21 marzo 2014

L'ANTIPEDAGOGIA DI MARIO LODI



Mario Lodi : la testimonianza di un maestro
Mario Lodi racconta la propria esperienza di maestro nella speranza che la sua testimonianza possa fornire dei suggerimenti ai maestri di oggi che si trovano a vivere una scuola con tanti problemi.


Mario Lodi inizia il racconto della sua storia dai primi anni dopo la guerra allorché il mondo civile assunse l’impegno di costruire un’Italia diversa , un’Italia che aveva riconquistato un bene prezioso : la libertà. Dopo gli anni della tirannide fascista si doveva introdurre la libertà nella scuola e avviare la società alla riscoperta dei valori che non aveva mai praticato : l’ideale fascista di “ credere, obbedire e combattere” veniva sostituito dalla volontà di dare un senso morale alle nostre azioni. Gli anni dal 1945 al ‘48 furono ferventi di ricerca e di scelte : ci furono le elezioni dei comuni e delle province , c’era da decidere la forma di governo tra la monarchia e la repubblica e c’era poi l’avvio alla scrittura di una nuova legge da parte dei parlamentari della Costituente: la Costituzione.

In quei tre anni ci fu un grande travaglio tra i maestri laici che si sentivano impreparati di fronte al compito che li attendeva: dovevano cambiare una società intera , insegnare valori come la libertà e la democrazia e dare un senso morale ai compiti della scuola. Ci fu allora una intuizione tra quei giovani che dovevano attuare i valori della Costituzione : pensarono che fosse importante unirsi per un fine comune , cioè i deboli , i poveri dovevano unirsi per sopravvivere . E il gruppo dei maestri si unì :nacque una Associazione, basata sull’attivismo e sulla pedagogia popolare , la quale nominò come presidente Pino Tamagnini.

Tamagnini fece una proposta: studiare insieme come realizzare una società giusta secondo i principi della morale cattolica e della morale civile. Fu questa la carta vincente . All’inizio al Convegno di San Marino l’Associazione contava 130 persone, poi arrivò a 7000 aderenti, sempre una minoranza rispetto ai 220 mila maestri quanto era il totale dei docenti , ma quel gruppo credeva in qualcosa: nella capacità di risvegliare le coscienze , mettendo dentro al corpo pigro della scuola italiana la voglia di agire , cioè i principi dell’attivismo pedagogico. Il presidente Tamagnini scoprì in Francia la tecnica di Freinet, la fece conoscere e i maestri capirono l’importanza di quella scoperta :con la stampa i bambini potevano parlare, documentarsi, confrontarsi, discutere di tutti i problemi; attraverso la libertà espressiva veniva dato spazio alla creatività, venivano realizzati processi circolari di apprendimento- insegnamento capaci di produrre nei bambini la crescita globale, affettiva e cognitiva e sociale. Comunicare e discutere : questo era il senso della libertà. Nasceva la pedagogia popolare, quel movimento che Lodi e altri portarono avanti cercando di rispondere alle importanti domande che si ponevano a quel tempo in campo educativo.

Passarono gli anni , il gruppo fu riconosciuto e seguito dalle menti pensanti dell’epoca : anche se i maestri lavoravano per intuizione , senza basi psicopedagogiche o conoscenza scientifica, avevano compreso che il bambino fin da piccolo produce cultura . Una cultura fatta dall’esperienza che il bambino acquisisce giocando: il bambino gioca, crea e impara , realizzando la pratica dell’uomo libero.

Tra i professori universitari Mario Lodi ricorda Tullio De Mauro come linguista , ma vi furono molti altri che incoraggiarono il gruppo e lo sostennero. Giornalisti e Professori universitari si mostrarono interessati al lavoro della cooperativa ,per esempio Giorgio Pecorini , giornalista dell’Espresso che andava nelle scuole e fotografava le metodologie di avanguardia . Mario Lodi e Pecorini divennero amici e fu appunto Pecorini che fece conoscere a Mario Lodi la scuola di Barbiana

Durante un estate del 1966 , mentre erano in vacanza al mare a Lido di Pomposa , Pecorini disse a Lodi di seguirlo perchè gli avrebbe fatto conoscere una persona straordinaria. Così lasciarono le famiglie al mare andarono a Barbiana dove circolavano le voci che vivesse e insegnasse un prete “originale” . Pecorini era specialista nella scoperta di preti e maestri che seguivano un metodo innovativo e che si distinguevano dagli altri per un impegno particolare .

Arrivarono nella parrocchia di Sant’Andrea a Barbiana sul monte Giovi, nel cuore del Mugello. Quando arrivarono da don Lorenzo , lo trovarono sotto un pergolato che faceva lezioni ai ragazzi : parlava loro di affresco. Don Milani era stato pittore , aveva decorato delle chiese , poi aveva abbandonato quest’arte per un’ arte diversa: l’educazione .Lodi capì subito il principio insito nella scuola di Barbina: in quella scuola si donava quello che si aveva: la cultura era considerata un dono.

Don Milani accolse benevolmente gli ospiti e chiese loro di rispondere alle domande dei ragazzi. Mario Lodi tutta una mattina accettò di sottoporsi ad esser intervistato dai ragazzi di Barbiana su ogni campo: sulla scuola, sul privato , rispose anche a domande che apparivano strane, cioe’ se poteva andare a scuola la domenica o in estate …eccetera

Mario Lodi nel raccontare di quella intervista particolare ,traccia alcuni principi importanti , esempio l’idea del record personale, o l’idea della non violenza .

Mario Lodi racconta che alcuni suoi alunni ad un certo punto rifiutavano di fare le gare perchè avevano prestazioni scarse e sapevano già in partenza che loro non avrebbero vinto .Nacque allora il principio secondo cui vinceva chi avesse aumentato il proprio record personale, anche se era inferiore al record massimo conseguito da altri ragazzi. Vinceva chi progrediva , non contava il valore assoluto ma il progresso fatto dall’individuo. Quindi la vittoria era il superamento dei propri limiti. Poi Lodi racconta come fosse vivo il principio di pace. La costruzione della pace riguardava sia la Costituzione e sia i principi del Vangelo e ricorda l’Articolo 11: ripudiare la guerra, costruire la pace , costruire la non violenza :è importante cercare le cause nascoste , lontane, a volte insignificanti ma così radicate da generare odio e rancore . Oltre al tema dei conflitti , furono discussi molti altri temi , esempio quello se il bambino e’ un essere pensante oppure no, oppure i metodi basati sulla scrittura creativa o sulla corrispondenza tra scuole .

Don Milani rimase molto colpito dal fatto che gli alunni di Mario Lodi corrispondessero per lettera con altre scuole; dopo un ‘attenta riflessione sostenne che la corrispondenza era la massima espressione della collettività , rappresentava il senso della comunione della società scolastica: perciò propose una corrispondenza tra i ragazzi di Barbina e i ragazzi di Piadena.

Infatti il 3 novembre arrivarono a Mario Lodi due lettere: una di don Milani a Mario Lodi e una dei ragazzi di Barbiana agli alunni di Mario Lodi

Nella lettera di don Milani si spiegava l’arte dello scrivere .

Per capire più nel dettaglio questa metodologia e viverla attraverso un’esperienza anche didattica ( ossia non mediata da influenze esterne o di comodo), occorre seguire la metodologia seguita da don Milani. In tale lettera si parla di vocabolario attivo ( le parole usate) e di quello passivo:le parole conosciute.

Poi don Milani spiega :la collaborazione e il lungo ripensamento ha prodotto una lettera che come maturità è superiore all’età cronologica dei ragazzi .Ogni ragazzo usa un numero limitato di parole ma ne comprende molte di più, ora se essi ascoltano un compagno che pronuncia una frase o una parola particolarmente appropriata, comprende che quella parola è la migliore, cioè la più adatta a essere inserita nel testo.
La scrittura collettiva, dice il Priore, attraverso il dialogo con il maestro e l'interazione tra gli allievi, consente di trasferire le idee, dal livello dell'orecchio, a quello della bocca e della penna, arricchendo in modo esponenziale il linguaggio personale e collettivo.
Comincia la gara a chi scopre parole da levare, aggettivi di troppo, ripetizioni, bugie, parole difficili, frasi troppo lunghe, due concetti in una frase sola. Si chiama un estraneo dopo l’altro. Gli si fa leggere a alta voce. Si guarda se hanno inteso quello che volevamo dire. Si accettano i loro consigli purché siano per la chiarezza. Si rifiutano i consigli di prudenza. L’arte dello scrivere significa :esprimere quello che siamo senza mascherarsi. Le regole dello scrivere sono: aver qualcosa di importante da dire e che sia utile a tutti o a molti. Sapere a chi si scrive. Raccogliere tutto quello che serve. Trovare una logica su cui ordinarlo. Eliminare ogni parola che non serve. Eliminare ogni parola che non usiamo parlando. Non porsi limiti di tempo.

Cercare di indovinare la psicologia del lettore, l’arte dello scrivere esprime compiutamente quello che siamo senza mascherarsi

2 novembre 1963
Lettera di Don Milani in cui viene illustrata la metodologia della scrittura collettiva
Procedimento
.Primo giorno: un intero pomeriggio , cinque ore, a disposizione per comporre liberamente una lettera a voi su “Perchè vengo a scuola”
.Secondo giorno: un pomeriggio a leggere ad alta voce i lavori e appuntare su foglietti le idee e espressioni felici
.Terzo giorno: una mattinata a riordinare i foglietti su un grande tavolo per dare loro ordine logico e fissare questo schema di lavoro
-sul principio
-noi e i nostri genitori,
- ora
- scoperta degli ideali della nostra scuola
- nostra risposta spaziale per debolezza nostra e pressione dei nostri genitori e del mondo
.Quarto giorno: pomeriggio a rifare la lettera secondo lo schema comune
.Quinto giorno: mattina e sera ,tutti insieme a leggere a alta voce i singoli lavori e si stabilisce il testo comune con le migliori espressioni comuni ( testo è di 1128 vocaboli)
.Sesto giorno : testo accettato perchè ognuno abbia lo scritto davanti a sé , un intero pomeriggio con la produzione di annotazioni a margine ,correzioni, aggiunte di proposte
.Settimo giorno: mattina e sera; proposizione dopo proposizione ciascuno fa le correzioni
.Ottavo giorno: mattina idem
.Nono giorno: mattina idem
.Decimo giorno: testo definitivo composto da 823 parole ,305 parole in meno , ma arricchito da molti concetti nuovi.I piccoli trovano qualche volta soluzioni migliori dei grandi
La lettera dei ragazzi di Barbiana alle classi di Mario Lodi
2 novembre 1963
Barbiana non e’ nemmeno un villaggio , e’ una chiesa e le case sono sparse tra i boschi e i campi. I posti di montagna come questo sono rimasti disabitati.
Se non ci fosse la nostra scuola a tener fermi i nostri genitori , anche Barbiana sarebbe un deserto. La nostra scuola è privata, è in due stanze della canonica , più due che ci servono da officina . D’ inverno ci stiamo un po’ stretti, ma da aprile ad ottobre facciamo scuola all’aperto e allora il posto non ci manca.
L’orario è : dalle 8 di mattina alle 7 e mezza di sera, non facciamo mai ricreazione e mai nessun gioco. Quando c’è l neve sciamo un’ora dopo mangiato e d’ estate nuotiamo un’ora in una piccola piscina che abbiamo costruito noi.
Queste non le chiamiamo ricreazioni, ma materie scolastiche particolarmente appassionanti . Il Priore ce le fa imparare solo perchè potranno esserci utili nella vita. I giorni di scuola sono 365 l’anno, 366 negli anni bisestili. La domenica si distingue dagli altri giorni solo perchè prendiamo la Messa. A poco a poco abbiamo scoperto che questa è una scuola particolare : non c’è né voti nè pagelle, ne’ rischio di bocciare o di ripetere. Con le molte ore e i molti giorni di scuola che facciamo, gli esami ci restano piuttosto facili. Per cui possiamo permetterci di passare quasi tutto l’anno senza pensarci .Questa scuola dunque senza paure , più profonda e più ricca , dopo pochi giorni ha appassionato ognuno di noi a venirci .Non solo, dopo pochi mesi, ognuno di noi si e’ affezionato anche al sapere in sé .
Ma ci restava da fare ancora una scoperta .
Anche amare il sapere può essere egoismo. Il Priore ci propone un ideale più alto : cercare il sapere solo per usarlo al servizio del prossimo . Per esempio, dedicarci da grandi all’insegnamento, alla politica ,al sindacato, ,all’apostolato o simili .Per questo qui si rammentano spesso e ci si schiera sempre dalla parte dei più deboli: africani, asiatici, meridionali italiani, operai , contadini, montanari. Ma il Priore dice che non potremo fare nulla per il prossimo in nessun campo finchè non sapremo comunicare .
Vorremo che tutti i poveri del mondo studiassero lingue per potersi intendere e organizzare fra loro, così non ci sarebbero più oppressori, nè patrie, nè guerre.
Se diciamo in casa che vogliamo dedicare la nostra vita al servizio del prossimo, arricciano il naso, anche se magari dicono di essere comunisti . La colpa non e’ loro, ma del mondo borghese in cui sono immersi anche i poveri ,quel mondo preme su di loro, come loro premono su di noi, ma noi siamo difesi da questa scuola che abbiamo avuto

(Ragazzi da 12 a 16 anni )


Mario Lodi conclude la sua testimonianza con questa domanda:
Quali azioni positive nella nostra società?
Quali valori può trasmetterci l’esperienza di don Lorenzo ?

-il tempo della collaborazione : le recenti scoperte psicopedagogiche hanno dimostrato quanto sia improduttiva la scuola trasmissiva, la scuola dell’autoritarismo e del nozionismo : il travaso di nozioni nella mente del bambino non ha dato frutti sperati e il sapere si dissolve rapidamente lasciando un vuoto incolmabile; ormai da un decennio l’attenzione è centrata sulla testa pensante e sulla personalità di ciascuno. Anche il contesto di vita incide nello sviluppo dell’infanzia così come sembra determinante il contesto scolastico, il gruppo degli alunni : la scuola competitiva deve lasciare posto ad una scuola nuova basata sulla collaborazione

-il tempo dell’integrazione : integrazione non solo per gli immigrati ,ma integrazione e cooperazione con ogni persona in base al principio che ciascuno e’ diverso; occorre superare la visione soggettiva nei confronti di tutti coloro che sentiamo diversi da noi Superare l’antipatia nei confronti di chi è diverso da noi, accettare la differenza e la particolarità di ciascuno: occorre superare le barriere psicologiche ed accettare l’originalità dell’altro .

-il tempo della conoscenza e della ragione : e’ importante il tempo scuola, che sia ricco e produttivo , ma consideriamo anche le attività extrascolastiche utili per la formazione e la conoscenza

-il tempo della seduzione : i bambini di oggi sono alle prese con strumenti conoscitivi sempre più sofisticati e complessi. Se però è aumentato il bagaglio di informazioni e quindi il possesso di un maggior sviluppo cognitivo, dall’altro si verifica una maggiore debolezza affettiva e i bambini di oggi appaiono emotivamente e affettivamente più fragili

La televisione è una grande invenzione dell’uomo però e’ entrata nella nostre case stravolgendo le nostre abitudini .

Sviluppando la ragione e il senso critico siamo capaci di resistere alla seduzione del mondo di oggi .I bambini stanno fermi , ma non leggono, si spengono davanti a questo oggetto. Bisogna far capire ai bambini che esiste una differenza fra l'interazione con la televisione e quella con gli esseri umani, che il linguaggio che noi usiamo per comprenderci, per comunicare, e' diverso da quello del piccolo schermo, che la televisione è un mezzo che parla ma al quale loro non possono rispondere.

E' la famosa televisione baby sitter, che sostituisce la presenza dell'adulto. E ha un potere ipnotico: e' dimostrato anche scientificamente, i bambini ingrassano davanti al televisore non tanto perchè mangiano patatine ma perché il loro metabolismo rallenta. L'importante e' che i bambini non diventino videodipendenti, che abbiano la possibilità di scegliere fin da piccoli. I genitori dovrebbero discutere insieme a loro, spiegando il perchè delle cose, perchè i bambini non hanno ancora la capacità di capire le motivazioni degli adulti. Davanti a quella scatola che manda immagini restano incantati, per loro è solo un giocattolo meraviglioso.
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Mario Lodi nasce nel 1922 a Piadena (Cremona) e si diploma maestro all’Istituto Magistrale di Cremona nel 1940. Nel 1945, dopo la Liberazione, organizza insieme ai suoi coetanei le prime attività libere: un giornale aperto a tutti, il teatro dei racconti di vita, le mostre dell’artigianato locale, la scuola professionale gestita da docenti volontari.
Nel 1948 è nominato maestro di ruolo nella Scuola elementare di, San Giovanni in Croce, dove scopre le capacità creative dei bambini.
Nel 1950 viene in contatto con il Movimento di Cooperazione Educativa, un gruppo di insegnanti che, ispirandosi alle tecniche del pedagogista francese Célestin Freinet, intendono adeguare l’insegnamento nella scuola pubblica ai valori della Costituzione italiana.
Comincia un periodo di esperienze, incontri, dibattiti, finalizzati a creare una pedagogia alternativa alla scuola trasmissiva di nozioni, liberando le capacità espressive, creative e logiche dei bambini mediante l’uso di tecniche adeguate: il testo libero, la ricerca, la corrispondenza,
il calcolo vivente, l’invenzione di storie, la pittura, il canto e la danza, la stampa a scuola.
Nello stesso tempo introduce le stesse tecniche nella Biblioteca Popolare di Piadena con gli adulti, con la stampa dei “Quaderni di Piadena” e con la costituzione del Gruppo Padano (1957) che si dedica alla ricerca dei canti popolari e alla loro proposta partecipando a spettacoli a livello nazionale come “Bella ciao” di Crivelli (presentato al festival di Spoleto nel ‘67) e “Ci ragiono e canto” di Dario Fo.
Nel 1956 Mario Lodi si trasferisce alla Scuola elementare di Vho di Piadena. Qui realizza molti libri scritti insieme ai suoi scolari, alcuni dei quali sono stati pubblicati da Einaudi (Bandiera, Cipì, La Mongolfiera, ecc.). Einaudi pubblicò anche i libri delle sue esperienze pedagogiche: “C’è speranza se questo accade al Vho” (1963), “Il paese sbagliato” (1971, Premio Viareggio), “Cominciare dal bambino”, “La scuola e i diritti del bambino”.
Dal 1970, per dieci anni, dirige il gruppo della Biblioteca di Lavoro che pubblica, con l’editore Manzuoli di Firenze, 127 libretti (letture, guide, documenti) per la riforma in senso attivo della Scuola.
Nel 1978 va in pensione e inizia altre attività nel campo educativo: dirige per tre anni la “Scuola della creatività” a Piadena in cui i bambini e gli adulti sperimentano le più diverse tecniche creative.
Nel 1980, con una indagine sul territorio nazionale raccoglie e classifica più di 5.000 fiabe inventate dai bambini italiani documentando che la creatività infantile esiste ancora là dove i bambini trovano le condizioni per esercitarla. Sulla spinta di quella indagine nasce nel 1983 “A&B”, un giornale tutto scritto e illustrato dai bambini.
Nel 1988, insieme al gruppo redazionale di “A&B” riscrive per i bambini, in forma adatta, la Costituzione italiana, pubblicata da Marietti-Manzuoli.
Nel 1989 riceve dall’Università di Bologna la laurea honoris causa in pedagogia e, nello stesso anno, il Premio Lego che utilizza per aprire, in una cascina padana a Drizzona, dove si trasferisce, la “Casa delle Arti e del Gioco”, uno spazio dove si tengono corsi per bambini e adulti, si producono libri e guide per l’insegnamento e vengono raccolti e studiati i documenti dell’immaginario infantile, allestite mostre come “L’arte del bambino” e “Alberi”.
L’attività di Mario Lodi, collegata ai grandi problemi sociali, ha affrontato, con la campagna “Una firma per cambiare la TV” la questione dell’uso educativo della TV; con la pubblicazione di “Alberi del mio paese” e di “Rifiuti” si è posto l’obiettivo di un intervento sui giovani per creare un modo di pensare nuovo in difesa dell’ambiente, una nuova cultura del comportamento responsabile.
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La sintesi è riferita ad un intervento di Mario Lodi presso la Parrocchia San Zeno in Treviglio il 18 marzo 2007
La venuta a Treviglio all’oratorio S. Zeno di Mario Lodi è un avvenimento grande, eccezionale.
Possiamo dire che Mario Lodi è il Maestro d’Italia: è educatore, scrittore, poeta. Nella sua vita di maestro si è fatto sempre guidare da due punti fermi, imprescindibili e riconoscibili: il rispetto del bambino e i valori della costituzione. La straordinarietà del suo impegno educativo e civile, appassionato e continuo è riconosciuto da tutti. Mario Lodi ha scritto moltissimi libri insieme ai bambini e per i bambini.
Il fascino di Mario Lodi sta nel suo modo di raccontare: racconta, senza enfasi, che cosa faceva. Racconta cose concrete, precise, puntuali che ha fatto insieme ai ragazzi nelle sue classi, tante volte negli anni. Racconta con semplicità esperienze piene di energia e di luce.
L’università, che gli ha dato qualche riconoscimento, ospita tante persone che lo stimano e lo ammirano, ma Mario Lodi non ne è mai stato tentato. Ha preferito, come quel personaggio della favola antica che era invincibile finché poggiava i piedi sul suolo, restare con i piedi sulla terra di Piadena.
Quando è andato in pensione ha investito i suoi risparmi e un premio che aveva avuto per riattare una cascina e trasformarla in un grande, luminosi laboratorio didattico
Mario lodi ha conosciuto personalmente don Lorenzo Milani.
Il nostro oratorio sente di dire un grazie sentito al maestro Giochino Maviglia, perché è attraverso lui che Mario Lodi viene nel nostro oratorio: è davvero bello incontrare persone che, come noi, credono nella scuola, nell’impegno educativo, che soprattutto credono nei ragazzi e nell’importanza di camminare con loro.
Mario Lodi viene a parlarci di don Milani, della scuola di Barbiana.
Nel nostro oratorio c’è un doposcuola antico
Lo chiamiamo, per intenderci “doposcuola”: in realtà è una proposta molto semplice che chiede di imparare a cogliere il sapere non come strumento di arrivismo individuale, ma bene comune da dividere con gli altri. Un oratorio che ha a cuore i ragazzi e la loro vita non può non cercare di condividere con loro il momento della scuola.
Diceva don Milani: “La cultura, quella vera che ancora non ha posseduto nessun uomo, è fatta di due cose: appartenere alla massa e possedere la parola: una scuola che seleziona distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mezzo di espressione. Ai ricchi la conoscenza delle cose.”
Il doposcuola, per il nostro oratorio, ha radici lontane ( il doposcuola è iniziato nel 1983) è un’operazione di pace e di speranza. Chi è appagato, sereno non ha bisogno di violenza, cattiverie, invidie. Riscopre in sé la bontà e diventa costruttivo. Non si lascia schiacciare dalle difficoltà perché ha compagni di strada che gli stanno accanto.
Stare accanto per creare il terreno dove far crescere, nel reciproco rispetto, il seme prezioso della conoscenza.
Lo studio vero non è mai rattrappente ripetizione di esercizi o concetti. Esso nasce dalla ricerca comune, dal confronto, dal dialogo. Così si possono creare linee educative alternative alla competitività, ai meccanismi di violenza e di prepotenza.
Il doposcuola è un luogo che la nostra comunità offre per un reciproco scambio fra ciò che si sa e ciò che si vuole imparare. E’ un modo concreto con cui la comunità dice ai ragazzi: Guardate che tutta la vostra vita mi sta a cuore e perciò anche questo momento che vivete come esperienza unica: la scuola. Non lasciate che questo bene sia corroso dalla gelosia o dall’arrivismo. Condividetelo e sperimenterete che studiare è addirittura bello.
Capire e conoscere insieme ciò che ci circonda, i linguaggi delle cose, riduce la fatica e dona fiducia.
Il nostro doposcuola vuole essere una briciola di comunione, che ci apre a quella comunione irreversibile che un giorno vivremo in pienezza e per sempre.
La venuta di Mario Lodi tra noi sia per tutti un invito a credere sempre più nei ragazzi e nell’impegno educativo per costruire un mondo più bello, più colorato, più in pace.
Io penso che i due mostri più pericolosi sono le cattive tv e la guerra. Noi li possiamo vincere con queste armi: quando sul teleschermo appaiono scene orribili e violente, possiamo impugnare l’arma del telecomando e spegnere. Io l’ho fatto e sono contento: invece di guardare il mondo dentro la scatola, lo guardo nella realtà: parlo con le persone chi mi rispondono, che mi sorridono, che sono vere.
Per vincere la guerra bisogna costruire la pace un poco al giorno cercando di essere gentili con gli altri, di aiutare chi soffre.
Dentro di noi ci sono due forze: una cattiva che ci suggerisce la violenza e una buona che ci suggerisce la non violenza. Io ho fatto la mia scelta, e voi? “ ( Mario Lodi)
Don Enrico e l’oratorio S. Zeno in Treviglio

La fonte da cui abbiamo tratto i documenti:  http://www.edscuola.it/archivio/comprensivi/mario_lodi.htm

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