06 febbraio 2015

OLTRE IL MITO DELLA COMUNE


La Comune, prima esperienza di rivoluzione proletaria, lasciò dietro di sé paure, entusiasmi, odi e speranze. Un libro ne ricostruisce la genesi del mito.

David Bidussa

Oltre il mito della Comune


I settantun giorni della Comune di Parigi (18 marzo - 27 maggio 1871) sono rimasti nella memoria collettiva in poche scene che sono anche parte del suo mito: l’abbattimento della colonna a Place Vendome, come atto che indica il rifiuto di militarismo; la riforma del lavoro e l’abolizione di quello notturno; il muro dei Federati dove tra il 28 e il 31 maggio 1871 sono fucilati i capi della Comune e accumulati i corpi dei comunardi uccisi.

Quel muro inavvicinabile fino al 1885, divenuto monumento nel 1909, e che prima di narrare la storia della Comune ne fonda il mito.

Alla definizione di quel mito hanno concorso anche le memorie di chi ha vissuto quei giorni della storia di Francia, come ricorda e ricostruisce Enrico Zanette. Testi talora opposti e redatti per fini diversi.

All’inizio scrivere la storia della Comune significa descrivere il “cittadino pericoloso”. La fisiognomica che emerge da quei testi (dove contano soprattutto i tratti del viso, i comportamenti) ricorda molto da vicino la costruzione dell’«uomo delinquente» che negli stessi anni caratterizza la scrittura sulla devianza di Cesare Lombroso.

Poi c’è un secondo tipo di testo, diffuso soprattutto fuori dalla Francia. Le biografie dei comunardi, soprattutto di quelli che sono riusciti a salvarsi (in Svizzera, in Italia, negli Stati Uniti) costituiscono un testo che consente di scrivere una storia di sé, darsi un programma, magari anche profondamente ripensato. A differenza degli esuli del ’48 quando a Londra si trovano tutte le diverse figure del ’48 a riflettere sulla possibilità di una rivoluzione democratica capace di mettere insieme le borghesie nazionali, gli operai urbani e i contadini, gli esuli del 1871 iniziano a riflettere su una rivoluzione che ormai veste solo gli “abiti operai”. Il futuro iniziava cioè a parlare quel linguaggio, si esprimeva attraverso le icone, le divisioni che attraverseranno tutto il Novecento.

Poi c’è l’uso del racconto autobiografico come riflessione su come si ripensa una proposta politica dopo quell’esperienza. Sono soprattutto le pagine de L’Insurgé di Jules Vallès (1832-1885) a costituire il cantiere di lavoro di Zanette. In particolare quelle dove Vallès s’interroga sull’uso e l’abuso della violenza da parte dei comunardi; di ciò che doveva rimanere come lezione politica di un’insurrezione sconfitta. L’obiettivo era non fare un’icona della rivoluzione sconfitta, bensì pensare un programma concreto. Ossia dare forma a un progetto e non coltivare un mito.

Infine l’autobiografia come rivendicazione del proprio agire utilizzando la propria posizione d’imputato, di figura che prende la parola, e racconta in controluce quello che il nuovo potere non vorrebbe ascoltare, quello che nessuno vuol raccontare: la scrittura autobiografica come il luogo e l’occasione in cui la rivoluzione si fissa in parola memorabile, in atto d’irriducibilità e di sfida.

Sono le memorie di Louise Michel (1830-1905), figura dell’anarchismo francese che dopo quindici anni di carcere riprende la parola con le sue memorie (pubblicate nel 1886), in cui rivendica la propria autonomia di donna, compresa la propria verginità. L’obiettivo è rivendicare la forza delle proprie scelte, come atti di rivolta, come rifiuto, come non sottomissione allo stereotipo.

Il mito della Comune passa attraverso le molte parole che si condensano nelle autobiografie sottolinea Zanette, ma anche quelle storie, ricorda opportunamente Maria Grazia Meriggi, sono indizi per scavare nella ricostruzione di uno scenario in cui non conta il singolo eroe, ma il brulichio di uomini e donne che si muovono sulla scena della storia e che ci consegnano tanti testi il cui palinsesto sta a noi provare a costruire con pazienza e con competenza. Ma anche con curiosità.

il Sole 24 ore – 1 febbraio 2015

Enrico Zanette
Criminali, martiri, refrattari. Usi pubblici del passato dei comunardi
Edizioni di Storia e Letteratura, 2014
24,00

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