Si avvicinano le
elezioni europee. La Francia fa paura alla casta dei politicanti che
dopo decenni di ruberie e malgoverno ora temono di essere spazzati via.
Goffredo De Marchis
La grande paura dei
partiti italiani: “Il vento populista può travolgerci”
«All’apparir
del vero tu, misera, cadesti». Nichi Vendola usa Leopardi per dire
che qua crolla tutto, che l’Europa sta per essere travolta e con
essa la sinistra continentale tanto brava a parole ma sempre pronta a
sottoscrivere le politiche del rigore imposte dal centrodestra. È un
verso che descrive anche la Grande Paura dei partiti italiani dopo la
domenica francese. Rischia l’Europa ma rischiano anche le forze
tradizionali, quelle che vogliono rimanere agganciate al Vecchio
continente seppure libero finalmente dal vincolo dell’austerity.
L’allarme è scattato
nelle forze di governo e in quelle dell’opposizione che rifiutano
la ricetta populista. A Largo del Nazareno, sede del Pd, si studiano
le mosse della campagna elettorale per l’elezione
dell’Europarlamento. Il coordinatore Lorenzo Guerini, da qualche
giorno, è alle prese con le proposte grafiche di slogan e
propaganda. Ma il Partito democratico ragiona soprattutto su come
utilizzare al meglio la figura di Matteo Renzi nella sfida campale
con Beppe Grillo. Già da ieri sera si è cominciato a pensare a
messaggi video del premier da far circolare nei mesi di aprile e
maggio. E a suo coinvolgimento maggiore in alcuni tradizionali
appuntamenti con la piazza.
Doveva rimanere defilato
dalla partita delle urne, Renzi. Per non trasformare il voto del 25
maggio in un referendum su se stesso. Per questo aveva escluso la
presenza del suo nome nel simbolo. Una richiesta che non era
un’uscita estemporanea del vicepresidente Matteo Ricci, ma un
appello forte dei suoi uomini rimasti al partito. Sondaggi alla mano,
il vantaggio era certo. Non succederà, ma Renzi dovrà farsi vedere
più del previsto se l’obiettivo minimo rimane superare il 26,1
del 2009 e quello massimo il raggiungimento di “quota 30 per cento”.
«Dobbiamo far passare il messaggio che si cambia verso anche in
Europa — spiega Guerini, vero numero due del Pd che presto sarà
affiancato da Debora Serracchiani — Il problema è il vento
populista che soffia forte, un punto a favore è l’unità del
partito intorno a un’idea dell’Europa che ora guardi più
all’occupazione e al disagio sociale e meno al rigore».
I fantasmi italiani si
chiamano Grillo, Lega, Forza Italia, quello che potrebbe diventare il
fronte degli euroscettici invocato da Marine Le Pen a Parigi. Ma
Vendola è furibondo anche con i partiti della sinistra. E con
Hollande «che si azzarda a dire che è un voto locale nascondendo
l’onda nera che parte dalla Francia». La questione è che il
presidente francese «fa campagna elettorale contro l’austerity e
poi sottoscrive gli strumenti dell’austerity. È una contraddizione
che non regge più e può distruggere l’Europa ».
Sarà difficile
anche per la lista Tsipras combattere gli anti-Euro proponendo la
soluzione di un’altra Europa, «ma vedo peggio i partiti socialisti
e la loro politica compromissoria». E Renzi? Non deve fare l’errore
di Hollande, «non può recitare tutte le parti in commedia. Farsi le
coccole con la Merkel e denunciare i vincoli del patto di stabilità.
Questo atteggiamento non funziona. Ha portato l’Europa a non essere
più il continente dell’Erasmus ma quello della povertà».
Roberto Speranza però
difende la scelta del Pd di affidarsi a Renzi per la guida del
governo. Proprio nell’ottica «dello scontro tra politica e
antipolitica. Anzi, tra campo democratico e il campo che mette in
discussione tutte le istituzioni democratiche. Quando abbiamo scelto
Renzi — spiega il capogruppo Pd alla Camera — lo abbiamo indicato
come guida del campo democratico. Avevano bisogno di un elemento di
rottura per alzare l’argine contro il fiume in piena dei
populismi». È la crisi economica la levatrice di questa protesta
populista, dice Speranza. Da noi si somma alla profonda crisi della
politica.
La Grande Paura prende
anche il Nuovo centrodestra. Fabrizio Cicchitto rivolge alla sinistra
la stessa accusa di Vendola: «Finora infatti i socialisti francesi e
i socialdemocratici tedeschi sono risultati del tutto subalterni alla
linea ultrarigorista». Questo spiega bene la sconfitta di Hollande.
«L’Ncd darà il suo contributo affinché il governo Renzi riesca
nella difficile operazione di evitare le derive populiste e di
superare un rigorismo a senso unico». Ma Angelino Alfano attende di
vedere le prossime mosse di Forza Italia. Ieri i dirigenti di Fi
hanno dato il primo saggio di una linea indefinita limitandosi a
commentare con soddisfazione la sconfitta dei socialisti francesi. Ma
sanno che la campana dell’antieuropeismo può suonare anche per
loro.
La Repubblica - 25 marzo
2014
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