Mario Lodi : la testimonianza di un maestro
Mario Lodi
racconta la propria esperienza di maestro nella speranza che la sua
testimonianza possa fornire dei suggerimenti ai maestri di oggi che si
trovano a vivere una scuola con tanti problemi.
Mario Lodi
inizia il racconto della sua storia dai primi anni dopo la guerra
allorché il mondo civile assunse l’impegno di costruire un’Italia
diversa , un’Italia che aveva riconquistato un bene prezioso : la
libertà. Dopo gli anni della tirannide fascista si doveva introdurre la
libertà nella scuola e avviare la società alla riscoperta dei valori che
non aveva mai praticato : l’ideale fascista di “ credere, obbedire e
combattere” veniva sostituito dalla volontà di dare un senso morale alle
nostre azioni. Gli anni dal 1945 al ‘48 furono ferventi di ricerca e di
scelte : ci furono le elezioni dei comuni e delle province , c’era da
decidere la forma di governo tra la monarchia e la repubblica e c’era
poi l’avvio alla scrittura di una nuova legge da parte dei parlamentari
della Costituente: la Costituzione.
In quei tre
anni ci fu un grande travaglio tra i maestri laici che si sentivano
impreparati di fronte al compito che li attendeva: dovevano cambiare una
società intera , insegnare valori come la libertà e la democrazia e dare
un senso morale ai compiti della scuola. Ci fu allora una intuizione tra
quei giovani che dovevano attuare i valori della Costituzione :
pensarono che fosse importante unirsi per un fine comune , cioè i deboli
, i poveri dovevano unirsi per sopravvivere . E il gruppo dei maestri si
unì :nacque una Associazione, basata sull’attivismo e sulla pedagogia
popolare , la quale nominò come presidente Pino Tamagnini.
Tamagnini fece
una proposta: studiare insieme come realizzare una società giusta
secondo i principi della morale cattolica e della morale civile. Fu
questa la carta vincente . All’inizio al Convegno di San Marino
l’Associazione contava 130 persone, poi arrivò a 7000 aderenti, sempre
una minoranza rispetto ai 220 mila maestri quanto era il totale dei
docenti , ma quel gruppo credeva in qualcosa: nella capacità di
risvegliare le coscienze , mettendo dentro al corpo pigro della scuola
italiana la voglia di agire , cioè i principi dell’attivismo pedagogico.
Il presidente Tamagnini scoprì in Francia la tecnica di Freinet, la fece
conoscere e i maestri capirono l’importanza di quella scoperta :con la
stampa i bambini potevano parlare, documentarsi, confrontarsi, discutere
di tutti i problemi; attraverso la libertà espressiva veniva dato spazio
alla creatività, venivano realizzati processi circolari di
apprendimento- insegnamento capaci di produrre nei bambini la crescita
globale, affettiva e cognitiva e sociale. Comunicare e discutere :
questo era il senso della libertà. Nasceva la pedagogia popolare, quel
movimento che Lodi e altri portarono avanti cercando di rispondere alle
importanti domande che si ponevano a quel tempo in campo educativo.
Passarono gli
anni , il gruppo fu riconosciuto e seguito dalle menti pensanti
dell’epoca : anche se i maestri lavoravano per intuizione , senza basi
psicopedagogiche o conoscenza scientifica, avevano compreso che il
bambino fin da piccolo produce cultura . Una cultura fatta
dall’esperienza che il bambino acquisisce giocando: il bambino gioca,
crea e impara , realizzando la pratica dell’uomo libero.
Tra i
professori universitari Mario Lodi ricorda Tullio De Mauro come
linguista , ma vi furono molti altri che incoraggiarono il gruppo e lo
sostennero. Giornalisti e Professori universitari si mostrarono
interessati al lavoro della cooperativa ,per esempio Giorgio Pecorini ,
giornalista dell’Espresso che andava nelle scuole e fotografava le
metodologie di avanguardia . Mario Lodi e Pecorini divennero amici e fu
appunto Pecorini che fece conoscere a Mario Lodi la scuola di Barbiana
Durante un
estate del 1966 , mentre erano in vacanza al mare a Lido di Pomposa ,
Pecorini disse a Lodi di seguirlo perchè gli avrebbe fatto conoscere una
persona straordinaria. Così lasciarono le famiglie al mare andarono a
Barbiana dove circolavano le voci che vivesse e insegnasse un prete
“originale” . Pecorini era specialista nella scoperta di preti e maestri
che seguivano un metodo innovativo e che si distinguevano dagli altri
per un impegno particolare .
Arrivarono
nella parrocchia di Sant’Andrea a Barbiana sul monte Giovi, nel cuore
del Mugello. Quando arrivarono da don Lorenzo , lo trovarono sotto un
pergolato che faceva lezioni ai ragazzi : parlava loro di affresco. Don
Milani era stato pittore , aveva decorato delle chiese , poi aveva
abbandonato quest’arte per un’ arte diversa: l’educazione .Lodi capì
subito il principio insito nella scuola di Barbina: in quella scuola si
donava quello che si aveva: la cultura era considerata un dono.
Don Milani
accolse benevolmente gli ospiti e chiese loro di rispondere alle domande
dei ragazzi. Mario Lodi tutta una mattina accettò di sottoporsi ad esser
intervistato dai ragazzi di Barbiana su ogni campo: sulla scuola, sul
privato , rispose anche a domande che apparivano strane, cioe’ se poteva
andare a scuola la domenica o in estate …eccetera
Mario Lodi nel
raccontare di quella intervista particolare ,traccia alcuni principi
importanti , esempio l’idea del record personale, o l’idea della non
violenza .
Mario Lodi
racconta che alcuni suoi alunni ad un certo punto rifiutavano di fare le
gare perchè avevano prestazioni scarse e sapevano già in partenza che
loro non avrebbero vinto .Nacque allora il principio secondo cui vinceva
chi avesse aumentato il proprio record personale, anche se era inferiore
al record massimo conseguito da altri ragazzi. Vinceva chi progrediva ,
non contava il valore assoluto ma il progresso fatto dall’individuo.
Quindi la vittoria era il superamento dei propri limiti. Poi Lodi
racconta come fosse vivo il principio di pace. La costruzione della pace
riguardava sia la Costituzione e sia i principi del Vangelo e ricorda
l’Articolo 11: ripudiare la guerra, costruire la pace , costruire la non
violenza :è importante cercare le cause nascoste , lontane, a volte
insignificanti ma così radicate da generare odio e rancore . Oltre al
tema dei conflitti , furono discussi molti altri temi , esempio quello
se il bambino e’ un essere pensante oppure no, oppure i metodi basati
sulla scrittura creativa o sulla corrispondenza tra scuole .
Don Milani
rimase molto colpito dal fatto che gli alunni di Mario Lodi
corrispondessero per lettera con altre scuole; dopo un ‘attenta
riflessione sostenne che la corrispondenza era la massima espressione
della collettività , rappresentava il senso della comunione della
società scolastica: perciò propose una corrispondenza tra i ragazzi di
Barbina e i ragazzi di Piadena.
Infatti il 3
novembre arrivarono a Mario Lodi due lettere: una di don Milani a Mario
Lodi e una dei ragazzi di Barbiana agli alunni di Mario Lodi
Nella lettera
di don Milani si spiegava l’arte dello scrivere .
Per capire più
nel dettaglio questa metodologia e viverla attraverso un’esperienza
anche didattica ( ossia non mediata da influenze esterne o di comodo),
occorre seguire la metodologia seguita da don Milani. In tale lettera si
parla di vocabolario attivo ( le parole usate) e di quello passivo:le
parole conosciute.
Poi don Milani
spiega :la collaborazione e il lungo ripensamento ha prodotto una
lettera che come maturità è superiore all’età cronologica dei ragazzi
.Ogni ragazzo usa un numero limitato di parole ma ne comprende molte di
più, ora se essi ascoltano un compagno che pronuncia una frase o una
parola particolarmente appropriata, comprende che quella parola è la
migliore, cioè la più adatta a essere inserita nel testo.
La scrittura collettiva, dice il Priore, attraverso il dialogo con il maestro e l'interazione tra gli allievi, consente di trasferire le idee, dal livello dell'orecchio, a quello della bocca e della penna, arricchendo in modo esponenziale il linguaggio personale e collettivo.
La scrittura collettiva, dice il Priore, attraverso il dialogo con il maestro e l'interazione tra gli allievi, consente di trasferire le idee, dal livello dell'orecchio, a quello della bocca e della penna, arricchendo in modo esponenziale il linguaggio personale e collettivo.
Comincia la
gara a chi scopre parole da levare, aggettivi di troppo, ripetizioni,
bugie, parole difficili, frasi troppo lunghe, due concetti in una frase
sola. Si chiama un estraneo dopo l’altro. Gli si fa leggere a alta voce.
Si guarda se hanno inteso quello che volevamo dire. Si accettano i loro
consigli purché siano per la chiarezza. Si rifiutano i consigli di
prudenza. L’arte dello scrivere significa :esprimere quello che siamo
senza mascherarsi. Le regole dello scrivere sono: aver qualcosa di
importante da dire e che sia utile a tutti o a molti. Sapere a chi si
scrive. Raccogliere tutto quello che serve. Trovare una logica su cui
ordinarlo. Eliminare ogni parola che non serve. Eliminare ogni parola
che non usiamo parlando. Non porsi limiti di tempo.
Cercare di indovinare la
psicologia del lettore, l’arte dello scrivere esprime compiutamente
quello che siamo senza mascherarsi
2 novembre
1963
Lettera di Don Milani in cui viene illustrata la
metodologia della scrittura collettiva
Procedimento
.Primo giorno: un intero pomeriggio , cinque ore,
a disposizione per comporre liberamente una lettera a voi su “Perchè
vengo a scuola”
.Secondo giorno: un pomeriggio a leggere ad alta
voce i lavori e appuntare su foglietti le idee e espressioni felici
.Terzo giorno: una mattinata a riordinare i
foglietti su un grande tavolo per dare loro ordine logico e fissare
questo schema di lavoro
-sul principio
-noi e i nostri genitori,
- ora
- scoperta degli ideali della nostra scuola
- nostra risposta spaziale per debolezza nostra e pressione dei nostri genitori e del mondo
-sul principio
-noi e i nostri genitori,
- ora
- scoperta degli ideali della nostra scuola
- nostra risposta spaziale per debolezza nostra e pressione dei nostri genitori e del mondo
.Quarto giorno: pomeriggio a rifare la lettera
secondo lo schema comune
.Quinto giorno: mattina e sera ,tutti insieme a
leggere a alta voce i singoli lavori e si stabilisce il testo comune con
le migliori espressioni comuni ( testo è di 1128 vocaboli)
.Sesto giorno : testo accettato perchè ognuno
abbia lo scritto davanti a sé , un intero pomeriggio con la produzione
di annotazioni a margine ,correzioni, aggiunte di proposte
.Settimo giorno: mattina e sera; proposizione dopo
proposizione ciascuno fa le correzioni
.Ottavo giorno: mattina idem
.Nono giorno: mattina idem
.Decimo giorno: testo definitivo composto da 823
parole ,305 parole in meno , ma arricchito da molti concetti nuovi.I
piccoli trovano qualche volta soluzioni migliori dei grandi
La lettera dei ragazzi di Barbiana alle classi di
Mario Lodi
2 novembre 1963
Barbiana non e’ nemmeno un villaggio , e’ una
chiesa e le case sono sparse tra i boschi e i campi. I posti di montagna
come questo sono rimasti disabitati.
Se non ci fosse la nostra scuola a tener fermi i
nostri genitori , anche Barbiana sarebbe un deserto. La nostra scuola è
privata, è in due stanze della canonica , più due che ci servono da
officina . D’ inverno ci stiamo un po’ stretti, ma da aprile ad ottobre
facciamo scuola all’aperto e allora il posto non ci manca.
L’orario è : dalle 8 di mattina alle 7 e mezza di
sera, non facciamo mai ricreazione e mai nessun gioco. Quando c’è l neve
sciamo un’ora dopo mangiato e d’ estate nuotiamo un’ora in una piccola
piscina che abbiamo costruito noi.
Queste non le chiamiamo ricreazioni, ma materie
scolastiche particolarmente appassionanti . Il Priore ce le fa imparare
solo perchè potranno esserci utili nella vita. I giorni di scuola sono
365 l’anno, 366 negli anni bisestili. La domenica si distingue dagli
altri giorni solo perchè prendiamo la Messa. A poco a poco abbiamo
scoperto che questa è una scuola particolare : non c’è né voti nè
pagelle, ne’ rischio di bocciare o di ripetere. Con le molte ore e i
molti giorni di scuola che facciamo, gli esami ci restano piuttosto
facili. Per cui possiamo permetterci di passare quasi tutto l’anno senza
pensarci .Questa scuola dunque senza paure , più profonda e più ricca ,
dopo pochi giorni ha appassionato ognuno di noi a venirci .Non solo,
dopo pochi mesi, ognuno di noi si e’ affezionato anche al sapere in sé .
Ma ci restava da fare ancora una scoperta .
Anche amare il sapere può essere egoismo. Il
Priore ci propone un ideale più alto : cercare il sapere solo per usarlo
al servizio del prossimo . Per esempio, dedicarci da grandi
all’insegnamento, alla politica ,al sindacato, ,all’apostolato o simili
.Per questo qui si rammentano spesso e ci si schiera sempre dalla parte
dei più deboli: africani, asiatici, meridionali italiani, operai ,
contadini, montanari. Ma il Priore dice che non potremo fare nulla per
il prossimo in nessun campo finchè non sapremo comunicare .
Vorremo che tutti i poveri del mondo studiassero
lingue per potersi intendere e organizzare fra loro, così non ci
sarebbero più oppressori, nè patrie, nè guerre.
Se diciamo in casa che vogliamo dedicare la nostra
vita al servizio del prossimo, arricciano il naso, anche se magari
dicono di essere comunisti . La colpa non e’ loro, ma del mondo borghese
in cui sono immersi anche i poveri ,quel mondo preme su di loro, come
loro premono su di noi, ma noi siamo difesi da questa scuola che abbiamo
avuto
(Ragazzi da 12 a 16 anni )
Mario Lodi
conclude la sua testimonianza con questa domanda:
Quali azioni positive nella nostra società?
Quali valori può trasmetterci l’esperienza di don Lorenzo ?
Quali azioni positive nella nostra società?
Quali valori può trasmetterci l’esperienza di don Lorenzo ?
-il tempo
della collaborazione : le recenti scoperte psicopedagogiche hanno
dimostrato quanto sia improduttiva la scuola trasmissiva, la scuola
dell’autoritarismo e del nozionismo : il travaso di nozioni nella mente
del bambino non ha dato frutti sperati e il sapere si dissolve
rapidamente lasciando un vuoto incolmabile; ormai da un decennio
l’attenzione è centrata sulla testa pensante e sulla personalità di
ciascuno. Anche il contesto di vita incide nello sviluppo dell’infanzia
così come sembra determinante il contesto scolastico, il gruppo degli
alunni : la scuola competitiva deve lasciare posto ad una scuola nuova
basata sulla collaborazione
-il tempo
dell’integrazione : integrazione non solo per gli immigrati ,ma
integrazione e cooperazione con ogni persona in base al principio che
ciascuno e’ diverso; occorre superare la visione soggettiva nei
confronti di tutti coloro che sentiamo diversi da noi Superare
l’antipatia nei confronti di chi è diverso da noi, accettare la
differenza e la particolarità di ciascuno: occorre superare le barriere
psicologiche ed accettare l’originalità dell’altro .
-il tempo
della conoscenza e della ragione : e’ importante il tempo scuola, che
sia ricco e produttivo , ma consideriamo anche le attività
extrascolastiche utili per la formazione e la conoscenza
-il tempo
della seduzione : i bambini di oggi sono alle prese con strumenti
conoscitivi sempre più sofisticati e complessi. Se però è aumentato il
bagaglio di informazioni e quindi il possesso di un maggior sviluppo
cognitivo, dall’altro si verifica una maggiore debolezza affettiva e i
bambini di oggi appaiono emotivamente e affettivamente più fragili
La televisione
è una grande invenzione dell’uomo però e’ entrata nella nostre case
stravolgendo le nostre abitudini .
Sviluppando la
ragione e il senso critico siamo capaci di resistere alla seduzione del
mondo di oggi .I bambini stanno fermi , ma non leggono, si spengono
davanti a questo oggetto. Bisogna far capire ai bambini che esiste una
differenza fra l'interazione con la televisione e quella con gli esseri
umani, che il linguaggio che noi usiamo per comprenderci, per
comunicare, e' diverso da quello del piccolo schermo, che la televisione
è un mezzo che parla ma al quale loro non possono rispondere.
E' la famosa
televisione baby sitter, che sostituisce la presenza dell'adulto. E ha
un potere ipnotico: e' dimostrato anche scientificamente, i bambini
ingrassano davanti al televisore non tanto perchè mangiano patatine ma
perché il loro metabolismo rallenta. L'importante e' che i bambini non
diventino videodipendenti, che abbiano la possibilità di scegliere fin
da piccoli. I genitori dovrebbero discutere insieme a loro, spiegando il
perchè delle cose, perchè i bambini non hanno ancora la capacità di
capire le motivazioni degli adulti. Davanti a quella scatola che manda
immagini restano incantati, per loro è solo un giocattolo meraviglioso.
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Mario Lodi nasce nel 1922 a Piadena (Cremona) e si
diploma maestro all’Istituto Magistrale di Cremona nel 1940. Nel 1945,
dopo la Liberazione, organizza insieme ai suoi coetanei le prime
attività libere: un giornale aperto a tutti, il teatro dei racconti di
vita, le mostre dell’artigianato locale, la scuola professionale gestita
da docenti volontari.
Nel 1948 è nominato maestro di ruolo nella Scuola elementare di, San Giovanni in Croce, dove scopre le capacità creative dei bambini.
Nel 1950 viene in contatto con il Movimento di Cooperazione Educativa, un gruppo di insegnanti che, ispirandosi alle tecniche del pedagogista francese Célestin Freinet, intendono adeguare l’insegnamento nella scuola pubblica ai valori della Costituzione italiana.
Comincia un periodo di esperienze, incontri, dibattiti, finalizzati a creare una pedagogia alternativa alla scuola trasmissiva di nozioni, liberando le capacità espressive, creative e logiche dei bambini mediante l’uso di tecniche adeguate: il testo libero, la ricerca, la corrispondenza,
il calcolo vivente, l’invenzione di storie, la pittura, il canto e la danza, la stampa a scuola.
Nello stesso tempo introduce le stesse tecniche nella Biblioteca Popolare di Piadena con gli adulti, con la stampa dei “Quaderni di Piadena” e con la costituzione del Gruppo Padano (1957) che si dedica alla ricerca dei canti popolari e alla loro proposta partecipando a spettacoli a livello nazionale come “Bella ciao” di Crivelli (presentato al festival di Spoleto nel ‘67) e “Ci ragiono e canto” di Dario Fo.
Nel 1956 Mario Lodi si trasferisce alla Scuola elementare di Vho di Piadena. Qui realizza molti libri scritti insieme ai suoi scolari, alcuni dei quali sono stati pubblicati da Einaudi (Bandiera, Cipì, La Mongolfiera, ecc.). Einaudi pubblicò anche i libri delle sue esperienze pedagogiche: “C’è speranza se questo accade al Vho” (1963), “Il paese sbagliato” (1971, Premio Viareggio), “Cominciare dal bambino”, “La scuola e i diritti del bambino”.
Dal 1970, per dieci anni, dirige il gruppo della Biblioteca di Lavoro che pubblica, con l’editore Manzuoli di Firenze, 127 libretti (letture, guide, documenti) per la riforma in senso attivo della Scuola.
Nel 1978 va in pensione e inizia altre attività nel campo educativo: dirige per tre anni la “Scuola della creatività” a Piadena in cui i bambini e gli adulti sperimentano le più diverse tecniche creative.
Nel 1980, con una indagine sul territorio nazionale raccoglie e classifica più di 5.000 fiabe inventate dai bambini italiani documentando che la creatività infantile esiste ancora là dove i bambini trovano le condizioni per esercitarla. Sulla spinta di quella indagine nasce nel 1983 “A&B”, un giornale tutto scritto e illustrato dai bambini.
Nel 1988, insieme al gruppo redazionale di “A&B” riscrive per i bambini, in forma adatta, la Costituzione italiana, pubblicata da Marietti-Manzuoli.
Nel 1989 riceve dall’Università di Bologna la laurea honoris causa in pedagogia e, nello stesso anno, il Premio Lego che utilizza per aprire, in una cascina padana a Drizzona, dove si trasferisce, la “Casa delle Arti e del Gioco”, uno spazio dove si tengono corsi per bambini e adulti, si producono libri e guide per l’insegnamento e vengono raccolti e studiati i documenti dell’immaginario infantile, allestite mostre come “L’arte del bambino” e “Alberi”.
L’attività di Mario Lodi, collegata ai grandi problemi sociali, ha affrontato, con la campagna “Una firma per cambiare la TV” la questione dell’uso educativo della TV; con la pubblicazione di “Alberi del mio paese” e di “Rifiuti” si è posto l’obiettivo di un intervento sui giovani per creare un modo di pensare nuovo in difesa dell’ambiente, una nuova cultura del comportamento responsabile.
Nel 1948 è nominato maestro di ruolo nella Scuola elementare di, San Giovanni in Croce, dove scopre le capacità creative dei bambini.
Nel 1950 viene in contatto con il Movimento di Cooperazione Educativa, un gruppo di insegnanti che, ispirandosi alle tecniche del pedagogista francese Célestin Freinet, intendono adeguare l’insegnamento nella scuola pubblica ai valori della Costituzione italiana.
Comincia un periodo di esperienze, incontri, dibattiti, finalizzati a creare una pedagogia alternativa alla scuola trasmissiva di nozioni, liberando le capacità espressive, creative e logiche dei bambini mediante l’uso di tecniche adeguate: il testo libero, la ricerca, la corrispondenza,
il calcolo vivente, l’invenzione di storie, la pittura, il canto e la danza, la stampa a scuola.
Nello stesso tempo introduce le stesse tecniche nella Biblioteca Popolare di Piadena con gli adulti, con la stampa dei “Quaderni di Piadena” e con la costituzione del Gruppo Padano (1957) che si dedica alla ricerca dei canti popolari e alla loro proposta partecipando a spettacoli a livello nazionale come “Bella ciao” di Crivelli (presentato al festival di Spoleto nel ‘67) e “Ci ragiono e canto” di Dario Fo.
Nel 1956 Mario Lodi si trasferisce alla Scuola elementare di Vho di Piadena. Qui realizza molti libri scritti insieme ai suoi scolari, alcuni dei quali sono stati pubblicati da Einaudi (Bandiera, Cipì, La Mongolfiera, ecc.). Einaudi pubblicò anche i libri delle sue esperienze pedagogiche: “C’è speranza se questo accade al Vho” (1963), “Il paese sbagliato” (1971, Premio Viareggio), “Cominciare dal bambino”, “La scuola e i diritti del bambino”.
Dal 1970, per dieci anni, dirige il gruppo della Biblioteca di Lavoro che pubblica, con l’editore Manzuoli di Firenze, 127 libretti (letture, guide, documenti) per la riforma in senso attivo della Scuola.
Nel 1978 va in pensione e inizia altre attività nel campo educativo: dirige per tre anni la “Scuola della creatività” a Piadena in cui i bambini e gli adulti sperimentano le più diverse tecniche creative.
Nel 1980, con una indagine sul territorio nazionale raccoglie e classifica più di 5.000 fiabe inventate dai bambini italiani documentando che la creatività infantile esiste ancora là dove i bambini trovano le condizioni per esercitarla. Sulla spinta di quella indagine nasce nel 1983 “A&B”, un giornale tutto scritto e illustrato dai bambini.
Nel 1988, insieme al gruppo redazionale di “A&B” riscrive per i bambini, in forma adatta, la Costituzione italiana, pubblicata da Marietti-Manzuoli.
Nel 1989 riceve dall’Università di Bologna la laurea honoris causa in pedagogia e, nello stesso anno, il Premio Lego che utilizza per aprire, in una cascina padana a Drizzona, dove si trasferisce, la “Casa delle Arti e del Gioco”, uno spazio dove si tengono corsi per bambini e adulti, si producono libri e guide per l’insegnamento e vengono raccolti e studiati i documenti dell’immaginario infantile, allestite mostre come “L’arte del bambino” e “Alberi”.
L’attività di Mario Lodi, collegata ai grandi problemi sociali, ha affrontato, con la campagna “Una firma per cambiare la TV” la questione dell’uso educativo della TV; con la pubblicazione di “Alberi del mio paese” e di “Rifiuti” si è posto l’obiettivo di un intervento sui giovani per creare un modo di pensare nuovo in difesa dell’ambiente, una nuova cultura del comportamento responsabile.
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La sintesi è
riferita ad un intervento di Mario Lodi presso la Parrocchia San Zeno in
Treviglio il 18 marzo 2007
La venuta a Treviglio all’oratorio S. Zeno di Mario Lodi
è un avvenimento grande, eccezionale.
Possiamo dire che Mario Lodi è il Maestro d’Italia: è
educatore, scrittore, poeta. Nella sua vita di maestro si è fatto sempre
guidare da due punti fermi, imprescindibili e riconoscibili: il rispetto
del bambino e i valori della costituzione. La straordinarietà del suo
impegno educativo e civile, appassionato e continuo è riconosciuto da
tutti. Mario Lodi ha scritto moltissimi libri insieme ai bambini e per i
bambini.
Il fascino di Mario Lodi sta nel suo modo di raccontare:
racconta, senza enfasi, che cosa faceva. Racconta cose concrete,
precise, puntuali che ha fatto insieme ai ragazzi nelle sue classi,
tante volte negli anni. Racconta con semplicità esperienze piene di
energia e di luce.
L’università, che gli ha dato qualche riconoscimento,
ospita tante persone che lo stimano e lo ammirano, ma Mario Lodi non ne
è mai stato tentato. Ha preferito, come quel personaggio della favola
antica che era invincibile finché poggiava i piedi sul suolo, restare
con i piedi sulla terra di Piadena.
Quando è andato in pensione ha investito i suoi risparmi
e un premio che aveva avuto per riattare una cascina e trasformarla in
un grande, luminosi laboratorio didattico
Mario lodi ha conosciuto personalmente don Lorenzo
Milani.
Il nostro oratorio sente di dire un grazie sentito al
maestro Giochino Maviglia, perché è attraverso lui che Mario Lodi viene
nel nostro oratorio: è davvero bello incontrare persone che, come noi,
credono nella scuola, nell’impegno educativo, che soprattutto credono
nei ragazzi e nell’importanza di camminare con loro.
Mario Lodi viene a parlarci di don Milani, della scuola
di Barbiana.
Nel nostro oratorio c’è un doposcuola antico
Lo chiamiamo, per intenderci “doposcuola”: in realtà è
una proposta molto semplice che chiede di imparare a cogliere il sapere
non come strumento di arrivismo individuale, ma bene comune da dividere
con gli altri. Un oratorio che ha a cuore i ragazzi e la loro vita non
può non cercare di condividere con loro il momento della scuola.
Diceva don Milani: “La cultura, quella
vera che ancora non ha posseduto nessun uomo, è fatta di due cose:
appartenere alla massa e possedere la parola: una scuola che seleziona
distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mezzo di espressione. Ai
ricchi la conoscenza delle cose.”
Il
doposcuola, per il nostro oratorio, ha radici lontane ( il doposcuola è
iniziato nel 1983) è un’operazione di pace e di speranza. Chi è
appagato, sereno non ha bisogno di violenza, cattiverie, invidie.
Riscopre in sé la bontà e diventa costruttivo. Non si lascia schiacciare
dalle difficoltà perché ha compagni di strada che gli stanno accanto.
Stare accanto per
creare il terreno dove far crescere, nel reciproco rispetto, il seme
prezioso della conoscenza.
Lo studio vero non è mai rattrappente
ripetizione di esercizi o concetti. Esso nasce dalla ricerca comune, dal
confronto, dal dialogo. Così si possono creare linee educative
alternative alla competitività, ai meccanismi di violenza e di
prepotenza.
Il doposcuola è un luogo
che la nostra comunità offre per un reciproco scambio fra ciò che si sa
e ciò che si vuole imparare. E’ un modo concreto con cui la comunità
dice ai ragazzi: Guardate che tutta la vostra vita mi sta a cuore e
perciò anche questo momento che vivete come esperienza unica: la scuola.
Non lasciate che questo bene sia corroso dalla gelosia o dall’arrivismo.
Condividetelo e sperimenterete che studiare è addirittura bello.
Capire e conoscere
insieme ciò che ci circonda, i linguaggi delle cose, riduce la fatica e
dona fiducia.
Il nostro doposcuola
vuole essere una briciola di comunione, che ci apre a quella comunione
irreversibile che un giorno vivremo in pienezza e per sempre.
La venuta di Mario Lodi tra noi sia per tutti un invito a
credere sempre più nei ragazzi e nell’impegno educativo per costruire un
mondo più bello, più colorato, più in pace.
“Io penso che i due mostri più pericolosi sono le cattive
tv e la guerra. Noi li possiamo vincere con queste armi: quando sul
teleschermo appaiono scene orribili e violente, possiamo impugnare
l’arma del telecomando e spegnere. Io l’ho fatto e sono contento: invece
di guardare il mondo dentro la scatola, lo guardo nella realtà: parlo
con le persone chi mi rispondono, che mi sorridono, che sono vere.
Per vincere la guerra bisogna costruire la pace un poco
al giorno cercando di essere gentili con gli altri, di aiutare chi
soffre.
Dentro di noi ci sono due forze: una cattiva che ci
suggerisce la violenza e una buona che ci suggerisce la non violenza. Io
ho fatto la mia scelta, e voi? “ ( Mario Lodi)
Don Enrico e l’oratorio S. Zeno in Treviglio
La fonte da cui abbiamo tratto i documenti: http://www.edscuola.it/archivio/comprensivi/mario_lodi.htm
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