Elsa Morante: la narrazione in versi
Elsa Morante
Lucia Dell’Aia
All’interno della produzione romanzesca di Elsa Morante (Menzogna e sortilegio, L’isola di Arturo, La Storia, Aracoeli), e di quella di racconti (Lo scialle andaluso), è stata da sempre riservata minore attenzione critica alle sue due raccolte poetiche: Alibi e Il mondo salvato dai ragazzini. L’organizzazione di un incontro di studi presso l’Università di Utrecht nel 2012, in occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita della scrittrice, dal titolo Oltre la menzogna: Elsa Morante poeta, ci si augura che costituisca una scelta importante per l’eventuale direzione futura degli studi morantiani. Sulla raccolta Alibi il filosofo Agamben ha scritto che si tratta di «uno dei grandi libri sulla poesia italiana del dopoguerra» e queste poesie meriterebbero uno studio sistematico di ricostruzione della loro collocazione nella poesia italiana, ma anche uno studio specifico sul dialogo che esse intrattengono con l’opera in prosa della stessa autrice. Il mio contributo agli studi morantiani è andato, per ora, soprattutto nella direzione di un approfondimento monografico della raccolta poetica Il mondo salvato dai ragazzini, che è stata pubblicata nel 1968. Si tratta di un’opera complessa, stratificata, che fa un uso sperimentale del verso e che abolisce programmaticamente ogni intenzione di aderire ad uno specifico genere di scrittura. Al di là della forma disarticolata con cui essa si presenta, è stata mia intenzione ricostruire la sua possibile unità compositiva e intenzionale, avvalendomi soprattutto della riflessione teorica sul rapporto fra forma e tempo e sulla funzione narrativa. Passando anche attraverso la mediazione del pensiero di Simone Weil, che Morante lesse appassionatamente, ho cercato di dimostrare l’originalità di quest’opera che mette in campo una nozione di narratività, attinta alla tradizione in versi, per rinnovarla profondamente e raggiungere esiti poetici affatto diversi rispetto a quelli delle coeve esperienze neoavanguardiste. Puntando l’attenzione soprattutto sul rapporto che nella sua poetica si instaura fra la dimensione della storia e quella della affabulazione, ho trovato in una particolare nozione di parodia una possibile chiave di lettura del Mondo salvato dai ragazzini. Nella stessa direzione di ricerca, con ampliamenti e aggiunte, ho cercato anche di fornire una lettura complessiva dei quattro romanzi della scrittrice in una relazione (La parodia nei romanzi di Elsa Morante) letta al Convegno Internazionale Elsa Morante: una auctoritas del secondo Novecento italiano, tenutosi all’Università Computense di Madrid nel maggio 2012, sempre in occasione delle medesime celebrazioni del centenario della sua nascita.
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Lucia Dell’Aia si è laureata in Teoria della letteratura presso l’Università degli Studi di Bari, dove ha conseguito un Dottorato di ricerca in Italianistica e ha portato a termine un progetto finanziato da un assegno di ricerca. Attualmente è docente a contratto presso la stessa università. Ha partecipato a Convegni e Seminari e ha collaborato con diverse riviste letterarie, occupandosi prevalentemente di Elsa Morante (cui ha dedicato numerosi saggi e la monografia La sfera del puer. Il tempo dei ragazzini di Elsa Morante, Aracne, Roma 2013), del tragico in Moravia, di Carmelo Bene, di problematiche critiche ed estetiche relative al romanzo contemporaneo e di Giorgio Agamben, curando un volume di studi a lui dedicato (Studi su Agamben, Ledizioni, Milano 2012). Di recente ha pubblicato un saggio su Ariosto.
Lucia Dell’Aia si è laureata in Teoria della letteratura presso l’Università degli Studi di Bari, dove ha conseguito un Dottorato di ricerca in Italianistica e ha portato a termine un progetto finanziato da un assegno di ricerca. Attualmente è docente a contratto presso la stessa università. Ha partecipato a Convegni e Seminari e ha collaborato con diverse riviste letterarie, occupandosi prevalentemente di Elsa Morante (cui ha dedicato numerosi saggi e la monografia La sfera del puer. Il tempo dei ragazzini di Elsa Morante, Aracne, Roma 2013), del tragico in Moravia, di Carmelo Bene, di problematiche critiche ed estetiche relative al romanzo contemporaneo e di Giorgio Agamben, curando un volume di studi a lui dedicato (Studi su Agamben, Ledizioni, Milano 2012). Di recente ha pubblicato un saggio su Ariosto.
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