Un fotogramma del CIELO SOPRA BERLINO di W. Wenders
Remo Ceserani - L’angelo custode
La ingenua e superstiziosa convinzione,
che gli uomini hanno dalla notte dei tempi, di essere seguiti nella loro
vita da una qualche forma di protezione invisibile, che li tiene
lontani dai pericoli, li porta oltre un fiume poco prima del crollo di
un ponte, li fa uscire dalla loro capanna poco prima che questa sia
colpita da un fulmine o da un terremoto è stata reinterpretata dalla
tradizione cristiana con la creazione, ricavata da interpretazioni
abbastanza azzardate di passi dell’Antico e del Nuovo testamento, della
figura dell’angelo custode (ange gardien, guardian angel, Schutzengel, ángel de la guardia).
Papa Clemente X ne ha fissato la festa al 2 ottobre. Il catechismo
cattolico, citando San Basilio, sostiene che «ogni fedele ha al proprio
fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita».
Papa Benedetto XVI, poco prima di cedere il passo a papa Francesco, ha
detto che «l’invisibile presenza di questi spiriti beati ci è
di grande aiuto e conforto: essi camminano al nostro fianco e ci
proteggono in ogni circostanza, ci difendono dai pericoli e ad essi
possiamo ricorrere in ogni momento». I bambini buoni sono invitati ogni sera, prima di andare a letto e affrontare sogni angosciosi, a recitare la preghiera Angelo di Dio. I bambini tedeschi sono invitati a cantare una vecchia canzoncina popolare, musicata nell’Ottocento da Brahms: Oh Engel, mein Schutzengel mein.
Nel tempo della modernità solida, a mano
a mano che è avanzato il processo di decristianizzazione, il posto
dell’angelo custode è stato preso dallo psicoanalista, anche lui
impegnato in una missione individuale e personale ad aiutare il
paziente, attraverso il gioco del transfert e controtransfert, a scavare
non più dentro l’anima ma dentro l’inconscio e la memoria, a superare i
blocchi e gli ostacoli della nevrosi e a cercare una serenità di vita.
«L’unica via d’uscita dal transfert – ha scritto Freud – sta nel
riannodarlo al passato dell’ammalato, così come egli lo ha
effettivamente vissuto, o come lo ha costruito nella sua immaginazione
agente al servizio dei suoi desideri». E Carl Gustav Jung ha
inserito la figura dell’angelo custode nell’immaginario dell’inconscio
collettivo, come uno dei più insistenti e ricorrenti archetipi.
Ma ora siamo in quella che è stata
chiamata la modernità liquida e l’angelo custode viene rimpiazzato da
una nuova figura, quella del trainer personale. Se n’è accorto Woody
Allen, un regista attentissimo alle svolte e ai capricci della commedia
sociale, che, mentre nei film precedenti non ha quasi mai mancato di
inserire nella storia il personaggio, spesso comico, dello
psicoanalista, nell’ultimo film, Blue Jasmine, ha eliminato lo
psicoanalista (eppur ce ne sarebbe stato davvero bisogno, vista la
situazione psicologica della protagonista, magnificamente interpretata
da Cate Blanchett) e ha fatto comparire, sia pure fuggevolmente, la
trainer personale, una giovane signora che diviene oggetto di una in una
delle avventure extraconiugali del marito della protagonista.
Ma cosa fa il trainer o la trainer
personale? Per prima cosa sostituisce, come oggetto della sua
attenzione, non l’anima, non la psiche o l’inconscio (che nel frattempo è
evaporato) del suo compagno-cliente, ma il corpo. Il termine è nato,
con significato tecnico, nelle palestre della ginnastica, ma poi ha
allargato molto il suo raggio d’azione: è un amico, un consigliere, un
istruttore a pagamento. Come ha spiegato Frank Bruni in un articolo sul
«New York Times» (28 luglio) egli può fare di tutto: può sorvegliare la
dieta del cliente, fargli fare ogni mattina esercizi di ginnastica o
pedalare all’ergometro, consigliargli i prodotti di bellezza, portare a
passeggio il cane, intrattenere gli invitati a una festa fingendo di
essere uno di loro, scrivere il profilo da mettere su Facebook,
insegnare come devono essere organizzati gli armadi di casa, sostituire i
gusti, le aspirazioni, la memoria dei soggetti di cui, dietro congrua
somma, cura il benessere. Soprattutto, in quanto simbolo di una società
affluente convinta che tutto si può ottenere con il danaro, deve
dimostrare che tutto è facile, tutto è liquido. Siamo passati dalle
presenze eteree di esseri extraterrestri e dalle profondità della psiche
alla superficie dei sensi, alle attività salutiste che migliorano la
nostra apparenza, ai modelli da seguire passivamente nei nostri
comportamenti.
[Questo intervento è già uscito su «Aracne»]
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