19 marzo 2014

NUOVA BUSAMBRA ALLA LIBRERIA BROADWAY



Martedì prossimo vi aspettiamo per la presentazione del V numero di  nuovabusambra dedicato alla memoria di un nostro grande amico.
Anticipiamo la breve testimonianza di Pina Abbate contenuta nel fascicolo e l' indice del numero:



Francesco Carbone  e l’officina laboratorio di Busambra

Incontravo Francesco Carbone ad esposizioni di artisti più o meno noti, emanava  una passione visionaria  che coinvolgeva, sapeva animare circuiti dove l’ orgogliosa dignità di  ogni libera forma di espressione , bilanciava un quotidiano spegnersi di affermazione democratica, civile partecipazione, poetica del fare insieme; la sua  vivacità intuitiva, trasmetteva valori come quello di difendere, accrescere, rivendicare, quanto poteva mettere in movimento potenzialità espressive, comunicative, creative, di individui , gruppi, Territorio.
 Con  semplicità, umiltà, gentilezza, ospitava in quella curiosa fucina di incontri che era  Godranopoli, artisti, poeti, intellettuali, giornalisti, giovani curiosi , bisognosi di scavalcare certe barriere che opprimevano o ostacolavano spazi di immaginazione verso cui Carbone componeva instancabilmente ponti. Un orgoglioso sentimento di appartenenza alla Terra faceva da humus fertile ad esperienze di conoscenza e di identità.
 Come un vero e proprio “Camminus inizialis” dalla città verso territori di montagna, per un contatto immediato con una sorta di fluida esperienza che connette anima e sentimenti tramite lo Spazio di Busambra , l’officina animata da Carbone si faceva specchio di un mondo ancora vivo e palpitante. Carbone vi trasfondeva operosità, concretezza, costanza, condivisione, un’intraprendenza modesta e sobria rianimava operosità di  artigiani, contadini, tessitrici, falegnami, fabbri,carrettieri;  affascinanti serie di oggetti in apparente casual disordine diceva l’identità di un popolo, l’abilità tecnica, il saper fare robusto e originale; rivivevano suoni di maniscalchi, incudini, martelli, persino arrugginiti chiodi tracciavano la gloria di antiche capriate, delle masserie scomparse restavano segni molteplici , persino i campanacci di mandrie ai pascoli evocavano luoghi di intense attività.
 Un giorno la funambolica esile figura del poeta pastore Giacomo Giardina esprimeva in brevi versi un tenero attaccamento al selvaggio errare attorno alla Busambra, aprendo l’incanto di magiche luci stellari ad Alpe Cucco; un altro la sorprendente esuberanza di Carbone accoglieva studiosi stranieri cui presentava sogni, simboli, espressioni artistiche di gruppi che a volte non oltrepassavano le vie di provincia, tanto smarrita è a volte l’anima e tanto brucianti sono perdite e sconfitte.
 Quel museo della memoria, composto grazie a doni, partecipazione di molti, raccolte collettive, volontà ed impegno di tanti amici di Francesco Carbone, consentiva una sorta di pellegrinaggio per impervie vie del reciproco riconoscersi, nell’arte, la poesia, le infinite forme dell’immaginario. Mentre ad oggetti d’ ogni sorta (dal braciere al ferro per stirare a carbone) era affidato il miracolo della restituzione di luci ed ombre del nostro passato,lo spreco, la vanità, il superfluo, restavano fuori (tra marciapiedi di città, vetrine, mercati) dai variopinti fermenti che evocavano paesaggi, paesi, cammini faticosi  tra miti, epopee della montagna, tracce di storia di questa terra stremata da troppi abbandoni e penosi tradimenti. Grazie a itinerari avviati da Francesco Carbone è possibile oggi ricordare, riflettere, analizzare cesure tra passato e presente, riconoscere quel che ripara identità, interpretare mutamenti, verificare limiti e confini culturali del proprio ambiente e territorio, spiegare quel che nella propria storia ha fallito o generato sviluppo, aiutarsi tutti a partecipare con maggior consapevolezza ad esigenze con cui presente e futuro irrimediabilmente  incalzano per reciproci ascolti, dialoghi, confronti autentici, critici, lucidi.

Giuseppina Abbate  



 
 

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