18 gennaio 2014

I TEMPI LUNGHI DELLA STORIA CINESE


Il recupero di Confucio (e soprattutto dell'etica confuciana) in una Cina impegnata in una gigantesca transizione economica e sociale dimostra (come già accadde con Ivan il Terribile nell'URSS staliniana) che la storia, irrispettosa di ogni ideologia, opera su tempi lunghi se non lunghissimi.
Maurizio Scarpari

Il ritorno di Confucio a Pechino

Doveva acca­dere. Ed è acca­duto. Alcune set­ti­mane fa il Pre­si­dente Xi Jin­ping, dopo aver pre­sen­tato il pro­prio pro­gramma di riforme al III Ple­num del Comi­tato Cen­trale del Par­tito Comu­ni­sta Cinese, di cui è Segre­ta­rio Gene­rale, si è recato in veste uffi­ciale a Qufu, nello Shan­dong, luogo natio di Con­fu­cio. Un atto inso­lito per un lea­der, di grande valore sim­bo­lico, con rica­dute di non poco conto sul piano poli­tico, un mes­sag­gio chiaro inviato all’interno e all’esterno della Cina.

Emu­lando il Primo Impe­ra­tore dei Qin, che dopo l’unificazione impe­riale, avve­nuta nel 221 avanti Cri­sto., aveva avviato l’era nuova che sarebbe dovuto durare «die­ci­mila gene­ra­zioni» recan­dosi prima nel tem­pio ance­strale della sua fami­glia a ono­rare i pro­pri ante­nati e in seguito sui monti sacri ­nelle quat­tro dire­zioni a ono­rare gli spi­riti e le divi­nità che gli ave­vano assi­cu­rato soste­gno e pro­te­zione, così Xi Jin­ping subito dopo la pro­cla­ma­zione ha reso defe­rente omag­gio a Mao Zedong, padre fon­da­tore della Cina moderna, e a Deng Xiao­ping, senza la cui visione «lun­gi­mi­rante e corag­giosa» la Cina non sarebbe riu­scita a rie­mer­gere tanto rapi­da­mente dall’angolo buio in cui la sto­ria l’aveva rele­gata. Come a dire: restiamo sal­da­mente anco­rati all’ideologia maoi­sta, pur con­sa­pe­voli che il pro­cesso di ristrut­tu­ra­zio­ne e di con­so­li­da­mento del ruolo poli­tico inter­na­zio­nale del paese avviato oltre trent’anni fa è tutt’altro che concluso.
Cina 2013. Celebrazioni confuciane



Discen­denze imperiali

Per raf­for­zare la sua posi­zione all’interno del par­tito, a metà otto­bre ha festeg­giato con grande enfasi il cen­te­na­rio della nascita del pro­prio geni­tore, lea­der rivo­lu­zio­na­rio degli anni Trenta, noto per le sue posi­zioni mode­rate, Xi Zhon­g­xun. Una ceri­mo­nia solenne, tenu­tasi nella Grande Sala del Popolo in piazza Tia­nan­men, un evento con­si­de­ra­to da alcuni spro­por­zio­nato rispetto al reale peso poli­tico rico­no­sciuto al padre, ma neces­sa­rio al segre­ta­rio del Pcc per rimar­care con un atto di amore filiale le sue «nobili» ori­gini («prin­ci­pini» o «discen­denti impe­riali» sono chia­mati i figli dei rivo­lu­zio­nari che hanno com­bat­tuto per la liberazione).

Per com­ple­tare il qua­dro man­cava però ancora qual­cosa: san­cire con un gesto ine­qui­vo­ca­bile il nuovo corso, dare un segnale chiaro della volontà di col­mare il vuoto ideo­lo­gico crea­tosi in seguito all’avvio di poli­ti­che di mer­cato libe­ri­ste e al fre­ne­tico svi­luppo eco­no­mico, che hanno modi­fi­cato in modo radi­cale la strut­tura pro­dut­tiva e sociale del paese, pro­porre un nuovo sistema di valori in grado di for­nire rispo­ste valide agli impel­lenti pro­blemi di ordine pra­tico e alle mol­te­plici sol­le­ci­ta­zioni di ordine morale pro­ve­nienti da ampi strati della popo­la­zione, ritro­vare un’etica di governo in grado di con­tra­stare le lusin­ghe di ric­chezze e pri­vi­legi, raf­for­zare il sistema di con­trollo sociale, soprat­tutto in quelle aree del paese meno bene­fi­ciate dal suc­cesso eco­no­mico. Impri­mere, in altre parole, un impulso nuovo al pro­ces­so di riva­lu­ta­zione dei valori e degli ideali tra­di­zio­nali, volto a favo­rire la tra­sfor­ma­zione del sistema di gestione e comu­ni­ca­zione del potere da una strut­tura partito-centrica di stampo auto­ri­ta­rio a una più fluida, dif­fi­cil­mente omo­lo­ga­bile a modelli di gover­nance noti.
Qufu 2013. Omaggio popolare alla tomba di Confucio



Frul­lati ideologici

Per con­ser­vare il ruolo domi­nante di cui godeva in pas­sato, il Par­tito comu­ni­sta si è tro­vato a dover rifor­mu­lare i pro­pri fon­da­menti teo­rici e rive­dere le pro­prie stra­te­gie comu­ni­ca­tive. Abban­do­nati i modelli impor­tati dall’Occidente, rive­la­tisi poco appli­ca­bili alla realtà cinese, è al pro­prio patri­mo­nio storico-culturale e, in par­ti­co­lare, al con­fu­cia­ne­simo, che ha garan­tito una sostan­ziale unità del paese per oltre due mil­lenni, che si guarda con rin­no­vato inte­resse. Il gra­duale pro­cesso di con­fu­cia­niz­za­zione che sta coin­vol­gendo l’intera società e lo stesso par­tito ha assunto pro­por­zioni inim­ma­gi­na­bili fino a poco tempo fa e rap­pre­senta la mag­gior novità in ambito intellettuale.

Il mes­sag­gio di Xi è chiaro: tale pro­cesso non potrà pro­se­guire per suo conto, non si vuole favo­rire una mera restau­ra­zione del pas­sa­to ma pro­muo­vere un movi­mento che, guar­dando al futuro, sap­pia fare la sin­tesi tra il libe­ra­li­smo eco­no­mico intro­dotto da Deng, i valori etici pro­mossi da Con­fu­cio e l’ideologia di Mao,a cui non si intende in alcun modo rinun­ciare (in ballo c’è la soprav­vi­venza stessa del par­tito e del suo ruolo guida) e di cui Xi si erge a mas­simo inter­prete e difen­sore. Impresa non facile, se si pensa che nel periodo maoi­sta il con­fu­cia­ne­simo era all’indice in quanto ideo­lo­gia rea­zio­na­ria e deviante, espres­sione del sistema feu­dale del passato.
Qufu. Tempio confuciano



Alla ricerca dell’etica perduta

La visita a Qufu, l’invito a rileg­gere le opere di Con­fu­cio per ritro­vare il signi­fi­cato pro­fondo del suo inse­gna­mento, soprat­tutto nel campo dell’etica di governo e dello stile di vita vir­tuoso (chiaro rife­ri­mento al pro­blema della cor­ru­zione dila­gante che rischia di minare la cre­di­bi­lità stessa delle isti­tu­zioni), l’esortazione a divul­gare le dot­trine con­fu­ciane «che pos­sono gio­care un ruolo posi­tivo nella costru­zione della nuova era» e a far sì che «il pas­sato sia messo a ser­vi­zio del pre­sente» sono tutti segnali che vanno verso un’unica dire­zione. Un endor­se­ment a dop­pio bina­rio: esal­tare Con­fu­cio signi­fica infatti pro­muo­vere le dot­trine del grande Mae­stro, ma al tempo stesso anche porsi sotto l’ombrello del suo pre­sti­gio e della sua auto­re­vo­lezza, pur­ché ciò avvenga nell’alveo indi­cato d Mao e da Deng. Que­sta volta non si è fatto come all’inizio del 2011 quando venne col­lo­cata nel cor­tile del Museo della Sto­ria a piazza Tia­nan­men un’imponente sta­tua di Con­fu­cio, taci­ta­mente rimossa pochi mesi dopo. La visita a Qufu non potrà essere can­cel­lata, è un fatto che resterà, inu­tili saranno quindi le pole­mi­che e i ripensamenti.

Non una visita di cir­co­stanza dun­que, ma un viag­gio poli­tico a tutti gli effetti, nello stile degli anti­chi sovrani. Il primo a recarsi nello sper­duto vil­lag­gio di Qufu ­per ono­rare Con­fu­cio fu il fon­da­tore della dina­stia Han Occi­den­tale (206 avanti Cri­sto — 9 dopo Cri­sto), Gaozu, che nel 195 aavanti Cri­sto decise di ren­dere omag­gio a Con­fu­cio nel luogo che gli aveva dato i natali.


Vis­suto quat­tro secoli prima, Con­fu­cio era con­si­de­rato un semi-dio dotato di facoltà sovran­na­tu­rali, che avrebbe tra­smesso ai suoi disce­poli dot­trine eso­te­ri­che e annun­ziato pro­fe­zie che si sareb­bero imman­ca­bil­mente avve­rate. Gaozu rese omag­gio all’uomo e alla divi­nità, allo stu­dioso rino­mato e al mae­stro di gene­ra­zioni di disce­poli, i cui inse­gna­menti sareb­bero diven­tati ideo­lo­gia di stato per i suc­ces­sivi due mil­lenni. Nel pic­colo tem­pio costruito accanto alla sua abi­ta­zione, che certo non aveva l’imponenza di quello attuale, Gaozu offi­ciò una solenne ceri­mo­nia, che diede ini­zio a una con­sue­tu­dine rituale che verrà seguita dagli impe­ra­tori suc­ces­sivi fino al 1911.

Alla fine del periodo impe­riale si con­ta­vano circa 1500 tem­pli sparsi un po’ ovun­que. Come tutti i cen­tri di culto, dopo il 1949 anch’essi furono abban­do­nati o distrutti nel corso della Rivo­lu­zione Cul­tu­rale. Solo quello di Qufu si salvò, essendo monu­mento nazio­nale dal 1961. Nel 1994 l’Unesco ha con­fe­ri­tolo sta­tus di Patri­mo­nio dell’Umanità all’intero com­plesso, secondo per dimen­sione alla Città Proi­bita di Pechino.


Il Manifesto – 17 gennaio 2014

1 commento:

  1. La Cina è un paese affascinante! Prospero Intorcetta missionario " societatis jesu" con Francesco Saverio scrive in una relazione sulla Cina, pubblicata a Parigi nel 1700, di essersi stupito di aver trovato una società retta con regime teocratico, senza Dio! Lo stesso Matteo Ricci ebbe difficoltà a tradurre la parola ed il concetto di Dio in cinese! Confucio docet ... ancora!!

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