05 febbraio 2015

SANTO LOMBINO, il grano, l'ulivo e l'ogliastro



Il nostro amico Santo Lombino ha dedicato tanti anni allo studio della storia del suo paese e finalmente la sua fatica è approdata nella stampa del libro IL GRANO, L'ULIVO E L'OGLIASTRO. S. Maria dell'Ogliastro - Bolognetta, 1570 - 1960, ISSPE  Palermo 2015, pagg.270.

Siamo stati sempre convinti che le storie dei piccoli centri urbani, specie se fatta seguendo i metodi più avanzati della ricerca storica, aiutano a comprendere meglio la storia del mondo. La lettura della storia di Bolognetta di Santo Lombino conferma pienamente la nostra convinzione. Peraltro questa storia  ha più di un tratto in comune con quella di Marineo, come si può vedere da  questo brano * del libro che pubblichiamo in anteprima per gentile concessione dell'autore.



Crisi sociale e spinta migratoria

Molti documenti testimoniano della povertà ampiamente presente tra la popolazione,

soprattutto in momenti di cattivo raccolto agricolo. L’Amministrazione

comunale devolve periodicamente dei sussidi agli abitanti più poveri, in genere

quelli con numerosa prole. Nella primavera del 1880 viene impinguato l’apposito

capitolo del bilancio di 400 lire per avere la possibilità di venire “in aiuto ai poveri

della comune”. Alla fine del 1883, nell’approssimarsi delle feste natalizie,

ad esempio, sono stati dati aiuti finanziari a Giuseppe Graziano, Pietro Lombino,

Vincenzo Quartuccio, Lorenzo Sclafani. Dieci mesi dopo, un’altra erogazione

agli indigenti viene fatta a favore di Arcangelo Benigno, che funge da economomesso

comunale, il quale dovrà provvedere alla distribuzione: la somma stanziata

sarà di 12 lire e 60 centesimi. Alla stessa persona saranno destinati fondi da

distribuire ai poveri per l’assistenza nel marzo 1886, stavolta in vicinanza delle

feste di Carnevale:65 non sappiamo quali criteri siano stati utilizzati per scegliere

i destinatari della pubblica assistenza. Nel 1902, invece, il bilancio della municipalità

prevede erogazioni ai bisognosi per Capodanno, Carnevale, Natale; inoltre
si stanziano lire 100 per rifornire di medicine destinate agli indigenti l’unica farmacia

locale, che “stante la miseria in cui versa e per mancanza di mezzi non può

comperare i medicinali, per cui ha minacciato la chiusura”.

Se la maggioranza è composta da braccianti, metatieri e piccoli contadini, è da

registrare anche la presenza di negozianti di media levatura. A metà degli anni

’80 vi sono una ventina di pubblici esercenti, rivenditori autorizzati di pasta, di

pane, cacio, sapone, olio, gasolio, farina. Di essi, colui che paga più tasse per il

dazio consumo è Arcangelo Benigno figlio di Michelangelo, che versa all’anno

228 lire per la vendita di pane, farina, sapone, cacio, olio e gasolio. Lo segue

Nicolò Giuffrida di Giuseppe, che vende solo pasta. Altri titolari di abbonamento

al dazio consumo sono Gioacchino Attardi, Giuseppe Benigno, fratello di Arcangelo,

Salvatore Bordonaro, Salvatore Cuccia, Giuseppe Di Silvestri, Giovanni

Giammanco, Lucia Gippetto vedova Lo Cascio, Pietro Lauria, i fratelli Filippo e

Vincenzo Leto, Giuseppa Lo Cascio vedova Lo Bue, Giuseppe Macagliotto, Santo

Machì, Antonino Malleo, Giuseppe Malleo, Serafino Sinagra, Carlo Vaccaro.

La maggior parte di loro svolge sia l’attività agricola sia quella commerciale,

dato che quest’ultima, da sola, non consentirebbe un reddito sufficiente. A fine

1886 vengono stabilite le tariffe del dazio che tali esercenti dovranno pagare annualmente

al Comune per ogni cento kg: per la vendita di farina, pane, pasta e

semola pagheranno due lire, per il “cacio” e l’olio 16 lire, per il sapone 14, per il

petrolio 15,10.

Tra il 1892 ed il 1894 si sviluppò in tutta l’isola la vicenda dei “Fasci dei lavoratori”,

che suscitarono grandi speranze tra i ceti subalterni. In molti comuni

dell’entroterra e in alcune medie e grandi città della Sicilia, come nelle vicine

Villafrati, Marineo, Corleone, il movimento si batteva per l’emancipazione degli

oppressi e rivendicava contratti agricoli più equi tra lavoratori e possidenti. Non

risulta che a Bolognetta si sia formato un “fascio”, ma dovevano esserci molti

ed attivi simpatizzanti del movimento se il 5 gennaio 1894, pochi giorni dopo la

strage di Marineo (dove l’esercito sparò sui dimostranti lasciando a terra diciotto

persone), le truppe del generale Morra di Lariano della Monta, dopo aver posto

l’isola in stato d’assedio su incarico del governo Crispi, erano piombate in paese

per reprimere i fermenti di ribellione e operarvi “arresti in massa”. Nella caserma

dei carabinieri di Bolognetta furono per altro portati i dirigenti del fascio di

Villafrati:evidentemente le autorità militari ritenevano fosse più difficile che i

bolognettesi si mobilitassero per chiedere la scarcerazione di persone che vivendo

altrove fossero poco conosciute.

In qualche modo la classe dirigente locale dovette comunque tener conto delle

richieste della popolazione di fronte alla crisi sociale di quel periodo. Domenica

29 ottobre 1893 si svolge infatti la riunione del Consiglio per la preparazione del

bilancio preventivo per il 1894. Tutti i consiglieri concordano nel voler abolire

la tassa del focatico, cioè l’imposta di famiglia che colpisce indistintamente i cittadini

e che quindi grava più pesantemente sui ceti meno abbienti. Quanto sia
stata utile alla pace sociale quella decisione emerge “a bocce ferme”, il 17 febbra-
io successivo, quando il sindaco si dice convinto che l’abolizione di quell’odioso
balzello “molto probabilmente, contribuì alla esemplare tranquillità di questo
comune, nelle recenti deplorate turbolenze dell’isola”. I consiglieri si dichiarano
d’accordo con il primo cittadino, decidendo che in ogni caso “non è prudente
elevare la previsione delle tasse locali”.
Un’eco delle difficoltà economiche della popolazione si ha nella seduta dell’assemblea
municipale del 20 maggio 1900, durante la quel il consigliere Greco propone
che “si tolga completamente il dazio consumo sia comunale che governativo
addizionale, colpendo la classe povera della cittadinanza, essendo molti cittadini
emigrati in America”. La proposta dell’abolizione del dazio a partire dal 1° gennaio
1901 viene approvata a maggioranza. L’esodo migratorio continua: già nel
gennaio 1895, l’ostetrica Anna Minnella, una delle due che aiutano le partorienti,
“presentò formale renunzia per migrare in America, come difatti fu”.Il primo
giorno del 1901, si dimette da amanuense, cioè scritturale negli uffici comunali
Salvatore Piraino, che si imbarcherà alla volta di New York.
I consiglieri comunali stessi riflettono nell’autunno del 1905 sulla profonda
”crisi commerciale e la costante emigrazione che in questo comune ha assunto
proporzioni allarmanti”.

Santo Lombino 

* Abbiamo omesso tutte le note che arricchiscono il testo originale





1 commento:

  1. Intanto ti pregherei di ritirarmi una copia (meglio 2) del libro , prometto di rimborsarti al piu presto.
    Perchè non organizziamo la presentazione del libro a Marineo (Cesim - il Guglielmo ?
    Se sei d'accordo non comunicarlo per ora.....
    grazie

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