Il nostro amico Santo Lombino ha dedicato tanti anni allo studio della storia del suo paese e finalmente la sua fatica è approdata nella stampa del libro IL GRANO, L'ULIVO E L'OGLIASTRO. S. Maria dell'Ogliastro - Bolognetta, 1570 - 1960, ISSPE Palermo 2015, pagg.270.
Siamo stati sempre convinti che le storie dei piccoli centri urbani, specie se fatta seguendo i metodi più avanzati della ricerca storica, aiutano a comprendere meglio la storia del mondo. La lettura della storia di Bolognetta di Santo Lombino conferma pienamente la nostra convinzione. Peraltro questa storia ha più di un tratto in comune con quella di Marineo, come si può vedere da questo brano * del libro che pubblichiamo in anteprima per gentile concessione dell'autore.
Crisi sociale e spinta migratoria
Molti documenti testimoniano della povertà ampiamente presente
tra la popolazione,
soprattutto in momenti di cattivo raccolto agricolo.
L’Amministrazione
comunale devolve periodicamente dei sussidi agli abitanti più poveri,
in genere
quelli con numerosa prole. Nella primavera del 1880 viene
impinguato l’apposito
capitolo del bilancio di 400 lire per avere la possibilità di
venire “in aiuto ai poveri
della comune”. Alla fine del 1883, nell’approssimarsi delle feste natalizie,
ad esempio, sono stati dati aiuti finanziari a Giuseppe
Graziano, Pietro Lombino,
Vincenzo Quartuccio, Lorenzo Sclafani. Dieci mesi dopo, un’altra erogazione
agli indigenti viene fatta a favore di Arcangelo Benigno, che
funge da economomesso
comunale, il quale dovrà provvedere alla distribuzione: la
somma stanziata
sarà di 12 lire e 60 centesimi.
Alla stessa persona saranno destinati
fondi da
distribuire ai poveri per l’assistenza nel marzo 1886, stavolta
in vicinanza delle
feste di Carnevale:65 non sappiamo quali criteri siano stati utilizzati per scegliere
i destinatari della pubblica assistenza. Nel 1902, invece, il
bilancio della municipalità
prevede erogazioni ai bisognosi per Capodanno, Carnevale,
Natale; inoltre
si
stanziano lire 100 per rifornire di medicine destinate agli indigenti l’unica
farmacia
locale,
che “stante la miseria in cui versa e per mancanza di mezzi non può
comperare
i medicinali, per cui ha minacciato la chiusura”.
Se
la maggioranza è composta da braccianti, metatieri e piccoli contadini, è da
registrare
anche la presenza di negozianti di media levatura. A metà degli anni
’80
vi sono una ventina di pubblici esercenti, rivenditori autorizzati di pasta, di
pane,
cacio, sapone, olio, gasolio, farina. Di essi, colui che paga più tasse per il
dazio
consumo è Arcangelo Benigno figlio di Michelangelo, che versa all’anno
228
lire per la vendita di pane, farina, sapone, cacio, olio e gasolio. Lo segue
Nicolò
Giuffrida di Giuseppe, che vende solo pasta. Altri titolari di abbonamento
al
dazio consumo sono Gioacchino Attardi, Giuseppe Benigno, fratello di Arcangelo,
Salvatore
Bordonaro, Salvatore Cuccia, Giuseppe Di Silvestri, Giovanni
Giammanco,
Lucia Gippetto vedova Lo Cascio, Pietro Lauria, i fratelli Filippo e
Vincenzo
Leto, Giuseppa Lo Cascio vedova Lo Bue, Giuseppe Macagliotto, Santo
Machì,
Antonino Malleo, Giuseppe Malleo, Serafino Sinagra, Carlo Vaccaro.
La
maggior parte di loro svolge sia l’attività agricola sia quella commerciale,
dato
che quest’ultima, da sola, non consentirebbe un reddito sufficiente. A fine
1886
vengono stabilite le tariffe del dazio che tali esercenti dovranno pagare
annualmente
al
Comune per ogni cento kg: per la vendita di farina, pane, pasta e
semola
pagheranno due lire, per il “cacio” e l’olio 16 lire, per il sapone 14, per il
petrolio
15,10.
Tra
il 1892 ed il 1894 si sviluppò in tutta l’isola la vicenda dei “Fasci dei
lavoratori”,
che
suscitarono grandi speranze tra i ceti subalterni. In molti comuni
dell’entroterra
e in alcune medie e grandi città della Sicilia, come nelle vicine
Villafrati,
Marineo, Corleone, il movimento si batteva per l’emancipazione degli
oppressi
e rivendicava contratti agricoli più equi tra lavoratori e possidenti. Non
risulta
che a Bolognetta si sia formato un “fascio”, ma dovevano esserci molti
ed
attivi simpatizzanti del movimento se il 5 gennaio 1894, pochi giorni dopo la
strage
di Marineo (dove l’esercito sparò sui dimostranti lasciando a terra diciotto
persone),
le truppe del generale Morra di Lariano della Monta, dopo aver posto
l’isola
in stato d’assedio su incarico del governo Crispi, erano piombate in paese
per
reprimere i fermenti di ribellione e operarvi “arresti in massa”. Nella caserma
dei
carabinieri di Bolognetta furono per altro portati i dirigenti del fascio di
Villafrati:evidentemente le autorità militari
ritenevano fosse più difficile che i
bolognettesi
si mobilitassero per chiedere la scarcerazione di persone che vivendo
altrove
fossero poco conosciute.
In
qualche modo la classe dirigente locale dovette comunque tener conto delle
richieste
della popolazione di fronte alla crisi sociale di quel periodo. Domenica
29
ottobre 1893 si svolge infatti la riunione del Consiglio per la preparazione
del
bilancio
preventivo per il 1894. Tutti i consiglieri concordano nel voler abolire
la
tassa del focatico, cioè l’imposta di famiglia che colpisce indistintamente i
cittadini
e
che quindi grava più pesantemente sui ceti meno abbienti. Quanto sia
stata
utile alla pace sociale quella decisione emerge “a bocce ferme”, il 17 febbra-
io
successivo, quando il sindaco si dice convinto che l’abolizione di quell’odioso
balzello
“molto probabilmente, contribuì alla esemplare tranquillità di questo
comune,
nelle recenti deplorate turbolenze dell’isola”. I consiglieri si dichiarano
d’accordo
con il primo cittadino, decidendo che in ogni caso “non è prudente
elevare
la previsione delle tasse locali”.
Un’eco
delle difficoltà economiche della popolazione si ha nella seduta dell’assemblea
municipale
del 20 maggio 1900, durante la quel il consigliere Greco propone
che
“si tolga completamente il dazio consumo sia comunale che governativo
addizionale,
colpendo la classe povera della cittadinanza, essendo molti cittadini
emigrati
in America”. La
proposta dell’abolizione del dazio a partire dal 1° gennaio
1901
viene approvata a maggioranza. L’esodo migratorio continua: già nel
gennaio
1895, l’ostetrica Anna Minnella, una delle due che aiutano le partorienti,
“presentò
formale renunzia per migrare in America, come difatti fu”.Il primo
giorno
del 1901, si dimette da amanuense, cioè scritturale negli uffici comunali
Salvatore
Piraino, che si imbarcherà alla volta di New York.
I
consiglieri comunali stessi riflettono nell’autunno del 1905 sulla profonda
”crisi
commerciale e la costante emigrazione che in questo comune ha assunto
proporzioni
allarmanti”.
Santo Lombino
* Abbiamo omesso tutte le note che arricchiscono il testo originaleSanto Lombino
Intanto ti pregherei di ritirarmi una copia (meglio 2) del libro , prometto di rimborsarti al piu presto.
RispondiEliminaPerchè non organizziamo la presentazione del libro a Marineo (Cesim - il Guglielmo ?
Se sei d'accordo non comunicarlo per ora.....
grazie