26 marzo 2014

LA GRANDE PAURA DELLA CASTA


Si avvicinano le elezioni europee. La Francia fa paura alla casta dei politicanti che dopo decenni di ruberie e malgoverno ora temono di essere spazzati via. 

Goffredo De Marchis

La grande paura dei partiti italiani: “Il vento populista può travolgerci”

«All’apparir del vero tu, misera, cadesti». Nichi Vendola usa Leopardi per dire che qua crolla tutto, che l’Europa sta per essere travolta e con essa la sinistra continentale tanto brava a parole ma sempre pronta a sottoscrivere le politiche del rigore imposte dal centrodestra. È un verso che descrive anche la Grande Paura dei partiti italiani dopo la domenica francese. Rischia l’Europa ma rischiano anche le forze tradizionali, quelle che vogliono rimanere agganciate al Vecchio continente seppure libero finalmente dal vincolo dell’austerity.

L’allarme è scattato nelle forze di governo e in quelle dell’opposizione che rifiutano la ricetta populista. A Largo del Nazareno, sede del Pd, si studiano le mosse della campagna elettorale per l’elezione dell’Europarlamento. Il coordinatore Lorenzo Guerini, da qualche giorno, è alle prese con le proposte grafiche di slogan e propaganda. Ma il Partito democratico ragiona soprattutto su come utilizzare al meglio la figura di Matteo Renzi nella sfida campale con Beppe Grillo. Già da ieri sera si è cominciato a pensare a messaggi video del premier da far circolare nei mesi di aprile e maggio. E a suo coinvolgimento maggiore in alcuni tradizionali appuntamenti con la piazza.

Doveva rimanere defilato dalla partita delle urne, Renzi. Per non trasformare il voto del 25 maggio in un referendum su se stesso. Per questo aveva escluso la presenza del suo nome nel simbolo. Una richiesta che non era un’uscita estemporanea del vicepresidente Matteo Ricci, ma un appello forte dei suoi uomini rimasti al partito. Sondaggi alla mano, il vantaggio era certo. Non succederà, ma Renzi dovrà farsi vedere più del previsto se l’obiettivo minimo rimane superare il 26,1 del 2009 e quello massimo il raggiungimento di “quota 30 per cento”. «Dobbiamo far passare il messaggio che si cambia verso anche in Europa — spiega Guerini, vero numero due del Pd che presto sarà affiancato da Debora Serracchiani — Il problema è il vento populista che soffia forte, un punto a favore è l’unità del partito intorno a un’idea dell’Europa che ora guardi più all’occupazione e al disagio sociale e meno al rigore».

I fantasmi italiani si chiamano Grillo, Lega, Forza Italia, quello che potrebbe diventare il fronte degli euroscettici invocato da Marine Le Pen a Parigi. Ma Vendola è furibondo anche con i partiti della sinistra. E con Hollande «che si azzarda a dire che è un voto locale nascondendo l’onda nera che parte dalla Francia». La questione è che il presidente francese «fa campagna elettorale contro l’austerity e poi sottoscrive gli strumenti dell’austerity. È una contraddizione che non regge più e può distruggere l’Europa ». 

Sarà difficile anche per la lista Tsipras combattere gli anti-Euro proponendo la soluzione di un’altra Europa, «ma vedo peggio i partiti socialisti e la loro politica compromissoria». E Renzi? Non deve fare l’errore di Hollande, «non può recitare tutte le parti in commedia. Farsi le coccole con la Merkel e denunciare i vincoli del patto di stabilità. Questo atteggiamento non funziona. Ha portato l’Europa a non essere più il continente dell’Erasmus ma quello della povertà».

Roberto Speranza però difende la scelta del Pd di affidarsi a Renzi per la guida del governo. Proprio nell’ottica «dello scontro tra politica e antipolitica. Anzi, tra campo democratico e il campo che mette in discussione tutte le istituzioni democratiche. Quando abbiamo scelto Renzi — spiega il capogruppo Pd alla Camera — lo abbiamo indicato come guida del campo democratico. Avevano bisogno di un elemento di rottura per alzare l’argine contro il fiume in piena dei populismi». È la crisi economica la levatrice di questa protesta populista, dice Speranza. Da noi si somma alla profonda crisi della politica.

La Grande Paura prende anche il Nuovo centrodestra. Fabrizio Cicchitto rivolge alla sinistra la stessa accusa di Vendola: «Finora infatti i socialisti francesi e i socialdemocratici tedeschi sono risultati del tutto subalterni alla linea ultrarigorista». Questo spiega bene la sconfitta di Hollande. «L’Ncd darà il suo contributo affinché il governo Renzi riesca nella difficile operazione di evitare le derive populiste e di superare un rigorismo a senso unico». Ma Angelino Alfano attende di vedere le prossime mosse di Forza Italia. Ieri i dirigenti di Fi hanno dato il primo saggio di una linea indefinita limitandosi a commentare con soddisfazione la sconfitta dei socialisti francesi. Ma sanno che la campana dell’antieuropeismo può suonare anche per loro.


La Repubblica - 25 marzo 2014

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