Gabino
La Repubblica di oggi
ospita due interventi sul sonno assolutamente rivelatori di ciò che
siamo e di come viviamo in un mondo che non è a misura d'uomo.
Federico Rampini
Sonno Così il cervello fa pulizia dormendo ci depuriamo
L’80% degli adulti
soffre per un deficit di sonno. Che paghiamo non solo sotto forma di
stress. Dormire meno del necessario può causare demenza, Alzheimer,
Parkinson. La “scienza del sonno” diventa cruciale per la
prevenzione di molte malattie degenerative del cervello. Lo rivelano
due studi americani pubblicati rispettivamente sulle riviste Science
e The Journal of Neuroscience. Insieme aprono nuove strade nella
conoscenza del funzionamento del nostro cervello, e il ruolo che il
sonno svolge per la sua “manutenzione”. La prima ricerca ha come
autrice Maiken Nedergaard, biologa danese che dirige un gruppo di
scienziati alla University of Rochester nello Stato di New York.
Il punto di partenza
degli esperimenti condotti da questo team, è stata la ricerca di una
“spiegazione evolutiva” del sonno. Dormire, in effetti, almeno a
prima vista è un’attività inefficiente, improduttiva, perfino
pericolosa: i nostri antenati cavernicoli rischiavano di farsi
divorare dalle belve, durante il sonno. La Nedergaard ha trovato
conferma per un’ipotesi che da molti decenni circolava tra gli
scienziati. E cioè che il sonno sia il momento in cui il nostro
cervello “fa le pulizie” al proprio interno, elimina spazzatura,
scorie. È un po’ l’equivalente di quello che il sistema
linfatico fa con i nostri muscoli, eliminando l’acido lattico
creato dagli sforzi. Per analogia, la scienziata danese ha battezzato
sistema “glinfatico” quello che agisce nel cervello. E
soprattutto, ne ha dimostrato l’esistenza e il funzionamento, con
numerosi esperimenti di laboratorio. Per ora limitati a topi,
scimmie, cani e capre.
Il verdetto è comunque chiaro. Proprio come i muscoli sotto sforzo producono tossine, anche il cervello nell’attività diurna accumula “spazzatura”. Quando siamo svegli, il lavaggio automatico del sistema glinfatico procede a rilento, un modesto 5% rispetto al lavoro che svolge quando dormiamo. Durante il sonno, l’area occupata dal sistema glinfatico, dove scorrono i fluidi del lavaggio cerebrale, arriva a occupare il 20% del volume del nostro cervello. Questi “detersivi” sono essenziali per eliminare le proteine dette beta-amiloidi e tau, associate proprio con l’Alzheimer.
Da una parte è rassicurante sapere che esiste un’impresa delle pulizie che entra in azione ogni notte, e occupa le ore del nostro sonno svolgendo un mestiere così prezioso. D’altro lato questo rende ancora più allarmante il deficit di sonno che ci affligge più o meno tutti, e che va peggiorando.
SigridVeasey del Center
for Sleep and Circadian Neurobiology (University of Pennsylvania) col
suo gruppo di ricercatori ha dimostrato che se il deficit di sonno è
cronico, il metabolismo cerebrale subisce danni gravi, i neuroni
degenerano. IlNew York Times riporta un dato elaborato dalla National
Sleep Foundation: un adulto ha bisogno di dormire dalle sette alle
nove ore per notte, ma negli ultimi 50 anni abbiamo ridotto il nostro
sonno, in media tra una e due ore a notte. Solo nell’ultimo
decennio abbiamo perso in media 38 minuti di sonno per notte. Negli
Stati Uniti dai 50 a 70 milioni di persone soffrono disturbi cronici
del sonno.
Questa potrebbe essere la
causa scatenante per una futura epidemia di Alzheimer, demenza e
Parkinson, malattie neurodegenerative nelle quali appaiono proprio
quelle proteine che noi eliminiamo nel sonno. Purtroppo la risposta
non può venire dall’uso massiccio di sonniferi: il sistema
glinfatico lavora meno bene quando il sonno è “artificiale”.
Semmai, una sfida per la scienza sarà trovare il farmaco che fa da
surrogato per il sistema glinfatico, ripulendo il nostro cervello
dalle tossine e da ogni scoria. Allora potremmo realizzare l’antico
sogno di tanti bambini: non andare mai più a dormire.
Alessandra Baduel
“E ora nessuno pensi a inventare una medicina per stare svegli”
Intervista a Luigi Cancrini
«Dormire significa rientrare in contatto con la parte più ricca e tumultuosa di noi, quella meno logica e regolare. Servirà anche a pulire, diciamo così, il cervello — e le ricerche in tal senso sono più che benvenute, se aiuteranno a combattere le malattie neurodegenerative, ma il bisogno di sonno non è solo bisogno di “rimettere in funzione” la macchina».
Lo psichiatra Luigi
Cancrini accoglie le nuove ricerche sulle funzioni cerebralifacendo
scattare un campanello d’allarme.
Professore, che effetto le fa la certificazione di una vera e propria funzionalità, la “pulizia” dei metaboliti, del dormire?
«Sappiamo bene che uno dei modi più efficaci per far impazzire una persona, portandola ad alterazioni anche gravi, èquello di non farla dormire. Ora, parlare di pulizia mi sembra un modo di dire fin troppo semplice, come sempre troppo semplice mi è sembrato il voler trasferire scoperte fatte sugli animali all’uomo: abbiamo differenze individuali, fisiologiche e psicologiche, molto superiori a quelle che ci sono fra i singoli topi».
Si ipotizza anche di trovare un farmaco che “pulisca” il cervello mentre siamo svegli, rendendo superfluo il sonno.
«Mi sembra un’idea assurda. Come spiega Freud, nel sonno l’attività cerebrale continua ma non è governata dai centri superiori di controllo dell’Io. I filtri critici si abbassano e c’è libera circolazione delle emozioni allontanate nella veglia. Le persone rientrano in contatto con una parte di sé, quella spesso anche più creativa, che ognuno di noi ha dentro. È una condizione non solo felice, ma proprio indispensabile all’equilibrio umano».
La Repubblica – 15
gennaio 2014
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