Ferrarotti Franco
1951: Oltre l'Oceano
Gio, 16/01/2014 - 16:08 — marina monegoFranco Ferrarotti è il più noto sociologo italiano all’estero, sua è stata la prima cattedra di sociologia in Italia. Personalità complessa, eclettica, molto creativa, in queste agili ma intense pagine è ancora un giovane e brillante studioso, che decide improvvisamente di mettersi in viaggio per l’America via mare.
Dopo la laurea nel 1949 con Abbagnano, gli si apre davanti una brillante carriera. In breve diviene consigliere fidato di Adriano Olivetti,
conosce personalità della cultura, stringe amicizia con Pavese alla
casa editrice Einaudi, viaggia, eppure quest’Europa gli sta stretta, la
trova “asfittica, sconfitta e in ginocchio”. Nel 1950
Pavese si uccide, Olivetti è colpito da un infarto, il giovane
Ferrarotti si sente soffocare, lascia tutto e insegue il suo sogno: “collegare
criticamente e far interagire la grande tradizione della filosofia
sociale sistematica europea con le ricerche empiriche americane, con il
lavoro sul campo, il field work”.
Questo piccolo
libro raccoglie le impressioni di quel viaggio per mare, un viaggio
lento, con un suo ritmo particolare. Una breve prefazione sarebbe stata
utile per contestualizzare meglio l’esperienza, ma la mia personale
impressione è che il testo sia stato rivisto dell’autore in tempi
recenti per aggiungere qualche confronto con la realtà contemporanea.
Le pagine sono
intense e colte, ricche di riferimenti letterari e culturali, vi
traspare l’irrefrenabile desiderio di viaggiare, di cambiare prospettiva
e, nello stesso tempo, il ricordo degli amici rimasti a casa o, peggio,
scomparsi come Pavese.
Seppur
brevissima, la narrazione si articola in quattro sezioni: “Alla
partenza”, “I passeggeri”, “Sul mare aperto: spettri e ricordi”, “Verso
l’approdo”.
Viaggio è pellegrinaggio: “Il
vero viaggio è un pellegrinaggio. Ma verso che cosa? E Perché? Non lo
so. Ho viaggiato molto nella mia breve vita. Ho fatto almeno quattro
volte il giro del mondo, senza prenotazioni e con poco bagaglio. Temo
che tutto questo cesserà senza un termine prefissato. Non ha da avere
giustificazioni. È un pellegrinaggio, una scoperta e una sofferenza
senza scopo. La ragione del viaggio è nello stesso viaggiare, nella
contemplazione del movimento su cui si fonda”.
Viaggiare è mutare, si parte alla ricerca di sé, della propria identità e si trova un altro sé che non somiglia al primo.
Ferrarotti ha
scelto un modo alternativo, più lento di spostarsi, che lo mette – per
giorni – a contatto con altri passeggeri e con l’altro per eccellenza,
il mare, l’elemento sconfinato che determina l’andamento della
traversata, modifica col suo moto le condizioni di viaggio. La
contemplazione notturna del mare dal parapetto induce riflessioni sulla
propria vita, evoca ricordi, in primis Olivetti e Pavese, amico
fraterno. Prepotente ritorna la voglia di cambiare, di conoscere altro,
di lasciarsi il passato alle spalle.
Il vero viaggio per il giovane Ferrarotti è diverso dal frenetico spostarsi di oggi:
“Credo
che non si viaggi più. Il viaggio è scomparso. Come esperienza vissuta è
del tutto sconosciuto. Oggi non c’è più il viaggio. C’è naturalmente il
trasporto: veloce, più o meno sicuro, da un luogo all’altro del globo;
si è trasportati, meccanicamente, chiusi in quelle bare improprie che
sono le fusoliere degli aerei, con l’aria a circuito chiuso, autentici
contenitori a tenuta stagna di infezioni aspecifiche. Più precisamente,
si è catapultati da un continente all’altro. Ma non si viaggia. Il
viaggio è stato aoristicamente contratto fino alla sua scomparsa.”
Ritornano
cenni alle esperienze biografiche: gli studi, la Resistenza, passata a
fare la staffetta per i partigiani, la salita al santuario di Serralunga
di Crea con Pavese, i loro dialoghi colti, il viaggio nel Sussex per
motivi di salute.
Ricordi su ricordi: “Mi
guardo nello specchio deformante della memoria. Quest’acqua immensa e
scura, quest’acqua senza quiete, quest’urlo senza fine, come il commento
a un dolore senza fine tanto antico che anche la ragione ne è stata
dimenticata; quest’acqua è l’acqua del mio passato, sono gli anni fluiti
senza speranza”.
Si
tratta di un testo che si colloca agli inizi della carriera di
Ferrarotti e a fianco dei suoi studi sociologici, un piccolo ritratto
dello studioso da giovane, pieno di idee, di progetti, di sogni, di
interessi e di voglia di cambiare.
EDIZIONE ESAMINATA E BREVI NOTE
Franco
Ferrarotti(Palazzolo Vercellese1926), sociologo italiano, è stato
deputato, diplomatico, professore universitario, consigliere fidato di
Adriano Olivetti.
Franco Ferrarotti, 1951: Oltre l’Oceano, Roma, Gattomerlino edizioni 2013.
Marina Monego, gennaio 2014
http://www.lankelot.eu/letteratura/ferrarotti-franco-1951-oltre-loceano.html
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