Barbara Spinelli fa una lucida analisi del
voto francese.
Stefano Feltri
“Non chiamateli
populisti, è la destra degli illusionisti”
Intervista a Barbara
Spinelli
Oggi è candidata alle
Europee per la lista Tsipras, pronta a collaborare con Beppe Grillo
nell’Europarlamento (come ha detto ieri all’Huffington Post), ma
da mesi Barbara Spinelli, editorialista di Repubblica , avverte che
sta montando un’onda anti-europea.
Barbara Spinelli, il
successo del Front National è il successo di un partito di
estrema destra o di un movimento anti-europeo?
Il risultato delle
amministrative francesi è una vittoria delle destre e degli
anti-europei. Nella categoria delle destre ci metto anche i
post-gollisti dell’Ump.
Perché
i francesi hanno votato un partito anti-europeo? Sono tra
quelli in Europa che hanno subito meno le
conseguenze dell’austerità.
Soffrono anche loro per
la disoccupazione e la riduzione della spesa pubblica. Anche se il
modello sociale francese ancora regge. Ma la crisi è sentita come
molto presente, anche se minimizzata da un governo passivo. La paura
ha creato questo risultato che non è una sorpresa.
Cos’è rimasto della
destra più becera in questo Front National vincente?
Marine Le Pen ha fatto
dell’elemento anti-europeo il fulcro del suo discorso politico. Le
punte più vergognose, come l’antisemitismo, sono state messe in
sordina anche se riemergono qua e là. Ma nell’immaginario collettivo
francese l’idea del capitalismo dei banchieri ebrei che aggredisce
il popolo minuto esiste ancora, solo che ora viene proiettato
sull’Europa, come in passato sugli Stati Uniti. All’Europa
vengono applicati gli argomenti usati un tempo dall’antisemitismo,
così come alla finanza, alle banche: per questo la retorica della Le
Pen è così efficace. Lo spauracchio ebreo è diventato lo
spauracchio europeo, il discorso antisemita tradizionale non serve
neppure più.
È populismo o una
comprensibile reazione all’Europa dei tecnocrati e della
Troika?
Io lo chiamerei un grande
movimento illusionista perché si illude di poter tornare alla moneta
nazionale e allo Stato pienamente sovrano. Abbiamo un partito di
estrema destra che prende molti voti popolari e comincia ad avere un
radicamento territoriale molto forte. L’accusa di populismo serve a
non affrontare domande cui la sinistra (oltre alla destra) non ha più
risposte. Non si può chiamare populismo ogni domanda popolare.
C’è una carica
anti-democratica nella estrema destra francese?
In Marine Le Pen
sicuramente sì, è estremamente forte, come in altre destre europee,
tipo quella ungherese. Questa non è solo una crisi economica, è
anche una crisi della democrazia. Però è una pericolosa illusione
quella di uscire dalla democrazia per trovare un popolo innocente che
non ha bisogno di rappresentanza. C’è anche un elemento di
xenofobia preoccupante.
Che messaggio arriva
da Parigi alla politica italiana?
Il primo messaggio è per
la destra: in Francia c’è una destra che è in frantumi dalla
seconda metà della presidenza Sarkozy, incapace di elaborare idee o
linee chiare. La debolezza della destra è sempre pericolosa per la
democrazia, è allora che si crea uno spazio per movimenti come il
Front National.
Anche i socialisti
sono andati molto male.
In Francia la sinistra ha
forti responsabilità, perché governa. Ed è una sinistra
congelata, passiva, attendista. E disastrosa per quanto riguarda
la politica europea: da quando Hollande è stato eletto presidente,
dall’Eliseo non è arrivata una sola idea forte sull’Europa
(togliere “dall’Eliseo”). Perfino Sarkozy aveva più idee di
lui. Eppure più volte la Germania ha fatto capire che se ci fosse
stato un passo deciso di cessione di sovranità da Parigi,
soprattutto sulla difesa, ci sarebbero state aperture sull’economia.
Invece niente.
Renzi sembra già
impegnato nel tentativo di intercettare la delusione e la rabbia
verso l’Europa.
Il punto è cosa fare,
sul serio, per accrescere la forza dell’Europa. Siamo agli inizi,
difficile dire quale sarà la politica di Renzi nei prossimi mesi, ma
quello che si è sentito finora sono parole, non progetti. In Europa
non ha presentato alcuna slide, come ha fatto per il Jobs Act. Non ha
chiesto gli eurobond o un New Deal. Anche se Renzi ha appena
cominciato, mentre Hollande mostra questa inerzia dal 2012.
È giusta l’analogia
tra Front National e Movimento Cinque Stelle?
No, il M5S intercetta il
malumore sociale, ma contiene le spinte che sono tipiche della destra
estrema. Anche sull’Europa Beppe Grillo è molto più cauto di
Marine Le Pen, dice che se l’Ue non fa politiche di solidarietà,
solo allora si dovranno fare referendum. L’elettorato del Front
National è più simile a quello della Lega o di Alba Dorata in
Grecia che a quello dei Cinque Stelle.
Il Fatto Quotidiano –
25 marzo 2014.
Nessun commento:
Posta un commento