Il Venezuela è oggi,
con l'Ucraina, al centro dell'attenzione dei media che parlano di
rivoluzione bolivariana. Ma chi era davvero Simon Bolivar?
Ermanno Bencivenga
Bolívar, eroe tradito dal popolo
Simón Bolívar era un uomo minuto e malaticcio, che si spense stroncato dalla tubercolosi (come entrambi i suoi genitori) a 47 anni. Enormemente ricco di famiglia ma presto orfano, aveva ricevuto un'educazione caotica e nessuna formazione militare; da giovane, era più a suo agio in una sala da ballo che su un campo di battaglia. Eppure, una volta concepito il piano di liberare il Sud America dal dominio spagnolo e unificarlo in una nuova grande potenza, nulla sembrò in grado di fermarlo.
Ripetutamente sconfitto e
costretto all'esilio, ritornò ogni volta più determinato e reso più
avveduto dai suoi errori. Per quasi vent'anni marciò con i suoi
eserciti per decine di migliaia di chilometri, tra foreste e paludi,
su e giù per le Ande, fino a vedere gli ultimi eredi dei
conquistatori di Pizarro lasciare per sempre il suo continente.
Nella sintesi offerta da
Marie Arana in Bolívar, «né Alessandro né Annibale né Giulio
Cesare avevano lottato su un territorio così vasto e inospitale.
Carlomagno avrebbe dovuto raddoppiare le sue vittorie per raggiungere
quelle di Bolívar. Napoleone, costruendo un impero, aveva percorso
meno spazio di Bolívar nella sua difesa della libertà».
Sei nazioni contemporanee
(Panama, Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia) esistono come
conseguenza delle sue leggendarie imprese, anche se la loro stessa
autonomia ne testimonia il fallimento di statista dopo i trionfi di
soldato: la grande entità politica unitaria da lui sognata, infatti,
non si realizzò e il Sud America divenne invece un mosaico di stati
rissosi e retrogradi.
La divisione che, in
varie forme, tormentò per tutta la vita «il Liberatore» gli
insegnò due fondamentali lezioni politiche. Da una seppe trarre
straordinario profitto; l'altra la promulgò fino allo stremo delle
forze, con l'unico risultato di attirarsi sospetti e accuse.
Prima lezione. Per tre
secoli, gli spagnoli avevano mantenuto il potere e sfruttato le
risorse locali istituendo una rigida gerarchia etnica. Al vertice
c'erano i pochi nati nella madrepatria; seguivano nell'ordine i
creoli, i sanguemisto, gli indiani e gli schiavi neri. Inizialmente,
la rivoluzione fu condotta dai creoli e gli spagnoli ebbero facile
gioco ad aizzare contro di loro masse di schiavi incitandoli al
massacro e alla rapina. Bolívar concepì allora l'idea di eliminare
il sistema di caste e abolire la schiavitù, mobilitando per la prima
volta un popolo genuinamente americano.
La seconda lezione
aveva a che fare con le istituzioni politiche che ne avrebbero dovuto
reggere le sorti. Radicalmente avverso alla monarchia, Bolívar era
anche convinto che la democrazia statunitense (peraltro limitata, nel
modello di riferimento, alla minoranza che aveva combattuto gli
inglesi) non potesse essere esportata senza rispetto per le
condizioni locali e senza opportune mediazioni.
La Spagna aveva
crudelmente asservito le popolazioni sudamericane, con gli strumenti
e con gli esiti dei tiranni di sempre: fiaccandone lo spirito,
coltivandone l'ignoranza e incitandole ad assurde rivalità.
Abbandonare d'un tratto ogni potere nelle loro mani avrebbe creato
non libertà ma nuove forme di dittatura e di abuso.
Allo stesso modo oggi,
chi crede di salvare un paese facendo la conta dei pareri spontanei
di tutti (espressi magari schiacciando un tasto del pc) dovrebbe
riflettere sul fatto che fu un'assemblea democratica (indisciplinata
e urlante) a condannare a morte Socrate.
Bolívar considerava
pratiche del genere come un incubo, auspicava la creazione di un
forte sistema educativo che instillasse responsabilità etiche e
civiche e si adoperava, scrivendo varie costituzioni, per trovare
forme di gestione della cosa pubblica che equilibrassero il puro
consenso assembleare.
Le soluzioni da lui
proposte comprendevano un presidente eletto a vita e un senato
ereditario analogo alla Camera dei Lord britannica; ma, furono viste
da una comunità volubile, rapidamente passata dall'adorazione
all'avversione, come mosse per acquisire autorità personale. Così,
mentre Bolívar moriva preparandosi a un nuovo esilio, i suoi
generali, imitando i diadochi di Alessandro, si spartivano l'immenso
territorio da lui liberato, creando stati che gli avrebbero
periodicamente conferito onori ma la cui stessa esistenza autonoma,
come ho detto, tradisce la sua memoria.
Il Sole 24 Ore – 16
marzo 2014
Marie Arana
Bolívar: American
Liberator
Simon & Schuster,
2013
$ 35,00
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