17 marzo 2014

LA PALERMO DI SALVO LICATA



Domani alle ore 18, nella libreria Feltrinelli di Palermo, si presenta un libro postumo di Salvo Licata.
Riproponiamo di seguito la scheda del libro preparata dalla Casa Editrice Sellerio:

Salvo Licata


Storie e cronache della città sotterranea


Un poeta, un contastorie, un uomo di teatro, un giornalista, il cantore infaticabile della «Palermo nera», quella dei vicoli segreti, delle brutali spietatezze e dei codici rigidi e privati, in contrapposizione alla Palermo «bianca», per lui più fosca e indigeribile. Salvo Licata era osservatore attento della lingua e dei modelli di vita della casbah palermitana. Ironico e beffardo, le sue storie sono fulminanti, paradossali, ma riproducono fedelmente vizi e virtù del popolo della città. Cronache di un giornalista atipico, totalmente immerso nella realtà che raccontava, dai pupari ai cantanti di quartiere, dai ladri di borgata ai venditori di panelle, dagli scrittori del Gruppo ’63 ai saltimbanchi. 
Introduzione di Piero Violante
Con un ricordo di Mirella Licata
Salvo Licata fu cronista di originale talento, fatto per «andare in giro per il mondo» (come disse Vittorio Nisticò, il direttore di quegli anni del suo giornale, il glorioso «L’Ora»). Uomo di penna e di chitarra, l’altra sua più amata vita fu quella del teatro e di intellettuale aperto a tutte le esperienze «spettinate». Divideva in due la città più incomprensibile d’Italia: la «Palermo bianca», per lui più fosca e indigeribile dell’altra, la «Palermo nera», quella dei vicoli segreti, delle brutali spietatezze e dei codici rigidi e privati. Questa città, si sforzava nella spasmodica impresa di capirla, nelle cronache, nei «pezzi» torbidi e densi, che poi subito riversava nel teatro, nei racconti, nel cabaret, nelle canzoni, e nelle serate con gli amici della sua piccola corte di teatranti. Scriveva anche meravigliosamente bene, come apprenderà il lettore di questa raccolta di prose sparse, racconti e cronache. Con il cruccio inquietante che ogni rappresentazione delle «culture subalterne» nella cultura letteraria rischia sempre la frode o la violenza: «nessuno dei rappresentanti delle classi subalterne si sognerebbe mai di parlare di sé come rappresentante delle classi subalterne né di attribuirsi una sua cultura… Io quindi non sono né un intellettuale borghese né un sottoproletario della mia città. Nei confronti della mia intelligenza sono come nei confronti del mio corpo, col buio davanti e dietro». Un dilemma di etica e di intelletto che cercava di colmare inabissandosi nel linguaggio della «Palermo nera», completo nelle sue strutture, nel suo lessico ricchissimo, a farne emergere la coerenza e la letterarietà, a renderlo veramente comprensibile. Intuiva che, come il linguaggio è la casa dell’essere, è nella lingua che abita la Palermo nera: e vibra, tra gli ultimi rintracciabili rifugi, in questi delicati racconti: delicati per la loro fuggevole materia, la vita.
Salvo Licata (Palermo, 1937-2000) fu giornalista, regista, scrittore, autore di teatro e di cabaret (sua la riscoperta del poeta di strada anarchico palermitano Peppe Schiera, vissuto sotto il fascismo e morto sotto i bombardamenti). Compose canzoni e le liriche raccolte nel Codice Levi; opere teatrali:Cagliostro dei BuffoniLa Ballata del saleOhi BambulèVisita guidata all’Opera dei Pupi e L’Urlo del Mostro (con Mimmo Cuticchio), Il patto delle tortoreLa città azoloA parteMietitori in attesa di ingaggioIl Battaglia e il Lumachi; il poemetto: Orazione per Falcone e Borsellino. Con questa casa editrice ha pubblicato Il mondo è degli sconosciuti (2004) e Storie e cronache della città sotterranea (2013).

Nessun commento:

Posta un commento