Dall’olio agli agrumi made in Italy dimezzato
In cantina c ’erano il vino, l’olio, la conserva di pomodoro, lo strutto. In solaio, grano o farina e poi salami, coppe, pancette… Se le scorte erano buone, nelle case contadine l’inverno sembrava meno freddo e la primavera non troppo lontana. C’erano ovviamente le dispense ricche e quelle povere. Ma nell’anno appena arrivato a essere in crisi è l’intera “Dispensa Italia”, perché i raccolti non sono stati buoni e - 70 anni dopo la guerra - si torna a parlare di “razionamento”. L’allarme è lanciato dalla Coldiretti. «L’olio di oliva extravergine e made in Italy - dice Lorenzo Bazzana, responsabile economia di questa organizzazione di coltivatori - è razionato e con le scorte si arriverà soltanto a metà 2015. Stessa sorte per il grano duro, quello che serve all’industria per fare la pasta. Sei mesi in tutto anche per il miele. E ci sono problemi per il vino, per gli agrumi e per le castagne».
Ha un nome che spiega tutto, il virus che attacca le arance: «Citrus Tristeza»,
ovvero la «tristezza degli agrumi». La pianta sembra depressa, poi si
secca e muore. Per combattere il virus, bisogna tagliarla e bruciarla.
«Quest’anno la “tristezza degli agrumi” ha provocato un calo di
produzione del 25%. Il virus è in espansione ormai da anni e non siamo
riusciti a fermarlo». Ma a mancare sulle tavole italiane sarà
soprattutto l’olio extravergine. «In Puglia, prima regione d’Italia per
la produzione, il calo è stato del 40%. A provocarlo è stato un
batterio, la Xjlella fastidiosa. Nel resto del Paese, a fare
danni, è arrivata la mosca olearia. Se la produzione quasi si dimezza i
prezzi salgono. Alla borsa di Bari l’olio in questi giorni si vende a 7
euro al chilo, il doppio rispetto all’anno scorso».
Navi cisterna e autobotti sono già viaggio verso l’Italia da Turchia,
Grecia, Tunisia… «Bisognerà stare attenti alle frodi. Sui mercati
internazionali girano oli che non hanno mai visto un ulivo e che
diventano verdi perché vengono colorati con la clorofilla. C’è il
rischio che olio straniero sia venduto come made in Italy e che
addirittura cerchi di spacciarsi come Dop o Igp». Epicentro della crisi a
tavola, il piatto clou della dieta mediterranea: la pasta. Scarso
l’olio per condirla, scarsa anche la materia prima, il grano duro. «In
Italia - dice Lorenzo Bazzana - il calo è stato del 4% ma noi importiamo
il 40% del grano che ci serve. In Canada, che è il nostro fornitore
principale, la produzione è diminuita del 27% e non ci sono eccedenze in
altri Paesi, perché nel mondo c’è stato un calo complessivo del 15%.
Dovremo imparare a produrlo noi, il grano che ci serve».
Sarà difficile trovare miele (che anche in annate normali per il 50%
arriva dall’estero). Dopo il Varroa destructor, acaro parassita che si
attacca al corpo dell’ape, è arrivato anche il coleottero Aetina tumida,
che mangia il miele prima della raccolta. Le larve rovinano i favi.
Unico rimedio, il fuoco. «Ma è difficile bloccare famiglie di coleotteri
in grado di spostarsi per più di 10 chilometri in un giorno». In crisi
il bicchiere di vino. La vendemmia 2014 è stata la più scarsa dopo
quella del 1950 e per gli italiani abituati a bersi 38 litri all’anno (a
testa) non sarà semplice trovare un prodotto di qualità a un prezzo
giusto. Le castagne sono quasi scomparse, con una produzione di appena
18 milioni di chili, appena un terzo rispetto a 10 anni fa.
«Se non c’è farina bianca, prepara la polenta», si diceva nelle cucine
di campagna. Ma anche il mais ha i suoi problemi. «Quest’anno - racconta
Daniele Sfulcini, direttore di Confagricoltura a Mantova - non ci sono
state le aflatossine provocate dalla siccità ma abbiamo problemi con le
“vomitossine”, o “don” che creano danni alla salute degli animali». La
vacca rigetta il mais malato, il maiale viene colpito al fegato e non
cresce più bene. «E così, per evitare problemi agli animali, siano
costretti a importare sempre più mais dall’estero e a prezzi sempre più
alti. Al contrario, per il mais italiano che ha avuto una buona
produzione, i prezzi sono crollati».
I bollettini della borsa merci di Mantova confermano. Il mais nazionale
che nel primo trimestre 2014 era pagato 182 euro la tonnellata ora costa
149 euro. Rispetto alla media dell’anno scorso è crollato del 40%. Il
mais estero, anche quello Ogm, viene pagato invece 158 euro. Buona pure
la produzione di soia ma copre appena il 10 - 15% del fabbisogno
nazionale. Tutto il resto arriva da lontano. «Dal 2007 fino al terzo
trimestre del 2011 - dice il direttore di Confagricoltura - nei
bollettini della borsa merci si specificava che la soia importata era
Ogm. Adesso si scrive soltanto che si tratta di “soia estera”. Meglio
non fare sapere che questa soia, quasi tutta Ogm, viene pagata al
quintale 5 euro in più della nostra soia, non Ogm».
Non sarà dunque un anno facile, il 2015, nelle campagne e a tavola. «Con
il crollo dei raccolti nazionali - dice Roberto Moncalvo, presidente
della Coldiretti - rischiamo di metterci in casa prodotti di bassa
qualità spacciati per made in Italy. Meglio leggere bene le etichette,
soprattutto per olio, miele, agrumi freschi, dove è in vigore l’obbligo
di indicare la provenienza ». Ma navi, Tir e autobotti stanno già
arrivando. Tutti alla conquista della “Dispensa Italia”.
La Repubblica, 4 gennaio 2015
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