Nudo rosa 1935
HENRI MATISSE
La gioia, e oltre
Mario Luzi
Matisse rappresenta la polarità giosa e solare a cui in modo controverso, in tempi fitti di lacerazioni e strappi, la mia natura tendeva se non altro come a un indispensabile complemento.
“La Joie de vivre”, per quanto l’immagine di quella felicità appartenga ancora alla mitologia ottocentesca dell’eros boschereccio, il fuoco sensuale lascia completamente il campo a quello ben più sottile e festoso della composizione.
Potremmo scegliere qualunque esempio: andiamo col pensiero alle grandi composizioni che si chiamano quasi per una paradossale antifrasi “Le luxe”, e specialmente alla seconda, più risoluta, che si trova al museo di Copenaghen. Neppure la sensualità che pur filtrata dalla magia irradia la parola baudelairiana qui è più reperibile. La trasparenza del colore, delle linee e dell’ampia modulazione ritmica ha rimandato la scena in un ordine che non ha più parentela con il desiderio e neppure con il concetto, ma è l’ordine entro il quale la vita secondo Matisse scandisce il respiro.
Un’evidenza che trovo addirittura proclamata in un quadro di oggetti, matissiano fino allo squillo, come “La fenetre bleue”: vivissimi, sprizzanti, il vaso, il lume, la boccia; ma come scorporati dalla partecipazione allo spazio che respira tra gli alberi, i monti, le nuvole, e si sviluppa una melodiosa vicenda inglobando il tutto.
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