02 aprile 2014

IL SUD NON E' UN VILLAGGIO TURISTICO


Franco Arminio

Caro Farinetti, il sud non è un villaggio turistico
Ogni tanto c’è qual­cuno che pon­ti­fica sul Sud senza cono­scerlo. L’ultimo arri­vato è l’imprenditore gastro­no­mico Fari­netti che vagheg­gia di tra­sfor­mare il Sud in un grande vil­lag­gio turi­stico. A suo dire l’unico osta­colo sarebbe la mafia. Que­sto impren­di­tore ragione con la tipica logica dei colo­niz­za­tori. Un ter­ri­to­rio è un luogo da cui estrarre risorse. Non conta niente chi lo abita, cosa pensa.

Il Sud ita­liano è un luogo antico, fatto di tanti luo­ghi assai diversi tra loro e di tante sto­rie, bel­lis­sime e brut­tis­sime. C’è la Magna Gre­cia e la moder­nità inci­vile, c’è stato Gava e c’è stato Di Vit­to­rio.

Il turi­smo è una risorsa impor­tante e poco sfrut­tata. È incre­di­bile che la Toscana da solo attira più turi­sti di tutta l’Italia che va da Napoli a Palermo. I meri­dio­nali devono cer­ta­mente rica­vare di più dalla bel­lezza dei loro luo­ghi, ma da qui all’idea del signor Fari­netti c’è dav­vero un abisso.
Qual­che giorno fa stavo sull’acropoli di Cuma. Non è bello vedere l’accesso all’antro della Sibilla sbar­rato da una tran­senna, accesso sbar­rato da due anni. Non è bello vedere che la segna­le­tica è affi­data a un car­tone e a un pen­na­rello, ma se quel posto fosse dato a una mul­ti­na­zio­nale del turi­smo per­de­rebbe com­ple­ta­mente il suo fascino.

Se per entrare a Cuma devi fare la fila che si fa per la Cap­pella Sistina, quel posto perde tutta la sua magia. Se sull’acropoli ci stanno mille per­sone piut­to­sto che dieci, di fatto quel posto diventa invi­si­bile. Lo stesso vale anche per luo­ghi con­si­de­rati minori.

Ad Aliano nei calan­chi si può fare un bel­lis­simo festi­val pae­so­lo­gico, però se ci porti cento pull­man al giorno diventa un posto inguar­da­bile. Non sto pro­po­nendo di rinun­ciare a un incre­mento del turi­smo, sto cer­cando di far capire che non si può appli­care al turi­smo la logica che abbiamo appli­cato alla pro­du­zione indu­striale. Pen­sate a Taranto e a Bagnoli. Due tra i posti più belli del mondo tra­sfor­mati in un inferno di fer­ra­glie.

Ora quello che vor­reb­be ­Fa­ri­netti è la tra­sfor­ma­zione del Sud in un immenso cen­tro com­mer­ciale pieno di risto­ranti. Un’idea inac­cet­ta­bile sotto il pro­filo etico e fal­li­men­tare sotto il pro­filo impren­di­to­riale. Il Sud ha biso­gno di ren­dere più fun­zio­nali i suoi grandi attrat­tori, basti pen­sare a Pom­pei. La sfida più bella è restau­rare i pae­saggi distrutti, pre­ser­vare quelli ancora incon­ta­mi­nati. Quello che conta è non met­tere atti­vità inqui­nanti sul Pol­lino o sulla Mur­gia. Quello che conta è che il Parco del Cilento sia un parco nel vero senso della parola. Non si può far pas­sare un elet­tro­dotto sopra un’abbazia o met­tere pale eoli­che a Sepino. Non si può tri­vel­lare l’Adriatico o l’Irpinia per cer­care petro­lio.

Più che di un vil­lag­gio turi­stico abbiamo biso­gno di assi­cu­rare con­di­zioni digni­tose a chi nel Sud ci vive. Abbiamo biso­gno di scuole, di sanità e di tra­sporti, prima di tutto. Non solo le scuole non vanno chiuse, ma dovreb­bero essere aperte tutto il giorno. Non solo non biso­gna chiu­dere gli ospe­dali, ma biso­gna poten­ziarli: la migra­zione sani­ta­ria è una delle ver­go­gne più grandi dell’Italia. Non abbiamo biso­gno del ponte sullo stretto, ma di siste­mare la rete delle strade esi­stenti: a parte le auto­strade, tro­vare un chi­lo­me­tro di asfalto senza buche è pra­ti­ca­mente impos­si­bile. Fari­netti e altri impren­di­tori ingordi come lui pen­sano che la crisi e la fame di lavoro possa aprire la strada a ope­ra­zioni di sven­dita dei nostri luo­ghi. Si sba­gliano. Nel Sud non riu­sci­ranno a rea­liz­zare i loro para­disi di pla­stica.

L’adiacenza di fregi e sfregi, la com­pre­senza dell’arcaico e della moder­nità ha biso­gno di un governo attento dei ter­ri­tori e non di pro­getti avven­tu­rosi di impren­di­tori senza scru­polo. Un governo fatto di inti­mità e distanza, di sobrietà e imma­gi­na­zione, di scru­polo e uto­pia.

Il Sud ita­liano non è un luogo da riem­pire di alber­ghi e piscine. Il Sud ita­liano può essere il luogo di un nuovo uma­ne­simo, fuori dal bina­rio necro­filo della pro­du­zione e del con­sumo. Ben ven­gano i turi­sti, ben ven­gano nuovi resi­denti, ben venga una nuova distri­bu­zione di cit­ta­dini sui ter­ri­tori: non pos­siamo avere tre milioni di per­sone intorno a Napoli e un milione su tutta la dor­sale appen­ni­nica.

Capi­sco che sono que­stioni troppo com­plesse per Fari­netti e per i suoi amici che in fondo vor­reb­bero fare quello che non è riu­scito a fare Ber­lu­sconi. Que­sta volta lo devono capire per bene tutti quanti: il Sud non è più una pra­te­ria per le scor­ri­bande di ladri locali e inter­na­zio­nali. 

Abbiamo biso­gno di un’economia soli­dale. I nostri gio­vani non devono fare tutti i came­rieri. Abbiamo biso­gno di con­ta­dini, di poeti, di inse­gnanti. Se fosse per Fari­net­ti­ po­tremmo pas­sare tran­quil­la­mente da Pla­tone a Pla­tini.

La vita è una fac­cenda colos­sale, non è una ban­ca­rella da piaz­zare dove più con­viene. Noi che cer­chiamo di abi­tare il Sud con gli occhi ben aperti, noi che abbiamo il corag­gio di amarlo e anche di disprez­zarlo quando serve,non accet­te­remo la rot­ta­ma­zione delle nostre terre e del nostro mare. Non daremo a nes­suno il nostro pae­sag­gio.

Biso­gna alzare una diga altis­sima con­tro il liquame libe­ri­sta che sta infan­gando tutto il pia­neta. Fari­netti si ras­se­gni a gestire la sua pic­cola bot­tega, al Sud ci pen­serà chi lo sta vivendo con occhi nuovi.
Il Manifesto - 2 aprile 2014

Nessun commento:

Posta un commento