20 marzo 2014

ILARIA ALPI: MISTERO DI STATO




Italia paese di misteri di Stato e di dossier sotto chiave. Ecco perché alcune carte non saranno mai desecretate.

Andrea Palladino e Andrea Tornago

Quei fascicoli ‘spariti’ nell’archivio della Camera
Rac­con­tano che negli archivi della Camera ancora oggi vi siano docu­menti secre­tati del Risor­gi­mento. Fal­doni con le gesta di Maz­zini e Gari­baldi, l’ascesa dei Savoia e la guerra ai “bri­ganti”. Leg­gende, forse. Anche per­ché nes­suno può aprire i fasci­coli con il tim­bro «segreto» o «riser­vato». Negli scaf­fali di legno di palazzo San Macuto a Roma — a pochi passi dalla chiesa sim­bolo dei gesuiti, Sant’Ignazio di Loyola — è custo­dita buona parte dei segreti della Repub­blica. Qui era con­ser­vato il ver­bale dell’audizione di Car­mine Schia­vone dell’ottobre del 1997, qui ci sono docu­menti — acqui­siti dalle Com­mis­sioni par­la­men­tari d’inchiesta — con titoli da bri­vido: «Traf­fico di rifiuti indu­striali in Soma­lia», ad esem­pio. E anno­ta­zioni dei nostri ser­vizi segreti che recano come oggetto «il caso di Ila­ria Alpi e Miran Hrovatin».
Non aprite que­gli archivi
Carte , inac­ces­si­bili. Che nep­pure i depu­tati pos­sono con­sul­tare, come dimo­stra l’ultimo “no” dei Ser­vizi all’apertura degli archivi, risa­lente alla pri­ma­vera scorsa: risulta al mani­fe­sto che tra l’aprile e il mag­gio del 2013 l’agenzia Aise (l’ex Sismi, il ser­vi­zio segreto mili­tare) abbia negato l’autorizzazione a un uffi­cio di Mon­te­ci­to­rio che chie­deva la declas­si­fi­ca­zione dei docu­menti riser­vati acqui­siti dalla Com­mis­sione par­la­men­tare sui rifiuti pre­sie­duta da Gae­tano Pecorella.
Sui traf­fici di rifiuti, sulle navi cari­che di veleni affon­date nel Medi­ter­ra­neo, sull’omicidio della gior­na­li­sta del Tg3 Ila­ria Alpi e dell’operatore Miran Hro­va­tin — argo­menti di cui i Ser­vizi hanno sem­pre dichia­rato di non essersi occu­pati diret­ta­mente — ancora oggi c’è il segreto. Un’esigenza di riser­va­tezza tale che nella scorsa legi­sla­tura, di fronte ai com­mis­sari par­la­men­tari, i diret­tori delle due agen­zie d’intelligence hanno dichia­rato di non ricor­dare atti­vità d’informazione pas­sate o in corso sui traf­fici inter­na­zio­nali di sco­rie. Anche se sono migliaia i docu­menti sul tema inviati da Aisi e Aise, i ser­vizi civili e mili­tari, alle varie com­mis­sioni: più di 8mila mostrati alla sola Com­mis­sione par­la­men­tare sul caso Alpi-Hrovatin, come dichia­rato dal gene­rale Ser­gio Sira­cusa sen­tito come testi­mone nel marzo 2012 al Tri­bu­nale di Roma.
Dese­cre­ta­zione a metà
Nell’ultimo uffi­cio di pre­si­denza della Camera è stata discussa la richie­sta di dese­cre­ta­zione pre­sen­tata lo scorso dicem­bre da Green­peace — e appog­giata dal mani­fe­sto. La vice­pre­si­dente Marina Sereni (Pd) ha annun­ciato i risul­tati di una prima rico­gni­zione dei fasci­coli atti­nenti alla richie­sta, curata dai fun­zio­nari che si occu­pano dell’archivio sto­rico della Camera. E i conti non tor­nano. Fonti interne alla Camera rac­con­tano di una quan­tità di docu­menti deci­sa­mente infe­riore al numero che risulta dagli indici ela­bo­rati durante l’ultima commissione.
Com­ples­si­va­mente, con­si­de­rando quat­tro com­mis­sioni d’inchiesta sui rifiuti e quella sulla morte di Alpi e Hro­va­tin, i con­su­lenti di Mon­te­ci­to­rio hanno sot­to­po­sto alla pre­si­denza poco più di un cen­ti­naio di dos­sier da avviare alla dese­cre­ta­zione. Che fine hanno fatto gli altri fasci­coli? «Quei docu­menti non ave­vano un inven­ta­rio ana­li­tico — fa sapere una fonte che chiede l’anonimato — per cui abbiamo dovuto sta­bi­lire dei neces­sari cri­teri di ricerca».
Alla fine, delle migliaia di docu­menti inviati dai ser­vizi segreti alla Com­mis­sione Alpi-Hrovatin, delle migliaia di dos­sier acqui­siti dalle com­mis­sioni sui rifiuti (più di 600 solo per la Com­mis­sione Peco­rella) sono stati sele­zio­nati solo 152 da avviare alla dese­cre­ta­zione: 70 dell’Aise, il ser­vi­zio di intel­li­gence estera (40 docu­menti segreti e 30 riser­vati), 5 dell’Aisi (il ser­vi­zio di intel­li­gence interna), 20 del Copa­sir, il comi­tato par­la­men­tare di con­trollo sui ser­vizi segreti, e una cin­quan­tina di atti giu­di­ziari. Di tutti gli altri docu­menti non verrà nem­meno chie­sta la dese­cre­ta­zione. Rimar­ranno chiusi — forse per sem­pre — accanto alle carte segrete del Risorgimento.
I fun­zio­nari del segreto
Ci sono fun­zio­nari che custo­di­scono i segreti della Repub­blica. Le cui car­riere attra­ver­sano e osser­vano con distac­cato riserbo il sus­se­guirsi di legi­sla­ture e sta­gioni poli­ti­che. Alti diri­genti che — spe­cie nei momenti di crisi e di rivol­gi­menti isti­tu­zio­nali — stanno a guar­dia dei misteri che accom­pa­gnano la sto­ria della Repub­blica. Come i fun­zio­nari che hanno effet­tuato la rico­gni­zione negli archivi della Camera, alla ricerca dei docu­menti da declas­si­fi­care. Uti­liz­zando cri­teri riser­vati rispetto ai quali non è facile risa­lire a chi ha deciso cosa sce­gliere nel gigan­te­sco archi­vio. Non è sem­plice dare una risposta.
Con­tat­tate dal mani­fe­sto, fonti della Camera spie­gano di aver scelto alcune parole chiave per sele­zio­nare i dos­sier da ren­dere pub­blici: chiavi di ricerca come “navi a per­dere”, “affon­da­mento”, “rifiuti”, esclu­dendo i docu­menti che non con­te­nes­sero quei rife­ri­menti diretti. Come, ad esem­pio, alcune carte sulla morte di Ila­ria e Miran . O come i fasci­coli sul traf­fico d’armi, col­le­gato con la rete di inter­me­dia­zione che spe­di­sce nei paesi afri­cani le sco­rie delle nostre industrie.
Esclusa anche la Soma­lia, vero cro­ce­via dei peg­giori affari ita­liani. Un’interpretazione restrit­tiva della richie­sta di Green­peace (che ha chie­sto la dese­cre­ta­zione dei fasci­coli sulle “navi a per­dere” e sui traf­fici inter­na­zio­nali di rifiuti) che si pre­sta a innu­me­re­voli con­te­sta­zioni. «Dove­vamo cer­care la migliore col­la­bo­ra­zione isti­tu­zio­nale — con­ti­nua la fonte della Camera — per aprire un discorso su que­sti argo­menti rispet­tando le esi­genze della magistratura…e di tutte le auto­rità che si occu­pano di que­sti temi». Come gli stessi Servizi.

Il Manifesto – 5 marzo 2014

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