09 aprile 2014

IL SOGNO D'ORIENTE A GENOVA



Genova: visitare una mostra dedicata alla pittura giapponese nel quasi sconosciuto (ai più) ma strepitoso Museo Chiossone , per vagare poi per vie e caruggi alla scoperta di sapori d'Oriente. Un viaggio nel cuore di una città che per quasi mille anni fu (con Venezia) la porta europea dell'Asia.

Luciano Del Sette
L’oasi del sushi nella città della lanterna

Ve la but­tiamo lì: sapete cosa signi­fi­cano Sui­bo­kuga, Soga, Kano,Ukiyoe, Byobu, Kake­jiku, Ema­ki­mono? Fin troppo facile imma­gi­narvi (con qual­che rara ecce­zione) men­tre scuo­tete la testa in segno nega­tivo. Oppure men­tre cer­cate un indi­zio nell’ultima delle parole elen­cate, che vi suona di qual­che fami­lia­rità. Sve­liamo subito l’arcano. Que­sti ter­mini cor­ri­spon­dono ai prin­ci­pali for­mati, alla tec­ni­che e alle scuole di pit­tura giap­po­nesi.

Li docu­menta, con 77 dipinti di ecce­zio­nale valore sto­rico e arti­stico, la mostra La rina­scita della pit­tura giap­po­nese. Vent’anni di restauri al Museo Chios­sone di Genova’ (fino al 28 mag­gio, info chios​sone​.musei​di​ge​nova​.it). Edoardo Chios­sone, inci­sore ligure, si tra­sferì in Giap­pone nel 1875, con­ti­nuando ad eser­ci­tare lì la pro­fes­sione fino al 1891. Morì a Tokyo sette anni dopo. I dipinti espo­sti rap­pre­sen­tano circa un sesto dell’intera col­le­zione del Museo, e il loro ven­ten­nale restauro ha con­sen­tito di svol­gere inda­gini scien­ti­fi­che sulle tec­ni­che e le anti­chis­sime tra­di­zioni degli hyogushi-san, i mon­ta­tori e restau­ra­tori di dipinti.

Chi, tra voi let­tori, ama, oltre all’arte giap­po­nese, anche la cucina di quella lon­tana con­trada, prenda nota del Taka­shi Sushi Restau­rant, via Casa­re­gis, 9r, dalle parti di via Nizza, 010/312533, aperto tutte le sere, chiuso lunedì. Una seconda sede, Taka­shi Express, si incon­tra in Via Cesa­rea 66r, nei din­torni di piazza della Vit­to­ria, 010/4071557, aperto la sera, dome­nica anche a pranzo, chiuso lunedì. Il cognome Taka­shi, piut­to­sto dif­fuso in Giap­pone, signi­fica ‘Nobile d’animo’.

E nobile d’animo doveva essere Hanaya Yohei, cuoco die­tro una ban­ca­rella, che a metà ’800 si inventò il Nigiri-zushi, cioè il sushi come lo gustiamo noi: pic­colo gnocco di riso su cui viene posata una sot­tile fetta di pesce. Al Taka­shi, il Nigiri-zushi è pro­po­sto nelle varianti Suzuki (il bran­zino, non la moto­ci­cletta), Tai (orata), Maguro (tonno), Toro (ven­tre­sca di tonno) e Kam­paci (ricciola).

Le altre pagine del menu spa­ziano a tutto crudo, sem­pre all’insegna della qua­lità e delle pre­sen­ta­zioni sce­no­gra­fi­che dei piatti. Per dar riposo alle gambe e con­ti­nuare a rima­nere in armo­nia con la mostra, il posto giu­sto è Kyuu (La sfera), in via Cesa­rea 23r. Al secondo piano di que­sto nego­zio che vende ogget­ti­stica, scarpe, vestiti nip­po­nici, c’è una sala da tè, dove l’infuso viene ser­vito come il seco­lare ceri­mo­niale comanda.

Dete­state il tè e amate il ceri­mo­niale dell’aperitivo con tanto di stuz­zi­chini? Allora var­cate la soglia della Pastic­ce­ria Liquo­re­ria Mare­scotti, via di Fos­sa­tello 35/37r, ria­perta dopo trent’anni. Il reparto dolci è di gran classe. Dete­state il sushi e amate il pesto? Luogo sacro della cucina di Ligu­ria è Sa Pesta (sale pestato), via dei Giu­sti­niani 16r, 0102468336, chiuso dome­nica. Fari­nata, pol­pet­tone, panissa, frit­telle di bac­calà, ver­dure ripiene, pan­soti, stoc­ca­fisso. Itta­da­ki­masu, buon appetito.


Il Manifesto - 2 aprile 2014

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