eversiva dalla quale provengono Carminati e soci. Scoccia dar
ragione al "cecato", ma quando dice che “sotto sotto siamo tutti uguali”
(nell’intercettazione alla quale fa riferimento al cosiddetto “mondo di
mezzo”) si sarebbe tentati di assentire con la testa, sconsolati. Ma
chi sono i buoni, in questa storia? Quali i rappresentanti delle
istituzioni che non si sono lasciati cooptare dalla logica qualunquista e
devastante del “fanno tutti così”?Abbate: Intanto è bene precisare che a Carminati non si può dar ragione.
Si sentiva potente e imprendibile e proprio per questo motivo aveva sottovalutato l'opera degli investigatori che in questa indagine si sono rivelati perfetti nelle loro azioni di contrasto a questa mafia.
Sono riusciti a intercettare le conversazioni del "cecato" e dei suoi complici quando questi credevano di essere al riparo dalle microspie.
È vero che le sabbie mobili romane sono bipartisan, e le intercettazioni hanno svelato il vero volto di personaggi della politica e delle istituzioni colluse, compresi professionisti e imprenditori.
Ma è pur vero che c'è tanta gente perbene che ha resistito alle pressioni e non si è lasciata travolgere dalla paura per il clan di Carminati.
Gente normale, come mi piace definirla; perché la normalità è questa, quella di denunciare e stare lontano dalle collusioni.
Per questo nel libro evidenziamo i nomi dei cattivi, uno per uno.
Si sentiva potente e imprendibile e proprio per questo motivo aveva sottovalutato l'opera degli investigatori che in questa indagine si sono rivelati perfetti nelle loro azioni di contrasto a questa mafia.
Sono riusciti a intercettare le conversazioni del "cecato" e dei suoi complici quando questi credevano di essere al riparo dalle microspie.
È vero che le sabbie mobili romane sono bipartisan, e le intercettazioni hanno svelato il vero volto di personaggi della politica e delle istituzioni colluse, compresi professionisti e imprenditori.
Ma è pur vero che c'è tanta gente perbene che ha resistito alle pressioni e non si è lasciata travolgere dalla paura per il clan di Carminati.
Gente normale, come mi piace definirla; perché la normalità è questa, quella di denunciare e stare lontano dalle collusioni.
Per questo nel libro evidenziamo i nomi dei cattivi, uno per uno.
Wuz: Massimo Carminati, Giuseppe Fasciani, Michele Senese e Peppe Casamonica.
Quattro nomi in una mappa che tocca tutti i punti cardinali della
Capitale. Quanto tempo ci è voluto, perché un simile telaio attecchisse e
mettesse radici tanto profonde? Ma soprattutto: com’è possibile che una
rete criminale di questo livello tenga in scacco una città come Roma
senza che la cosiddetta società civile muova un lamento?Abbate: Ci vuole molto tempo per attecchire e loro ne hanno avuto tanto.
E questa tecnica, l'evolversi delle cose, le storie che si sono sviluppate e che abbiamo registrato sono contenute in alcuni capitoli de I Re di Roma che forse non è il caso di anticipare ai lettori...
E questa tecnica, l'evolversi delle cose, le storie che si sono sviluppate e che abbiamo registrato sono contenute in alcuni capitoli de I Re di Roma che forse non è il caso di anticipare ai lettori...
Wuz: Quella
che descrive il sostrato di connivenze fra politica e criminalità come
“Il mondo di mezzo” è un’espressione senz’altro suggestiva, che sembra
mutuata dalle saghe fantasy di Tolkien. Per non parlare dei soprannomi
che i protagonisti di questa storiaccia si sono dati reciprocamente.
Niente di nuovo, per carità: la malavita conosce da tempo l’importanza
di una “buona narrazione” di sé, ma stavolta sembra ci sia una
consapevolezza diversa, da parte dei protagonisti. Questa è tutta gente
che sa benissimo cosa stia facendo alla società, e non mostra alcun
segno di inquietudine, o di ripensamento, rispetto alla propria
traiettoria. È così?
Abbate: È gente che è stata abituata ad ottenere le cose utilizzando metodi e forme che sono tipicamente mafiose.
Non solo nella pratica ma anche nei modi. È la mentalità che è ormai intrisa di mafiosità, solo che a questa parola molti sono allergici e la rifiutano.
Peccato che poi operino come fanno i boss.
Abbate: È gente che è stata abituata ad ottenere le cose utilizzando metodi e forme che sono tipicamente mafiose.
Non solo nella pratica ma anche nei modi. È la mentalità che è ormai intrisa di mafiosità, solo che a questa parola molti sono allergici e la rifiutano.
Peccato che poi operino come fanno i boss.
Wuz:
Lei ha svolto un lavoro encomiabile, da giornalista che prende sul
serio il suo mandato, e fa ciò che ogni bravo giornalista dovrebbe fare:
dire la verità, per scomoda che sia, e nonostante i segnali che
arrivano a tentare di dissuaderlo. Durante il suo primo colloquio con la
sua fonte, la “gola profonda” di cui racconta in apertura di libro,
l’ha scritto chiaro e tondo: il suo lavoro la mette in pericolo. Ma non
le è mai venuto il sospetto che qualcuno l’abbia voluta usare? Ovvero,
se vale l’adagio gattopardesco fin troppo noto secondo il quale “bisogna
che tutto cambi, se si vuole che tutto resti com’è”, non potrebbe
essere che una rete di connivenze si allarghi perché qualche nuovo “re
di Roma” possa farsi largo approfittando della confusione seguita al
polverone sollevato dall’inchiesta?
Abbate: Mi sento con la coscienza a posto.
Ho semplicemente fatto il mio lavoro di giornalista, come tanti altri fanno ogni giorno. Penso di aver colto di sorpresa Carminati e i suoi complici, che non riuscivano a credere che stessi facendo semplicemente il mio lavoro.
Ritengo che il clan di mafia Capitale era così saldo che non c'era ancora nessuno in grado di poterli sostituire.
E forse potenti lo sono rimasti ancora.
Abbate: Mi sento con la coscienza a posto.
Ho semplicemente fatto il mio lavoro di giornalista, come tanti altri fanno ogni giorno. Penso di aver colto di sorpresa Carminati e i suoi complici, che non riuscivano a credere che stessi facendo semplicemente il mio lavoro.
Ritengo che il clan di mafia Capitale era così saldo che non c'era ancora nessuno in grado di poterli sostituire.
E forse potenti lo sono rimasti ancora.
Wuz: Il 6 marzo l’appuntamento è in Piazza, con Libera e Da Sud
per promuovere un’idea di cittadinanza che è forse l’unico, vero
presidio pedagogico dal quale ripartire. Il compito dei giornalisti,
ovviamente, è quello di raccontare quel che succede, e non di lanciare
messaggi. Ma come cittadino, cosa vorrebbe dire alla gente che
dopodomani non sarà in piazza per far sentire la propria voce?Abbate: Ognuno deve fare la propria parte.
Occorre allontanarsi dalla cultura omertosa e mafiosa.
Occorre essere partecipi per non essere piegati in futuro dalle mafie che di questo passo saranno proiettate a gestire il futuro dei nostri figli.
Prima che sia troppo tardi.
Documento tratto da: http://www.wuz.it/intervista-libro/8580/Lirio-Abbate-Rediroma-Mafia-Capitale-Inchiesta-Intervista.html
Occorre allontanarsi dalla cultura omertosa e mafiosa.
Occorre essere partecipi per non essere piegati in futuro dalle mafie che di questo passo saranno proiettate a gestire il futuro dei nostri figli.
Prima che sia troppo tardi.
Documento tratto da: http://www.wuz.it/intervista-libro/8580/Lirio-Abbate-Rediroma-Mafia-Capitale-Inchiesta-Intervista.html
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