02 gennaio 2015

UN PROFILO STORICO DELLA CHIESA ARGENTINA



La simpatia umana che provo per il papa argentino non mi impedisce di segnalare uno studio appena pubblicato da Laterza che ricostruisce la storia della chiesa argentina, dalle complicità con i militari alle  aperture nei confronti della “teologia del popolo”. Ne emerge una immagine complessa e non priva di ambiguità, di cui Jorge Bergoglio sembra essere espressione.

Alessandro Santagata
La religione dello status quo

Del papa «venuto dalla fine del mondo» fati­chiamo ancora a com­pren­dere a pieno la men­ta­lità. Pro­ba­bil­mente, anche per­ché la sto­ria di quella «peri­fe­ria» la cono­sciamo poco. Abbiamo in mente la figure di Perón; la dram­ma­tica vicenda dei desa­pa­re­ci­dos; l’insurrezione popo­lare del 2001. È meno noto il ruolo che la Chiesa argen­tina ha rico­perto durante il XX secolo. La rico­stru­zione di Loris Zanatta (La nazione cat­to­lica, Laterza, pp. 294, euro 20) ci aiuta a capirne di più. Il dato di par­tenza è che in Argen­tina la fede cat­to­lica ha rap­pre­sen­tato una com­po­nente fon­da­men­tale nella nar­ra­zione nazio­nale.

Da quando negli anni Trenta si era spez­zato il legame tra libe­ra­li­smo e demo­cra­zia, l’idea di tra­sfor­mare la società in una comu­nità coesa e orga­nica ha rap­pre­sen­tato l’obiettivo di tutte le cul­ture poli­ti­che che si con­trap­po­ne­vano ai «nemici» del Ser nacio­nal. Anche tra le forze meno con­no­tate dal punto di vista con­fes­sio­nale, il mito della «nazione cat­to­lica» risul­tava fun­zio­nale a que­sto scopo. Nel 1946 il suc­cesso del pero­ni­smo, un movi­mento laico, ma for­te­mente sin­cre­tico, segnava il trionfo del cor­po­ra­ti­vi­smo coniu­gato con il popu­li­smo sociale. Pro­prio lo scon­tro con l’episcopato ne pro­vo­cava la caduta alla metà del decen­nio successivo.

Nella seconda metà degli anni Ses­santa, durante i quali «tutti erano teo­logi e mili­tanti eccle­siali», il con­flitto si spo­stava invece den­tro la Chiesa, lace­rata dallo scon­tro tra i set­tori con­ser­va­tori e i gruppi guer­ri­glieri (i mon­to­ne­ros, il Movi­mento dei sacer­doti per il Terzo Mondo, e altre for­ma­zioni che si richia­ma­vano alla teo­lo­gia della rivoluzione).



Il soste­gno al Golpe

Di fronte a una società attra­ver­sata dalla con­te­sta­zione stu­den­te­sca e all’instabilità del potere poli­tico, la «nazione cat­to­lica» si con­fi­gu­rava ancora una volta come l’argine di con­ser­va­zione, com­presa quella della Chiesa. Si spiega da que­sto punto di vista il con­tri­buto dato dalla gerar­chia per il ritorno al potere del pero­ni­smo nel 1973. Anche in que­sto caso, il governo, con­si­de­rato dai ver­tici cat­to­lici come un poten­ziale «erede seco­lare» dell’unitarismo reli­gioso, entrerà però rapi­da­mente in con­tra­sto con la Con­fe­renza epi­sco­pale. Nel pieno del revi­val reli­gioso la prio­rità per i vescovi era otte­nere quella pace sociale che Perón si sarebbe mostrato inca­pace di garan­tire. Quando nel 1976 il gene­rale Videla pren­deva il potere con le forze armate e con il soste­gno dei ver­tici della Chiesa – spiega Zanatta – la «nazione cat­to­lica» si appre­stava a vivere una nuova tappa della sua lunga sto­ria: sarà l’ultimo atto.

Le pagine del libro dedi­cate alla car­ne­fi­cina ope­rata dal regime fino ai primi Ottanta atte­stano con dovi­zia di par­ti­co­lari le respon­sa­bi­lità della Chiesa argen­tina. Viene docu­men­tata la spe­ranza che i ver­tici dell’episcopato ripo­ne­vano nel cat­to­lico Videla. E poi la disil­lu­sione davanti alla bru­ta­lità del regime, disil­lu­sione alla quale però non seguirà una scon­fes­sione, nono­stante le vio­lenze con­tro il clero. Di fatto, la frat­tura silen­ziosa tra Santa Sede, Chiesa argen­tina e regime mili­tare ha segnato l’implosione della «nazione cat­to­lica», il cui col­lasso coin­ci­deva con il primo signi­fi­ca­tivo rin­no­va­mento post-conciliare dell’episcopato. Con la con­fe­renza di Pue­bla (1979) Gio­vanni Paolo II fre­nava le teo­lo­gie della libe­ra­zione aprendo uno spa­zio signi­fi­ca­tivo a quella «teo­lo­gia del popolo» che pro­prio in Argen­tina aveva i suoi espo­nenti più illu­stri: Juan Car­los Scan­none e, soprat­tutto, Lucio Gera, di cui Ber­go­glio è stato discepolo.

In sin­tesi, Gera pro­po­neva di sal­vare l’idea di «nazione cat­to­lica» sle­gan­dola dalla poli­tica e indi­riz­zando la Chiesa verso l’accettazione della plu­ra­lità. Della teo­lo­gia della libe­ra­zione voleva man­te­nere i prin­ci­pii sociali, ma li decli­nava in chiave spi­ri­tuale rifiu­tando la con­ta­mi­na­zione con il mar­xi­smo. Basta ripren­dere in mano la prima esor­ta­zione apo­sto­lica di papa Fran­ce­sco, per ritro­vare la mede­sima impo­sta­zione: cen­tra­lità della pietà popo­lare e del popolo come agente di inculturazione.
Sulla «Civiltà Cat­to­lica» Scan­none ha scritto che in Ber­go­glio il con­flitto di classe non viene mai teo­riz­zato, ma sarebbe con­se­quen­ziale al ragio­na­mento com­ples­sivo sulla libe­ra­zione.

Altri inter­preti invece hanno defi­nito quella del papa una «teo­lo­gia popu­li­sta» che pri­vi­le­gia l’unità (l’«incontro») sul con­flitto e richiama gli ele­menti inter­clas­si­sti della dot­trina sociale romana. Quel che è certo è che il pen­siero sociale del papa trova le sue radici nella teo­lo­gia argen­tina e nelle vicende di quel Paese di cui il cat­to­li­ce­simo ha con­di­zio­nato in maniera deci­siva le sorti. Degli anni più bui Ber­go­glio è stato un «com­pri­ma­rio», in qua­lità di pro­vin­ciale della com­pa­gnia di Gesù. Soste­ni­tore della «nazione cat­to­lica», ha cer­cato di con­te­nere le spinte «ete­ro­dosse» all’interno della Com­pa­gnia, non si è schie­rato con­tro il regime, ma ha ope­rato in alcune occa­sioni a soste­gno dei per­se­gui­tati. È ancora aperta la pole­mica sulle sue respon­sa­bi­lità nel caso Jàlics e Yorio: i due gesuiti seque­strati nel 1976 e poi espa­triati (Zanatta non vi entra nel dettaglio).



Il rebus da risolvere

Seguendo la pro­spet­tiva indi­cata dal libro, la «teo­lo­gia del popolo» di papa Fran­ce­sco può essere con­si­de­rata la sin­tesi tra i retaggi del mito della nazione cat­to­lica e il supe­ra­mento della teo­lo­gia della libe­ra­zione, della quale fa suo lo spi­rito popo­lare e pau­pe­ri­sta. Lo scarto rispetto all’impostazione ratzin­ge­riana è netto. Il fatto che die­tro al discorso di Fran­ce­sco ci sia ancora una certa tra­di­zione orga­ni­ci­stica e che i suoi rife­ri­menti teo­lo­gici non siano quelli della teo­lo­gia della libe­ra­zione non rende meno signi­fi­ca­tiva la discon­ti­nuità pasto­rale.

Ecco allora che, se il rebus dei carat­teri del nuovo pon­ti­fi­cato rimane ancora in larga parte da risol­vere, la sto­ria ci viene in aiuto per com­pren­dere meglio que­gli aspetti del discorso papale dif­fi­cili da spie­gare con le cate­go­rie del pen­siero euro­peo, anche di quello cat­to­lico: per esem­pio, la com­pre­senza al suo interno dell’appello alla lotta alle dise­gua­glianze pro­dotte dalla finanza e della cele­bra­zione dell’unità popo­lare e nazio­nale nella devo­zione alla Ver­gine, carat­te­ri­stica del modello cari­sma­tico che fu di Gio­vanni Paolo II. Que­sto modo di rie­la­bo­rare la tra­di­zione teo­lo­gica argen­tina di fronte alle sfide del mondo glo­bale, e dopo il tra­monto delle «nazioni cat­to­li­che», rap­pre­senta, senza dub­bio, uno dei punti di mag­giore inte­resse dell’attuale pontificato.

Il Manifesto – 23 dicembre 2014


1 commento:

  1. L' amico Rosario Giuè, tramite fb, mi ha inviato un bel commento:

    "Caro Francesco, non ho letto il libro di cui parla la recensione da te proposta. Ma conosco quella storia e quelle problematiche. Questa "teologia del popolo" non mi è nota. Ma se tu leggi i discorsi di Francesco vedi che non sono "spiritualisti", sono denuncia di "conflitti" storici, non spirituali (che certo hanno una radice nel cuore umano), e lo fa ormai in continuazione. Per tutti vale il viaggio a Lampedusa. Non ha appoggiato, comunque, il regime di Videla, in alcune occasioni ha affrontato i generali apertamente e viso a viso, proprio per liberare i due gesuiti arrestati dal regime e a rischio di vita. Cose che qui, in Occidente, ci sogniamo di vedere. Questo è il vero problema.!! Prova a vedere se il metodo della tdl indicata nel mio libro, "Chiesa e liberazione" (ed Tau), sia o meno rifiutato nella sostanza da Francesco. Lo hai letto, lo puoi ra fare in diretta, senza sentito dire. Un bacio augurale. Rosario

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