"vivere nell’oro non dà grandi
soddisfazioni. La gente ha bisogno di cibo e di amore. Non ha bisogno
d’oro."
Pete Seeger
Which Side Are You On? Pete Seeger e la presenza della lotta di classe nella canzone folk americana
Probabilmente molti lettori di Carmilla avranno conosciuto Pete Seeger per l’album dedicatogli da Bruce Springsteen nel 1998 1 o per la canzone We Shall Overcome
resa celebre da Joan Baez e altri cantanti folk negli anni sessanta e
settanta più che per aver ascoltato la sua voce e le sue canzoni.
In
realtà Seeger, nato a New York il 3 maggio 1919 e morto a nella stessa
città il 27 gennaio scorso, è stato un autentico gigante non solo del
folk revival degli anni cinquanta e sessanta, ma della canzone politica
americana e un autentico testimone dello
sviluppo della lotta di classe e della sua organizzazione politica negli
Stati Uniti d’America. Con tutte le contraddizioni culturali, politiche
ed umane che ne sono conseguite.
Spesso, infatti, nell’attuale
società dei consumi, musicali e non, il verbo classista è completamente
rimosso a discapito di una realistica e credibile ricostruzione del
passato e dei suoi aspetti più conflittuali. Così l’attuale attenzione
per la musica tradizionale americana e suoi aspetti risalenti al blues e
al folklore delle origini tende a sottolineare prevalentemente
l’aspetto razziale e religioso della stessa, dimenticando troppo spesso
la forte valenza classista che tale musica ha portato con sé dalla
seconda metà dell’ottocento fino agli anni sessanta.
Si dimentica
così di sottolineare come gran parte dell’ambiente che finì col
costituire negli anni cinquanta e sessanta del ‘900 il brodo di coltura
da cui sarebbero usciti Bob Dylan, Phil Ochs, Joan Baez, Tom Paxton su
su fino a Springsteen e Tom Morello affondava le sue radici non solo nel
conflitto di classe, ma nella stessa storia del comunismo americano e
nelle sue contraddittorie manifestazioni politiche e culturali.
Woody
Guthrie, di cui nel 2012 si è celebrato senza alcun clamore il
centenario della nascita, è stato sicuramente il testimone canoro più
importante dello sviluppo e delle conseguenze politiche e culturali di
tale tradizione. E, sicuramente, anche il più conosciuto.
Così che la sua leggenda, ingrandita dall’omaggio che Dylan gli fece per tutta la prima parte della sua carriera, e le sue canzoni originali hanno finito spesso col mettere in ombra la figura di Seeger che, al contrario di ciò che in genere si potrebbe pensare, è stata altrettanto importante se non di più nel riscoprire e tramandare alle successive generazioni la tradizione “blue collar” e proletaria delle ballate e delle folk songs statunitensi.
Così che la sua leggenda, ingrandita dall’omaggio che Dylan gli fece per tutta la prima parte della sua carriera, e le sue canzoni originali hanno finito spesso col mettere in ombra la figura di Seeger che, al contrario di ciò che in genere si potrebbe pensare, è stata altrettanto importante se non di più nel riscoprire e tramandare alle successive generazioni la tradizione “blue collar” e proletaria delle ballate e delle folk songs statunitensi.
Un po’ il destino che Engels ha avuto nei confronti
dell’amico e sodale Marx, se questo non suona blasfemo ai puristi, della
musica folk e della politica. Anzi, per rinforzare l’ipotesi, vale la
pena di sottolineare come, a differenza delle letture più semplicistiche
del folk americano, il recupero della tradizione popolare americana
operato da Pete Seeger sia stato, nella miglior tradizione marxista,
frutto di teoria e prassi dialetticamente, ed artisticamente, riunite.
Pete
Seeger nacque e ricevette la prima educazione in un ambiente già
fortemente politicizzato: il padre, Charles Seeger, fu un pioniere della
musicologia ovvero dello studio della musica inserita nel suo contesto
sociale e storico e fu anche uno compositore che cercò di sviluppare tra
gli anni dieci e venti del XX secolo un’autonoma musica sperimentale
americana, liberata dall’europeismo di Arnold Schoenberg e, allo stesso
tempo, dalla scarsa carica emotiva di quella di Charles Ives.
Ma
fu anche un militante degli Industrial Workers of the World e un fiero
oppositore alla partecipazione americana al primo conflitto mondiale;
motivo per cui fu ostacolato nella sua carriera di docente presso il
Dipartimento di Musica dell’Università di Berkley e osteggiato dai
colleghi. Nel 1918 finì così col lasciare quell’Università e tornare
all’est. Dove, appunto, nacque Pete e Charles poté introdurre gli studi
di etnomusicologia presso l’Istituto di Arte Musicale di New York.
Charles
Seeger divorziò dalla prima moglie, e madre di Pete, nel 1927 e due
anni dopo si unì con la compositrice americana Ruth Crawford che aveva
studiato con Alban Berg, Bela Bartok e Arthur Honegger. Qualche anno
dopo i due entrarono a far parte del Composers’ Collective, vicino al
partito Comunista Americano. L’ideale compositivo di Charles Seeger era
quello, come scrisse David Nicholls in “American Experimental Music”, che “la musica dovesse provenire sia dalla testa che dal cuore per poter essere compresa”, senza, per questo rifiutare le dissonanze e le complessità degli studi armonici contemporanei.
Gran
parte dell’innovativa opera compositiva del padre andò distrutta in un
incendio nel 1923, ma quell’idea di musica che doveva tener conto della
testa e del cuore fu sicuramente trasmessa al figlio e fu, anche, alla
base delle ricerche etomusicologiche di John e Alan Lomax, padre e
figlio, che avrebbero raccolto la più grande collezione di musica
popolare americana e mondiale tra gli anni trenta e sessanta del ‘900.
Per poi essere costretti a lasciare gli Stati Uniti nel periodo della
caccia alle streghe del senatore Mc Carthy.
Charles si era
associato a John Lomax nel 1933 e aveva finito coll’influenzarne il
figlio Alan con le sue idee di sinistra e, allo stesso tempo, all’epoca
dei Fronti Popolari, aveva abbandonato le sue composizioni più
avanguardistiche a favore di una musica più semplice e popolare. In
seguito sarebbe divenuto, sotto l’amministrazione Roosvelt, direttore
del Programma Federale per la Musica, mentre Ruth Crawford , oltre che
continuare a comporre, si occupò della trascrizione delle registrazioni
sul campo fatte per l’Archivio Americano della Canzone Popolare per la
Libreria del Congresso e in seguito avrebbe curato proprio il secondo
volume della raccolta di musica folk fatta dai due Lomax. Perseguitato
dal Federal Bureau of Investigation per i suoi trascorsi, Charles
Seeger, che aveva anche composto delle opere musicali in onore di Sacco e
Vanzetti e dei lavoratori cinesi sfruttati nelle lavanderie americane,
dovette, nella prima metà degli anni cinquanta, rassegnare le sue
dimissioni dagli incarichi governativi, ma avrebbe continuato a condurre
i suoi studi di etnomusicografia presso l’Università di Los Angeles
fino alla morte, avvenuta nel 1979.
Perché dilungarsi tanto sulla
vita del padre di Seeger? Proprio perché nel suo percorso biografico ed
intellettuale sono già compresi tutti gli elementi che avrebbero poi
caratterizzato le concezioni musicali di Pete e del folk revival in
generale. Nel bene e nel male, poiché tale recupero della tradizione
popolare e proletaria della canzone e della musica americana era
fortemente infarcita dalle scelte operate dai partiti comunisti dell’età
del Comintern e del Cominform e, per questo motivo soggetto a cambi di
contenuto e di interpretazione che avrebbero continuato a manifestarsi
(anche attraverso un certo conservatorismo musicale) fino ai primi anni
sessanta.
Dopo aver incontrato Woody Guthrie, Pete abbandonò gli
studi di sociologia ad Harvard e si dedicò a tempo pieno all’impegno
politico musicale, prima con gli Almanac Singers2
e poi con i Weavers, sempre decisamente schierato sul lato sinistro
della barricata. Cosa che gli costò un severo ostruzionismo artistico e
politico negli anni di Mc Carthy, ma che sarebbe poi stata premiata sul
finire degli anni cinquanta con i successi ottenuti dai Weavers e, in
particolare, con la trascrizione e reinterpretazione della canzone sud
africana “Wimoweh”, che sarebbe diventata più nota nella sua interpretazione solista come “The Lyon Sleeps Tonight”.
Rimasto
comunista e marxista anche dopo aver abbandonato il Partito Comunista
Americano, a seguito della denuncia dei crimini di Stalin e dello
stalinismo avvenuta durante il XX congresso del Partito Comunista
dell’URSS, Pete Seeger non ebbe un rapporto facile e lineare con i
movimenti radicali degli anni sessanta. Prova ne sia proprio il suo
controverso rapporto con Bob Dylan che, dopo essere stato un suo
beniamino in quanto nuova promessa della musica folk tradizionale,
sarebbe poi stato fieramente osteggiato da Pete che si sentì tradito
dalla svolta elettrica del menestrello di Duluth. Come le immagini del
Festival di Newport del 1965, in cui si può vedere un Seeger stravolto,
fermato a stento da altri partecipanti al festival, mentre tenta di
andare a tagliare con un’ascia i cavi della strumentazione elettrica di
Dylan e della sua band.
Fiero oppositore della guerra in Vietnam,
contro la quale si battè con veemenza e più che esplicite dichiarazioni,
spesso sabotate dai media, vide poi le proprie composizioni raggiungere
i successo proprio attraverso la rilettura che ne diedero gruppi
elettrici come i Byrds (“Turn! Turn! Turn!” e “The Bells of Rhymney”), mentre la sua “Where Have All the Flowers Gone?” sarebbe diventata un vero inno, reinterpretato da infiniti cantanti e gruppi, del movimento contro la guerra in Indocina.
Spostatosi
negli anni successivi sul versante della lotta ecologista, Pete Seeger
ha continuato a comporre, cantare e partecipare come suonatore di banjo a
numerosi album, anche di altri musicisti, come il bellissimo “My Name Is Buddy”
di Ry Cooder ha ancora dimostrato nel 2007. Certo la sua opera
principale rimane, però, l’interpretazione, spesso per voce sola e
banjo, del grande patrimonio musicale americano, raccolta nei numerosi
album dedicati alle American Favorite Ballads e alle American Industrial Ballads incisi per la Folkways sul finire degli anni cinquanta e ancora oggi facilmente reperibili su cd.
C’è
infine da ricordare che anche il fratello Mike (1933 – 2009) e la
sorella Margaret “Peggy” (1935) hanno avuto un importante ruolo nella
storia e nello sviluppo del folk revival. Il primo, esperto suonatore di
autoharp, banjo, violino, dulcimer, armonica a bocca, chitarra,
mandolino, dobro, scacciapensieri, e flauto di Pan ha contribuito, con i
suoi New Lost City Ramblers tra il 1958 e il 1973, ad un recupero
estremamente filologico del suono tradizionale americano a cavallo tra
la fine dell‘ottocento e i primi trent’anni del ‘900; mentre la sorella,
dopo aver avuto il passaporto ritirato negli anni cinquanta per una
visita non autorizzata nella Cina comunista, è vissuta quasi sempre in
Europa dove è stata sposata per oltre trent’anni con il musicista Ewan
McColl e dove ha contribuito alla formazione del Critics Group che
raccoglieva giovani esecutori di musica tradizionale delle isole
britanniche o di composizioni nuove ma ispirate alle strutture musicali
tradizionali.
Autore di un importante manuale destinato ai
suonatori del banjo a cinque corde, Pete Seeger ha influenzato e
contribuito all’affermazione e al successo di gruppi come il Kingston
Trio, Peter, Paul and Mary, i Mamas and Papas e di riviste
politico-musicali come Broadside (uscita indefessamente tra il
1962 e il 1988) fino alle voci più recenti del movimento neo-folk. Con
lui se n’è andato l’ultimo, grande testimone di una stagione, forse si
potrebbe dire di un secolo, che con tutte le sue contraddizioni non ha
mai dimenticato quanto fosse importante da che parte della barricata ci
si schierava. Grazie Pete di essere stato con noi e di averci
accompagnato, per tanti anni, nelle lotte con le tue canzoni.
- Bruce Springsteen, We Shall Overcome. The Seeger Sessions, Columbia – Sony 1998 ↩
- Creati nel 1941 furono di fatto il gruppo musicale che, fondendo lo stile musicale delle string band degli stati del Sud con aspetti del cabaret newyorkese, contribuì a definire lo stile di quello che sarebbe poi stato il folk revival. Pete Seeger nel gruppo iniziò a suonare quello che sarebbe stato per sempre il “suo” strumento: il banjo a 5 corde ↩
Peter Seeger ha assaltato il capitalismo ed e' stato nemico della prprieta' privata. Tuttavia possedeve 15 acri di terreno sull'Hudson River di New York, protetto da recinto e cartelli che severamente proibiscono di oltrepassare...!
RispondiEliminaCaro Ciro, non sono in condizione di confermare o contraddire la tua affermazione. Qualora dovesse risultare vera non mi sorprenderei comunque. Fino a che punto si può vivere da comunisti in una società capitalistica? Anche coloro che criticano questo sistema devono tenere conto della realtà esistente...
RispondiEliminaCerto Franco, ma nessuno ha costretto Seeger a vivere in una nazione dove regna il capitalismo. Ma e' da ipocriti condannare quel sistema mentre allo stesso tempo ci si arricchisce attraverso le opportunita' delle quali ha abbondantemente usufruito. Che abbia avuto doti canore e creativita', nessuno lo nega.
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